in my boots
che poi le cose dovrebbero cambiare.
ché io sono quella che si volta all'improvviso e si rende conto che quello che era...luce dei miei occhi in realtà non è più che una flebile, inutile lucina.
sono quella che in linea di massima lascia perdere, a meno che non si abbia la sfortuna di interrompere il mio silenzio scelto con parole alle quali non posso non rispondere.
cambia quasi tutto: i desideri, le scelte, la forza. cambia anche la passione e la volontà.
ciò che non cambia mai è l'aver paura di tutto ciò che non posso controllare.
no, non parlo di massimi sistemi e neanche delle vite di altri: come è noto, me ne fotto a meno che non rientrino nel mio privatissimo microcosmo. penso a quelle cose che non posso variare di mia volontà, le cose che capitano.
odio le cose che capitano. porcaputtana se le odio.
soprattutto quelle che sono capitate un anno fa e ancora mi stringono in una morsa di insofferenza e intolleranza, quelle che mi costringono a riprendere fiato prima di concludere una frase; quelle che mi impongono il silenzio e che mi fanno pensare che la genetica no, non è un caso.
questo è l'ultimo giro, poi non ci saranno statistiche che terranno. alla fine, sai che c'è? quand'anche mi dovessero dire "ora facciamo questo" a me basterà dire no.
un bel no di quelli che piacciono a me: secco, diretto, conciso.
c'è ancora tanta neve in giro.
c'è paciocco, come diciamo noi.
la mia macchinetta si arrampica su collinette ghiacciate sul ciglio della strada, rimane lì appesa ad osservare se io, camminando con il naso all'insù, plano su qualche infida lastra di neve che tenta di sciogliersi ma viene colta in flagrante dal freddo notturno.
è bello perché è bianco, tutto bianco.
il valentino, i tetti, l'argine del fiume, la mia terrazza.
è l'inverno che piace a me: ghiaccio e teso e nervoso, che non dà illusione di voler passare presto; quello che non sai cosa metterti per non sentire freddo e quindi senti freddo e basta.
così mio.
ché io sono quella che si volta all'improvviso e si rende conto che quello che era...luce dei miei occhi in realtà non è più che una flebile, inutile lucina.
sono quella che in linea di massima lascia perdere, a meno che non si abbia la sfortuna di interrompere il mio silenzio scelto con parole alle quali non posso non rispondere.
cambia quasi tutto: i desideri, le scelte, la forza. cambia anche la passione e la volontà.
ciò che non cambia mai è l'aver paura di tutto ciò che non posso controllare.
no, non parlo di massimi sistemi e neanche delle vite di altri: come è noto, me ne fotto a meno che non rientrino nel mio privatissimo microcosmo. penso a quelle cose che non posso variare di mia volontà, le cose che capitano.
odio le cose che capitano. porcaputtana se le odio.
soprattutto quelle che sono capitate un anno fa e ancora mi stringono in una morsa di insofferenza e intolleranza, quelle che mi costringono a riprendere fiato prima di concludere una frase; quelle che mi impongono il silenzio e che mi fanno pensare che la genetica no, non è un caso.
questo è l'ultimo giro, poi non ci saranno statistiche che terranno. alla fine, sai che c'è? quand'anche mi dovessero dire "ora facciamo questo" a me basterà dire no.
un bel no di quelli che piacciono a me: secco, diretto, conciso.
c'è ancora tanta neve in giro.
c'è paciocco, come diciamo noi.
la mia macchinetta si arrampica su collinette ghiacciate sul ciglio della strada, rimane lì appesa ad osservare se io, camminando con il naso all'insù, plano su qualche infida lastra di neve che tenta di sciogliersi ma viene colta in flagrante dal freddo notturno.
è bello perché è bianco, tutto bianco.
il valentino, i tetti, l'argine del fiume, la mia terrazza.
è l'inverno che piace a me: ghiaccio e teso e nervoso, che non dà illusione di voler passare presto; quello che non sai cosa metterti per non sentire freddo e quindi senti freