first of all
giovedì 30 dicembre 2010
domenica 12 dicembre 2010
Senza titolo 414
speechless
ma, in effetti, qualche cosa da dire c'è.
domattina avrò un appuntamento importante, preceduto da una telefonata che è riuscita -mio malgrado- ad agitarmi.
dico: no guarda, niente cinema: non è che stia prefigurando chissà quale male, sia chiaro. ché sarà pur vero che c'è la familiarità ma insomma, inopinabilmente ho culo. lo dicono anche le gonne, aggiungo con inequivocabile vis comica.
intanto contatto la collega con particolare esperienza diretta -con la quale, peraltro, trascorrerò a Praga gli ultimi giorni dell'anno e i primi del nuovo- ottenendo il duplice risultato di preoccuparla e farmi commiserare. cazzo.
comunque, domani mattina qualche cosa di più dovrei conoscerla.
e poi vedremo.
oggi ho iniziato e terminato un libro, semplice scorrevole piacevole e nuovo.
si intitola accabadora.
parla di una donna che viene chiamata a mettere fine alle sopravvivenze altrui.
e siccome non avevo voglia di fare la donnina di casa, se non per il minimo indispensabile, ho deciso di passare dal divano al letto al pc, seguita inevitabilmente dai mie tre maschi e dal libro.
accompagnata alternativamente da caffè, pistacchi, salatini, acqua per non morire di sete e ancora caffè.
e ora mi lamento per i bruciori di stomaco. bah.
mercoledì 1 dicembre 2010
Senza titolo 413
il rispetto
Mario Monicelli ieri ha deciso, per l'ultima volta.
Ha scelto, per quanto poteva e voleva, la sua vita e ha scelto il momento della sua morte.
Ha atteso che gli dicessero come sarebbe stata la sua esistenza da quel momento in poi, un'esistenza già provata da una malattia che non dà scampo né scelta se non quella di attendere la fine con dolore o, molto più semplicemente, di non soffrire oltre.
Ha ringraziato il medico, ha salutato, è rientrato nella sua stanza.
Il tempo di aprire la finestra senza pensare senza pensare senza pensare giù.
L'ultima volta che ho avuto modo di ascoltarlo ha detto: è ora di fare la rivoluzione.
Lui l'ha fatta, per se stesso.
Il rispetto per una vita che non è più vita è avere la possibilità di scegliere senza essere costretti a buttarsi da una finestra.
E' non costringere una madre a chiedere alla propria figlia: ti prego aiutami, tu lo puoi fare.
Non costringerla a sentire un diniego strozzato in gola, affogato dal pianto e dalla rabbia per la mancanza di coraggio.
E' permettere all'uomo di conservare la dimensione umana che consiste, innanzi tutto, nel non dovere avere necessità di assistenza anche per compiere gli atti più intimi.
Il rispetto è permettere ad ogni persona di continuare ad essere tale, con dignità.
O, in alternativa, di smettere di sopravvivere.
martedì 23 novembre 2010
Senza titolo 412
low light
non so tu, ma io della guerra ho una paura fottuta.
ci penso da sempre, ogni volta che ne leggo la storia, ogni volta che ne sento raccontare, tutte le volte che vedo immagini e filmati di esplosioni, colonne di fumo, gente che piange o che scappa disperata.
non riesco a comprendere e neanche ad accettare chi la guerra -venendo da un territorio teoricamente in pace- sceglie di farla mimetizzandola non solo con abbigliamenti o trucchi ma con la parola pace.
tanto meno comprendo chi abbia bisogno di reiterarla con la fantasia, e mi riferisco a quei coglioni che addirittura pagano per partecipare alla cosiddetta guerra simulata.
lo chiamano sport. come la caccia: sport.
sparatevi più spesso, o sportivi.
le notizie attuali certo non mi consolano: la Corea del nord attacca la Corea del sud. paesi che affamano il popolo -e non è una figura retorica, hanno fame davvero- che hanno eserciti fatti da centinaia di migliaia di persone armate di tutto punto, che marciano come burattini dinanzi al governo supremo tronfio e soddisfatto dallo spettacolo.
c'è la Palestina, o meglio c'era. adesso c'è un popolo costretto a rifugiarsi nelle montagne dal cemento che avanza, dal filo spinato e da un esercito che d'imperio stabilisce confini sempre troppo mobili per essere veri.
ci sono tutte le altre guerre alle quali questo Stato che abito partecipa mettendosi in tasca l'articolo della Costituzione che dice di ripudiarla, la guerra.
ci sono le fabbriche di armi, fra le poche che ancora tirano.
ci sono le fabbriche di soldati, le scuole per i soldati, l'onore ai soldati.
c'è lo scontento, lo squilibrio, l'insoddisfazione.
ecco, di queste cose ho paura.
non su tu, ma io ne ho paura.
sabato 13 novembre 2010
Senza titolo 411
pǝǝu ǝɥʇ ƃuılǝǝɟ
poche cose, quasi niente.
la mia vita, il lavoro, la fatica di vivere e lavorare,
due o tre grandi amori infelici,
quanta vanità e quanta tristezza nei bilanci, ora.
...
il vuoto forse, il vuoto più vuoto più vuoto,
quella vertigine filosofica che non sono mai riuscito a comprendere fino in fondo.
questo è Filippo Betto in Certi Giorni sono Migliori di Altri Giorni.
interposta persona.
poi è morto anche lui, l'anno scorso.
ci sono voci che mi gridano dentro, soprattutto quando ciò che sento intorno e dentro e in fondo è malinconia.
quella che mi fa dire che non voglio niente, non mi manca niente, non amo nessuno.
e in effetti sento solo il bisogno di non avere bisogni.
non ho voglia di uscire né di vedere gente,
non voglio mischiarmi né donarmi e, forse ancora peggio, non ho voglia di avere niente da nessuno.
non voglio essere amata, desiderata.
non voglio che nessuno senta la mia mancanza.
voglio, adesso, il vuoto pneumatico.
non so per quanto e neanche so perché.
magari domani non sarà già più così ma oggi, e oggi è l'importante, non ho niente da dare.
il mio instabile equilibrio
la mia emotività dirompente
il silenzio fatto di parole mute
solo questo, adesso.
domenica 7 novembre 2010
Senza titolo 410
just in time
presuntuosa egoista del cazzo.
così, tanto per prendere atto del fatto che ho sbagliato.
c'è che a forza di girarmi intorno a volte perdo il senso di ciò che c'è oltre, le vertigini mi fanno mancare quell'equilibrio già precario che mi appartiene, la nausea si tacita e s'affoga.
mi allontano.
così coinvolta in me stessa da non accorgermi di te.
così infastidita dal tuo silenzio da non domandarmi affatto se anche tu avessi qualche pensiero.
se avessi bisogno di parlarmi, di avermi affianco, di sentirmi.
e ieri si è aperto un mondo
le tue parole così morbide e affilate
i tuoi occhi lucidi e quello sguardo che conosco perfettamente
la fragilità, il bisogno
e quell'abbraccio che aveva dentro tutto il non detto
io ci sono.
a presto, B*
lunedì 1 novembre 2010
Senza titolo 409
come quando fuori piove
così, senza fretta, passa il tempo nei giorni in cui nessun impegno esterno a me è presente.
fuori si fa silenzio rotto dal pigolio incessante di questa pioggia che accompagna ogni ora e da qualche macchina che, sfidando l'indolenza, porta la gente lagnosa in giro.
è giorno di cimiteri, oggi.
giorno di fango e di culto dei morti.
giorno in cui ogni lapide è imbellettata e vestita a nuovo.
finalmente festa anche per chi ha dovuto morire per essere festeggiato.
°
°
°
io, intanto, ti penso.
domenica 17 ottobre 2010
Senza titolo 408
falling in
questi giorni di ottobre sanno di attesa
ore da tenere strette pur avendo, a volte, un retrogusto malinconico
fa parte della stagione che prelude all'inverno
che ha dentro la promessa del freddo e del traffico rallentato dalla neve e dell'asfalto ghiacciato
e i rumori del giorno ovattati da sciarpe e colletti sollevati
sto ancora cercando di leggere un libro che speravo fosse davvero un patrimonio dell'umanità e che invece non riesco a terminare
da mesi, ce l'ho da mesi fra le mani e ad ogni pagina segue un sospiro di sollievo
in realtà la colpa è mia
va' che strano, mi sto dando delle colpe!
succede che niente altro di grossman sarà come *che tu sia per me il coltello*
così come nient'altro di michel faber sarà come *il petalo cremisi e il bianco*
e in tv passa bret easton ellis, fra i miei autori preferiti
quella forma di minimalismo da sfogliare in silenzio lasciando che siano le pagine ad urlare
dall'orrore di american psycho al caleidoscopio de le regole dell'attrazione
amato da tondelli, amato dalla pivano, amato da me che amo anche loro
intanto di là il piccino piagnucola richiamandomi al gioco
e fuori piove sottile
tutto richiama la mia attenzione
e io non sono per tutti
domenica 26 settembre 2010
Senza titolo 407
vedi alla voce: amore
a david grossman devo il titolo.
ho questo libro fra le mani da almeno due mesi; non riuscivo ad andare avanti, bloccata forse dai troppi voli pindarici contenuti nella trama ma anche dalla fatica che provavo a leggere di dolori altrui, di male, di umanità disumana.
ferma nella non ricercata volontà di non occuparmi d'altro che non fosse me stessa, intensamente presa dal girarmi intorno al fine ultimo di creare un gorgo pronto a risucchiare anche l'ultima volontà esterna di inserirsi in ciò che è mio.
tutto mio.
poi, d'un tratto, la svolta. mangio le pagine. mastico parole. mi immedesimo in quei disgraziati che non hanno neanche avuto la possibilità di urlare perché il fiato dovevano conservarlo per trattenere la fame.
vedi alla voce amore.
vedo anche io alla voce amore, trovo righe non scritte.
ci sono segni incomprensibili agli occhi di oggi.
non capisco, forse.
ritorno indietro di qualche pagina e mi pare di leggere qualcosa.
vado avanti, mi manca solo di imparare a non scappare. trattenere. respirare. trattenere.
vedo alla voce amicizia e ci trovo dentro stille deliziose.
parole morbide e azioni non richieste, forzature fatte da chi sa di poterle fare.
c'è chi mette il piede fra i battenti delle mie porte non permettendomi di chiuderle e oggi, con gli occhi lucidi e un sorriso sulle labbra, non posso che ringraziare con tutto l'affetto che posso.
perché non ho bisogno di chiedere niente, perché posso contare su persone alle quali basta guardarmi per comprendere cosa mi succeda dentro, perché mi ringraziano di averle fatte entrare a partecipare al mio disordine e mi fanno sentire piccola e tenuta per mano
vedo alla voce affetto e non mi lascio sfuggire il calore che questi tre cuccioli mi danno.
il piccolo trip sta cambiando i dentini, bios inizia a sopportarlo, kill è guarito.
tre caramelle appiccicose la cui unica preoccupazione è starmi vicino.
e io me le tengo strette.
poi cerco nel cuore.
splash.
sabato 18 settembre 2010
Senza titolo 406
j'accuse
che poi, a voler proprio dire tutta la verità, mi date il voltastomaco.
resisto più o meno a tutto ma all'ipocrisia imperante, a quella maschera sorridente, a quell'espressione tesa fra l'innocenza e lo stupore proprio non mi ci abituo.
non mi interessa sapere se ci siano e di chi siano le colpe: mi interessa che proviate a guardarvi intorno e magari, se ce la fate, anche un po' dentro.
sempre che anche a voi non venga nausea, al vostro proprio cospetto.
tant'è.
e poi ci sono le perle.
in un mare di fango risaltano delicate manifestazioni d'affetto e condivisioni di intenti, disponibilità e presenza.
a queste mani io tendo le mie.
domenica 5 settembre 2010
Senza titolo 405
cerca nel cuore
io che affronto la sofferenza umana con forza e vigore, che storicamente ho il ruolo della impassibile, quella che * si fa quel che si deve fare e poi andrà meglio*
io che non ho un briciolo di sopportazione del dolore fisico e piango per un prelievo di sangue con due giorni di anticipo ma poi, fra un pianto e l'altro, *faccio quel che devo e poi andrà meglio*
io che ho visto che, nonostante il mio essere impassibile e presente verso gli altri e lagnosa con me stessa, ho sempre affrontato tutto nonostante i risultati fossero costantemente diversi e peggiori rispetto alle aspettative, che non mi sono persa d'animo nonostante ciò non sia servito ad evitare la perdita delle persone che più ho amato
io non riesco ad affrontare il dolore di un animale
del mio gatto, di uno dei miei, di Kill
magari non sarà niente di grave, magari
e domani si scoprirà che ha solo un'influenza, due antibiotici e ricomincia a mangiare come prima
ma vederlo così, silenzioso e immobile, che si volta quando lo chiamo pronto a farmi le fusa, che si fa prendere in braccio come se fosse un pelouche e nasconde il musetto posandomi il naso gelato sulla pelle, che dà due leccate al brodo di pollo proprio per farmi una cortesia ma che non può dirmi cosa pensa, cosa sente, cosa prova, non può dirmi se qualcosa gli fa male, non può aiutarmi a fare qualcosa per lui
ecco, io di fronte al silenzio non ho armi
non ho difese
mi perdo
mercoledì 1 settembre 2010
Senza titolo 404
she needs rain and a raincoat
stamattina sono andata dal medico, tanto per non fargli sentire troppo la mia mancanza.
ho esordito dicendogli: tanto sto bene, è inutile che mi guardi così.
il mio medico è un medico vero, forse anche troppo. di quelli che non fanno diagnosi e refertazione telefonica, che non prescrive medicine consigliate dal vicino di casa, che se non faccio le analisi del sangue a scadenza bimestrale mi chiama esortandomi, con tono ben poco rassicurante, ad andare in studio.
dunque, dopo avergli detto detto *tanto sto bene* stavo per sedermi e ho fatto in tempo a notare una sua espressione di disappunto prima di vederlo, all'improvviso, al mio cospetto.
ovvero stavo svenendo senza neanche accorgermene.
ho visto solo i pallini bianchi e neri nell'aria e poi lui.
sono andata via da quello studio con un fascio di foglietti, dopo aver prestato giuramento di misurare la pressione tutti i giorni per sette giorni con l'impegno di portargli gli esiti all'ottavo giorno; fatto ciò sono rientrata in ufficio, va' che lì si sta bene...
ho il senso di stracciamento, in questi giorni.
anche una manciata di malinconia.
magari solo un fatto ciclico, probabilmente ogni tanto ci sta anche quel briciolo di tristezza che stempera il mio essere a self-made woman e mi ricorda che no, non sempre basto a me stessa.
.
sabato 21 agosto 2010
Senza titolo 403
anche un uomo
a lei piaceva quell'aria satura di salsedine
sgranava in punta di dita le ore lucidandole con gli occhi
ma sapeva perfettamente che non sarebbe servito a niente
finiva così
.
.
ho un gattino che mi dà il tormento
è così amorevole e affettuoso da non darmi il tempo di occuparmi troppo di me
ripenso con disprezzo a quel giorno in cui, con una maglia nera, hai verificato la presenza di peli dorati sul letto
e fra quelle lenzuola ci hai poi lasciato di tutto
compreso il silenzio
se il sapore di questi giorni è deliziosamente inquietante
è anche grazie a te
fottiti, honey
sabato 14 agosto 2010
Senza titolo 402
e poi, la notte
la bellezza dei temporali estivi è che arrivano all'improvviso
colgono di sorpresa
le nuvole arrivano veloci, in silenzio coprono il sole facendo aumentare il calore
il vento, d'un tratto
e poi giù tutto
e ancora silenzio
lunedì 2 agosto 2010
Senza titolo 401
variazioni sul tema
essendo oggi già domani, sono ufficialmente in ferie.
sì va be', questa settimana sono "a disposizione", nel senso che ovviamente venerdì alla mezza un'urgenza urgentissima con attori fuori dall'ordinario -e parlo di ad e dg- mi hanno...convinta a spandere per mezza azienda il mio numero di cellulare *privato*.
neanche a dirlo: spero che non mi chiami nessuno
ché alla salute ci tengo
un po'
poi c'è che ho fatto una cena della madonna
ma proprio buonissima
tutto ottimo
c'è che sono proprio brava, niente da dire
poi ho accompagnato gli ospiti alla porta che loro sì, loro domani lavorano. loro. not me.
barbarella mi ha dato delle notizie per niente piacevoli: uno ha abbandonato, due sono rientrati in carcere, uno è stato espulso.
l'estate fa male, l'ho sempre detto.
martedì andrò a prendere un po' di caldo nella bassa reggiana, ché hanno bisogno di me e io ho bisogno di parlare con loro.
e lei è stanca
e ha bisogno di parlare
e di robe da femmine
e di ristorante jap fino alla nausea
e io ci sono
[mi sono ricordata di te. non che in genere non me ne ricordi. lo sai. però ancora una volta ho detto di quell'amore che non passa mai mai e poi mai. e mi piace. mi riempie la bocca. non ostante tutto]
martedì 20 luglio 2010
Senza titolo 400
the bad company
la dimensione del sogno, ecco cosa è stato.
vedere quelle espressioni di attesa nervosa, cauta e forse anche un po' impaurita
sentirne le voci, o i silenzi, o i sospiri
avere tatto senza mani e vista senza occhi
tirare giù le paratie
lasciarsi e prendersi e mischiarsi
questo è stato il clima di quel venerdì iniziato giorni prima, fra bambole cucite a mano -perché un tossico che usa l'ago per cucire e non per farsi è grandioso, davvero- e clown che non avevano bisogno del trucco per strappare un sorriso.
fra famiglie che finalmente ritrovavano figli e mariti e padri come se fosse un giorno normale proprio dove la normalità è fuori norma, un giorno in cui ci si tocca e ci si abbraccia senza timore d'essere fraintesi e si mangia tutti insieme.
e si scambia conoscenza e dolcezza, terrore nascosto in qualche sguardo, speranza, voglia di esserci anche domani -ché domani non è mai certo quando è la spada ciò che si ha sempre in mente- e parole, infinite parole, date a sconosciuti solo perché si è lì e si condivide.
ho parlato con una madre
ho parlato con una moglie
ho parlato di dolore con il sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi
ho ballato con i miei ragazzi, che miei non sono ma anche sì
ho cantato e mi sono stesa con loro sul prato
fianco a fianco
a guardare il cielo nero
illuminato da dentro
martedì 13 luglio 2010
Senza titolo 399
return to the past
io non ho mai lavorato in fabbrica
vivo in una città che per anni è stata identificata con la struttura industriale più grande d'italia -e non a torto, fino a qualche anno fa- e da questa idea comune ha avuto più difficoltà che onori.
ancora c'è chi è convinto che torino sia una città grigia e connotata da agglomerati industriali, fatta di persone chine e introverse, ignorando spesso con presupponente spocchia la storia della città, la presenza di castelli e di parchi, la bellezza del barocco e la particolarità dei suoi corsi, tanto per elencare qualche particolare.
eppure non si può non accettare il fatto che qui ci sia -anche- la fiat.
non ho mai lavorato in fabbrica né ci sono mai entrata, in una fabbrica attiva.
l'unica catena che abbia mai visto è stata quella di una vecchia fabbrica tessile di san maurizio canavese, peraltro bellissima con i suoi filatoi e telai e torcitori e navette di legno, e i soffitti altissimi con le travature a vista.
non sono mai stata in fabbrica ma sento il fiato della fiat ovunque.
lo stabilimento di mirafiori è grande come una piccola città. non sembra vera, ci si rende conto della sua enormità solo guardandola dall'alto. non c'è un ingresso, ce ne sono tanti. e non si chiamano ingressi, si chiamano cancelli.
la direzione è qui ad un passo da casa mia, così come la rampa elicoidale che porta alla pista sopraelevata.
la mia azienda era permeata dalla presenza della fiat, prima dell'avvento dei cavalieri bianchi.
cosa rimane di questa pseudo potenza economica che come una piovra si è sparsa per l'italia e nel mondo cogliendo qui e lì le opportunità migliori per acquisire contributi, ovvero soldi, soldi nostri, soldi di tutti, soldi anche degli operai ed impiegati che ci lavorano?
rimane un accordo vergognoso.
un vigliacco compromesso che ha il sapore del ricatto al quale -gioco forza- troppi lavoratori dovranno dire sì.
e, per far vedere subito chi sia il padrone -da le bele braghe bianche- licenzia oggi un sindacalista fiom con l'accusa di aver "indebitamente utilizzato l'email aziendale".
fischia il vento...
sabato 3 luglio 2010
Senza titolo 398
salvation
quando i numeri riescono a sovrastare le parole
e quando leggere accordi e contratti sottrae tempo ai libri e alle lettere
quando scrivere in termini ufficiali gioco forza mi ruba la voglia di scrivere di me e di te e di chi ho dentro
è il segno dei tempi
ci vuole il distacco
sono stanca di quasi tutto, insofferente e a tratti scostante
insoddisfatta, anche, e poche cose riescono a coinvolgermi
così poche che ne faccio tesoro
me le tengo strette come stringo i miei gattini
uno in più, amore in più
e la agnese, la vecchina più vanitosa e tenera che conosca
mi tengo stretta, nel frattempo
allontanando da me tutto ciò che cerca di entrare nel mio spazio più privato
con la delicatezza di un panzer
convinto di tirar giù le barricate con le bombe e non a mani nude
sei fuori strada
io vado per la mia
domenica 13 giugno 2010
mercoledì 9 giugno 2010
Senza titolo 396
della consapevolezza e altre virtù
ho letto parole che mi sono piaciute molto, oggi.
parole di una donna che piano sta chiudendo un cerchio, piano ne aprirà un altro, ma nel frattempo si riprende tutto ciò che è suo e ricomincia a sorridere.
sorride e sputa
sputa e sorride
conoscere la fatica di non lasciarsi andare alla necessità di piangersi addosso mi ha facilitato la vicinanza e la comprensione di ogni piccola sfaccettatura, ché in fondo l'esperienza condivisa seppur diversa crea un filo sottile che difficilmente si nota ma -quando diventa evidente- ancor più difficilmente si spezza.
e mi accusa di aver sempre ragione.
mi chiama perfettina del cazzo. e a me viene da ridere perché da un certo punto di vista è vero che sono una perfettina del cazzo e però detesto la perfezione e anche avere sempre ragione.
e anche su questo si ride, di quel riso dal sapore malinconico ma pieno, vero. pulito.
c'è che ogni tanto mi capita di parlare di una persona, portandola -guarda un po' che caso- sempre ad esempio del classico cretinetti da due soldi che riesce ad intortare riuscendo a muovere la leva delle fragilità più fragili, abbassando quel tanto che basta la soglia di difesa per insinuarsi come una larva innocua e scavare, scavare.
e no, non ci fa una bella figura, neanche nei miei ricordi.
e poi c'è lui. c'è sempre.
domenica 30 maggio 2010
Senza titolo 395
the neverending rest
giorni concitati di lavoro e tensioni, questi appena trascorsi.
così, identiche, si prospettano le prossime tre settimane: fra chilometri d'asfalto e parole qualche sorriso che disseta, che mitiga il clima aggressivo che si respira pesante.
una busta bianca nella cassetta delle lettere, la sfilo non vedendo scritto mittente né destinatario.
dice: la nostra trasparenza. la tua garanzia.
che già essere trasparenti mi pare sia ben poco garantista, un po' da paraculo ecco.
apro la missiva e -su carta patinata- l'immagine di un bicchiere d'acqua con le bollicine.
sì, questa mi piace.
poi giro il foglio.
eurofunerali - onoranze funebri
e mi scappa da ridere.
cristo, ma si può?
dice: eurofunerali vi offre un piccolo vademecum che in caso di necessità potrà esservi utile ad affrontare più serenamente alcuni momenti difficili.
quindi il primo contatto (con chi?) i documenti necessari (per chi?) luogo del decesso (di chi?)
e l'offerta è vasta, niente da dire: cerimonia magnolia, cerimonia iris, cerimonia giglio, il prestigio della cerimonia di classe.
ora io voglio sapere a chi fotta qualcosa della cerimonia di classe e del suo prestigio.
stante il fatto che i morti altro non sono che un futuro cumulo di vermi o, nella migliore ipotesi, semplicemente cenere, chi se ne frega del feretro in mogano piuttosto che in noce o abete?
la sostanza è che mi hanno fatto ridere, e questo non è mai male.
mi verrebbe voglia di contattarli per ringraziarli del vademecum, poi mi contengo.
prove di bontà.
rimane la sete
la fame e la sete
rimane quella strana sensazione
che non è mancanza
piuttosto è assenza
and so on
martedì 18 maggio 2010
Senza titolo 394
war don't work
bella trovata, la missione di pace.
belle parole, riempiono la bocca, ci si sente subito più buoni.
prova a dirlo: missione di pace.
ma, per sentirne fino in fondo il gusto, mettiti su una divisa e armati di tutto punto.
e spara.
che pace, eh...
dunque, di pace si muore.
anche oggi ne sono morti quattordici fra soldati e civili e l'unica differenza fra i primi e i secondi è che questi ultimi non dovrebbero mettere in conto di morire, i primi sì.
muoiono senza soldi, senza regole di ingaggio, senza fama e senza che nessuno possa chiamarli eroi.
muoiono per strada, e se non muoiono di piombo muoiono di inedia.
disperati.
ma muoiono uguale.
lunedì 10 maggio 2010
Senza titolo 393
mum
oggi è stato non pensarci
e anche non pensarti
oggi è stato così
domenica 2 maggio 2010
Senza titolo 392
casa è dove è il tuo cuore -reloaded-
la pioggia scende giù a sciacquare l'aria satura, elettrica
tutti i rumori sono coperti dallo scroscio costante e inclemente
così tanto forte da farmi chiudere gli occhi
due giorni passati fuori città me ne hanno fatto sentire la mancanza
l'orto, il bosco, gli animali
tutto bello, anche la vipera che è spuntata fuori dal muretto a secco
e i grappoli di glicine profumato, trampolino per le formiche
il fresco umido da pelle d'oca e il profumo delle foglie bruciate
i ricordi di bambini e incontri sempre nuovi
vite che seppur vicine si allontanano per poi stringersi di nuovo
come se non fosse passato alcun tempo
come se fossimo ancora noi a correre nel bosco
nel frattempo qualcuno non c'è più
ma davanti ad un caminetto acceso se ne parla sorridendo, ricordando i momenti belli
eri già bella appena nata, dice la zia
eri la bimba più bella della clinica
e ci scappa un sorriso un po' malinconico
un bacio accompagna la promessa di stare insieme più spesso
e si va
domenica 25 aprile 2010
Senza titolo 391
qualcosa di rosso
quella platea sicuramente era piena di gente.
il desiderio era vedere scorrere il sangue, nient'altro.
una bestia grande, immensa rispetto ad un uomo esile ma armato.
armato di lame da conficcare fra le scapole di quell'essere chiamato toro, già sfiancato da lance infilate qui e lì da altri uomini, già sanguinante e sofferente.
ma.
ma questa volta, con mia profonda gioia, il sangue scorre anche dall'altra parte.
l'immondo e inumano uomo armato non è riuscito a tirar giù la bestia nonostante le lame.
il toro gli ha trafitto l'inguine con l'unica sua arma possibile.
l'ha sollevato come un fuscello stracciandogli la vena safena e spero anche altro, non riuscendo ad ammazzarlo -a rendergli la pariglia, per stare in argomento- ma sicuramente rendendolo sofferente, sfiancato, sanguinante.
certo, il toro comunque sarà ucciso.
ma mi scappano dalla bocca parole come dieci, cento, mille jose tomas.
e che Navegante, il toro, sia l'ultimo in arena.
olè.
giovedì 15 aprile 2010
Senza titolo 390
ma te lo immagini...
oh, oggi non sono morta.
secondo me la primavera ha un sacco di colpe, fra le quali farmi dormire ancora meno.
di notte quindi sto sveglia e in piedi, presente a me stessa e anche a tutte le cazzate.
però, guarda caso, sono anche di buon umore.
guardo questa foto di un anno fa e lì dentro, in quegli occhi, vedo un male profondo. me lo ricordo.
è difficile prendere atto di aver fatto parte di un gioco senza mai essermi accorta di essere giocattolo.
poi oggi è successa una cosa che ha dell'incredibile.
all'ora del cazzeggio in ufficio -ora variabile che si presenta spontanea fra la risoluzione di un puttanaio e l'altro- facevo un po' d'ordine nella mia casella di posta ufficiale, anticipando il monito del cyber patrol.
guardo le cartelle, ci metto dentro un po' di letterine, e noto una roba mai vista prima: unfiled.
mah, unfiled...qu'est-ce que c'est?
la apro, tanto è mia.
e mi si spalanca un mondo.
un mondo che credevo di aver cancellato -anzi sono assolutamente certa di aver cancellato, son passati cinque anni!- che conteneva tutte le lettere che mi aveva mandato.
uh ma quanti amore mio si sprecavano, e quanti ti amo!
e paragoni e sillogismi e rimandi.
e vaffanculo, anche.
insomma ho chiamato la mia collega e ci ho riso su, lei che diceva *ma che tenero, ma quanto ti amava, e quanto sei stata cattiva tuuuu* e io che la guardavo inorridita, sul limite di rivelarle che l'amore a parole è carta straccia, è fuffa se non accompagnato da fatti o se -peggio ancora- lo si sbandiera quando ci si accorge della fine imminente.
embé quel ciaparat non l'ho più sentito e rileggere i suoi vaneggiamenti mi ha fatto capire che forse c'è una sorta di tara geografica.
mi dispiace per gli altri onorevoli abitanti di quella terra che amo ma ne ho conosciuti due che blateravano di trasferimenti e di figli e mi manchi e quanto ti voglio e penso solo a te e non ti scordar di me.
e vaffanculo, ancora, va'.
così, tanto per gradire.
la cosa che mi piace di più è che me ne fotto.
non mi fa male niente, adesso.
e sono di buon umore e sorrido, pensa tu.
domenica 11 aprile 2010
Senza titolo 389
it happens
che poi, dico io, c'è questo mare di cose qui dentro che a metterle fuori tutte sarebbe un puttanaio tale da rischiare di essere accusata di disastro colposo, se non preterintenzionale.
una fattispecie delittuosa, direbbe il giudicante.
ma poi, dico io, dovrei rischiare di affogare da sola, o no?
se c'è un mondo che chiede di sapere dove vadano a finire le onde e io apro le mani e lascio fluire, potrei essere considerata colpevole?
ma, soprattutto, dovrebbe strafottermene qualcosa?
ero lì a considerare se effettivamente ne avessi voglia.
tipo: ora dormo, se mi sveglio in tempo mi preparo, e bon.
ma, tanto per dire, avevo anche puntato la sveglia.
doccia -ma tanto mi sarei lavata comunque, ché l'aria d'ufficio al venerdì pomeriggio è da sciacquare via-
trucco -cristo, la cosa più brutta del trucco arriva alla sera, quando devi levarlo via. la prassi della salviettalattetonicoidratante alla mia tenera età ancora continua a darmi noia-
truccata e con il pigiamino addosso. va' che mi vesto -hai ancora cinque minuti per chiamarlo e dirgli una cosa qualsiasi, tipo il gattino ha la cistite e non posso uscire no no no-
nel frattempo apro il cassetto delle sorprese e saltano fuori slip e reggiseno.
mi vesto, vado a fare un giro.
i cinque minuti sono passati.
.
effettivamente ne avevo voglia
.
spara juri spara.
guarda quante piume ci sono qui.
hanno il sapore di cuscini sprimacciati.
hanno il profumo di lenzuola stese a terra.
e parole strascicate in respiri tesi e bisogno di conferme senza parole.
e luccicanza, ma quanta.
così, per caso.
e anche se unisci i puntini non riesci a trovarne il senso compiuto
perché a me oggi piace così
sabato 3 aprile 2010
Senza titolo 388
a meno che
quel giorno che mi sono persa nei suoi occhi ho avuto la sensazione palpabile che non mi sarei mai più realmente ritrovata senza.
era lì, era lì per me, era lì con me.
eravamo insieme.
eravamo noi.
e a niente sono valsi i giorni confusi e persi in un soffio perché non ci si può perdere davvero se non lì dentro.
me li porto addosso tutti quei momenti, così invadenti e invasivi da non riuscire a non parlarne con chiunque possa in qualche modo vincere almeno un po' la mia reticenza.
anche se non bastano le parole per spiegarlo.
ci sono domande alle quali non riesco a resistere.
perché, se fra un sorriso che scopre tutti i dentini e un rimprovero che sembra una carezza mi chiedi e tu come stai io no, io non so resistere.
e allora rimango immobile e in silenzio e, quando riprendo fiato, inizio a girare intorno alla domanda in parole concentriche fino a che non mi ripeti sì ma tu come stai e allora non posso fare altro che dirti che secondo me sono tutti morti. che vado in giro, faccio cose, vedo gente. ma sono tutti morti. scrivo e faccio foto e mi occupo e mi preoccupo e lavoro quanto lavoro ma comunque, alla fine, rimango il mio unico interesse perché non trovo niente che mi colpisca. perché sono tutti morti.
che i miei occhi si muovono veloci sulle cose ma difficilmente si incantano.
ma quando succede allora sì, allora mi sento di nuovo persa.
lunedì 22 marzo 2010
Senza titolo 387
plush
bella questa primavera che inizia con una pioggia leggera
sai quelle che sembrano innocue e invece in pochi minuti ti lasciano fradicia
una primavera di quel fresco che spero duri tanto
che mi lasci le calze addosso
che mi faccia stringere nel cappotto
ho il silenzio dentro
ma sento che si stanno stracciando i lembi
è un silenzio tirato
agitato e lento
fatto di ore andate a perdersi dietro a ricordi
di nodi da legare ancora
e di fili da lanciare e da ricevere
un silenzio con molto senso
c'è che mi sento colma
e che forse è il momento che mi lasci andare
che i muscoli tesi a prescindere dalla mia volontà si distendano
è il tempo di offrirsi
forse
che poi le cose accadono
diffido delle ricerche e delle aspettative
e delle persone che cercano e si aspettano sempre qualcosa
do ut des
che schifo
io voglio dare me
perché lo voglio
perché è una mia esigenza
perché sono profondamente egoista
tutto accade
la felicità la tristezza la solitudine la malinconia la voglia
il desiderio imposto diventa solo bisogno sterile
io sono fatta di necessità
di cose alle quali posso rinunciare solo rinunciando ad una parte di me
di elementi che possono diminuire in quantità e intensità
ma mai sparire del tutto
mischio tutto quel che ho a quel che mi manca
ne faccio un cibo delizioso
e me ne nutro quando ho fame
sempre
sempre così confusamente limpida
lunedì 15 marzo 2010
Senza titolo 386
quante chiacchiere
bello parlare con te, sai?
ad un tratto è stato come se la bottiglia mi fosse scivolata dalle mani e si fosse rotta e lì, fra le bollicine che si stendevano sul pavimento, fossero scappate tutte le parole.
di questa storia non parlavo da mesi, da una vita.
l'ho sistemata lontana da me, come le cose che non mi piacciono più ma che mi spiace buttare.
una scatolotta vuota a contenere un cerchio di vita intensa conclusa in assenza di significato.
quindi parlartene mi ha tolto anche un peso. è come se l'avessi buttata. o forse come se l'avessi riguardata e riconsiderata con la medesima critica di allora ma con meno disprezzo.
ora non so se a sopraggiungere sia stata la compassione, ma non mi importa.
credo che fra noi sia nata empatia nel momento stesso in cui ci siamo in qualche modo incrociate; poi il caso ha fatto il resto e non sai quante volte questi pensieri mi abbiano fatto sorridere incredula e stupita.
e, come successo altre volte, ci siamo raccontate addosso.
tu con la voce da fanciulla e io non lo so però mi piace sempre quando mi si dice che ho una bella voce, adulatrice!
tu con il tono meravigliato e io con la passione di raccontare di me -che, guarda caso, non capita quasi mai- ma di una me che in qualche modo ti tange, ti sfiora, ti coinvolge, ti comprende.
tu a difendere e io ad attaccare, per poi venirci incontro trovando con convinzione una non soluzione.
e dillo che ti ho colta di sorpresa, così come è riuscita a sorprendermi la tua capacità di raccogliere quel sospiro che non mi aspettavo venisse percepito.
un sorriso.
sabato 6 marzo 2010
Senza titolo 385
cristi e madonne pellegrine
e d'altronde siamo in tema: ritornano i visitors in tv, vuoi che non tornino i pellegrini a Torino?
cum gioia et gaudio il telegiornale annunzia che ci sono già un milione e mezzo di prenotazioni per l'ostensione della sindone -hai presente, no? quella specie di immagine su un lenzuolo, che fior di indagini al carbonio14 hanno attestato non essere attinente al periodo in cui sarebbe vissuto tale cristo? ecco, quella-
un milione e mezzo di persone che, tramite un percorso guidato che dai giardini reali arriverà in duomo passando per le porte palatine, avrà modo di raccogliersi in preghiera e meditazione prima di giungere al sacro simulacro. e, lì giunti dopo un'ora e mezzo di cammino, finalmente potranno atteggiare in religioso silenzio la boccuccia ad O per ben tre minuti.
ma fottetevi.
anzi, mentre sarete in raccoglimento vi invito a far vagare il pensiero verso altra indagine, magari meno sacra ma non per questo meno clericale: avete sentito,sì, dell'ammissione che la romana chiesa ha fatto in relazione ai casi di pedofilia?
mentre pregate, raccomandate l'anima di quei poveri preti condannati al martirio dai cherubini le cui carni tenere hanno fatto flettere le coscienze fino a riuscire a piegare anche il raziocinio e -fra un pater noster e un'ave maria- il demonio di questi si è impossessato fino a costringerli a violentare bambini.
oh certo, a loro basterà la punizione divina. ché la galera no, non è fatta per gli adepti del pastore tedesco.
lode a te, o signore.
lunedì 1 marzo 2010
Senza titolo 384
farmi prendere dalla lentezza.
lascio per terra, insieme ai vestiti, la parte di me ufficiale e formale, quella che va di fretta e parla e si confronta e si scontra; me ne spoglio come di un abito stretto.
i pensieri diventano regali al mio amor proprio.
fanno giri di ruota e salti mortali evitando ogni tranello dell'anima, non cedono al rancore affrancando il sorriso dal malessere imperante.
guarda, la bellezza.
°
e nel frattempo tutti i perché vanno a farsi fottere
ché di risposte non ho bisogno, non ora, non qui
ma quanto mi piace
domenica 21 febbraio 2010
Senza titolo 383
non ne seguo il corso come se non mi appartenessero
come una mamma che controlla i bimbi
che giocano in cortile con veloci sguardi dal balcone di casa
così mi sono ritrovata indietro di un anno o anche di più
fra risate e sospiri e ansie e conti alla rovescia e baci
e parole quante parole e respiri fatti insieme e note stracciate
e non ho sentito dolore
domenica 14 febbraio 2010
Senza titolo 382
revenge is a dish best served cold
è quel senso di assoluto privato ciò di cui sentivo la mancanza.
il bisogno di costruire un altro castello in cui perdermi e affogare e risvegliarmi da sola senza il peso impalpabile dato dall'assenza di qualcosa o di qualcuno o di.
ché qui ci sono io.
che non mi basto, no, e neanche mi accontento. piuttosto, mi comincio.
la mia nuova casa non conosce niente, è una bambina.
non ha avuto amori
non ha avuto cazzate
non ha avuto bugie
non ha avuto dolore né tristezza
la mia nuova casa è un foglio bianco, è innocente
è limpida e languida, si lascia sfiorare senza scostarsi, si fa guardare e si riempie ogni attimo di più.
ha cassetti che esplodono, immagini che si arrampicano sulle pareti viola, silenzi interrotti da sospiri.
è mia.
aggiungerei il video in cui the bride, nella chiesetta affiancata dai due pini, viene raggiunta da bill e dalla deadly vipers assassination squad.
all'apice del mio masochismo, dice bill mentre le spara.
fottiti, pensa sicuramente lei.
e poi come è andata si sa.
ché le cose, a volte, basta volerle davvero.
domo arigato

domenica 7 febbraio 2010
Senza titolo 381
rimango sorpresa quando qualcuno, a distanza di tempo, mi parla di noi.
ha detto: ...ma era troppo interessante (anche se ancora più disagevole) per me capire come tu sia dentro altre persone, come ricordo e come frammento, scheggia restata dentro. e come altre, dall'altro punto di vista, persone ti siano dentro come schegge, frammenti di uno specchio rotto. di un caleidoscopio, di un dagerrotipo. tutti e due voi eravate prepotentemente belli insieme.
e io, non ostante la mia ormai nota propensione alla confutazione dei dati di fatto che a volte sfiora la polemica, non me la sono sentita di dar contro o smentire.
perché ci credo.
mi pare così strano questo passare del tempo che queste incredibili e repentine incursioni in un passato così recente dal sentirlo presente mi lasciano a bocca aperta.
è che ti sento dentro come una ballerina nel carillon, mi basta tirar su appena un poco il coperchio per essere circondata da un suono lieve e delizioso e gli occhi si riempiono di tutta la cosmogonia e sulle labbra si affaccia il tuo nome e la delicatezza si impasta all'irruenza.
chissà cos'è la magia, se non questo.
questo averti fra le mani e lasciarti scorrere, questa volontà di non fermare il tuo fluire denso in ogni piccolo istante della mia vita, la tua capacità di stupirmi e di prendermi alla sprovvista, quando meno me lo aspetto, quando mi sento altrove.
sento il tuo fiato sul collo, così pregnante che è impossibile pensare che domani tu possa non esserci.
ti soffio e ti mischio e ti allontano ma non riuscirei a confonderti neanche se volessi.
e, in verità, non voglio rinunciare alla tua bellezza.
mai.
.
sabato 30 gennaio 2010
Senza titolo 380
cose buone
come una caramella fondente che si scioglie in bocca, lento e avvolgente questo sapore di nuovo mi prende
senza fretta, stranamente
con quei movimenti languidi e lenti che ho imparato col tempo ma che dimentico di usare quando mi lascio sopraffare dalla voglia di avere tutto e subito
sai quelle cose che da bambino ti sembravano una delizia?
ci pensavo l'altra notte, quando il piumone mi si attorcigliava addosso e i gatti non sapevano cosa fare per farmi stare ferma
a me piaceva l'aspirina per bambini: se mia mamma distrattamente la lasciava a portata di mano ne facevo fuori blister interi, mettendole in bocca e succhiandone quel gusto dolce con sottofondo acidulo
poi va be', ora non posso prendere un'aspirina neanche a morire ma da bimba quanta ne ho consumata
ciucciavo il latte condensato direttamente dal tubetto e stessa cosa facevo con il concentrato di pomodoro e con il dentifricio a righe rosse bianche e blu
rubavo la carbonesia dal comodino di mia nonna, svuotavo il contenuto e mangiavo l'ostia
pane burro e sale era diventato un must dopo aver appurato che le vespe mi inseguivano per via della marmellata fatta da mia mamma
cose buone, sì
a mitigare il languore di questo mese che amo nonostante ci sia il soffio dell'abbandono
e la tristezza si ghiaccia lasciando il passo ad un sorriso
e respiro
giovedì 14 gennaio 2010
Senza titolo 379
change happens
oggi ha nevicato, il cielo annuncia che ne tirerà giù altra
guardo la mia casa, questa, pensando comunque alla mia casa di domani
quanto tempo ho passato qui
undici anni colmi e tracimanti amore e dispiacere e ancora amore e amori e sesso e parole al vento e risate piene e anche lacrime e amarezza
ma
rimane il fatto che qui ho vissuto
e la lascio così, colorata di me
con un po' di rimpianto, sì
ma cambiare quando è scelta e non necessità o imposizione
anche questa è Bellezza
mercoledì 6 gennaio 2010
Senza titolo 378
let's start the teen year
e così si cambia
in pochi giorni e tutto insieme, come al solito
mille cose che mi girano intorno e mi scorrono dentro, emozioni rarefatte e contenute che attendono solo di esplodere in colori freddi
cambio
ancora una volta, ancora di più
un viaggio breve a raggiungere una sorella verso la quale nutro il sentimento più puro che conosca, lei così sottile e infrangibile, così simile a me nella sua diversità, così donna nonostante intorno la gente si ostini a vederla bambina; vado da lei, che è la copia di mia mamma anni '70 traslata nel nuovo secolo
e cambio casa lasciando qui dentro una buona essenza di me stessa
lascio questo orizzonte di montagne solo per continuare a vederle da un altro punto di osservazione, in una casa che già da ora è impregnata di me pur essendo ancora vuota
ha i miei colori e le mie scelte dentro, ha le pareti viola e prima ancora dei mobili ha gli specchi per guardarsi vuota, per godere del riempirsi all'improvviso e non dirsi mai sazia, ha quel sapore languido che le novità lasciano in bocca come una caramella buona da succhiare
una schiera di colombi stretti l'uno contro l'altro, così tondi da sembrare finti, stanno sul cornicione dell'hotel qui di fianco
approfittano del sole che non scalda, godono della luce muovendo le ali quel tanto che basta a sentirsi vivi
metafora visiva di quel che ho lasciato nell'anno passato
adesso è tempo di Bellezza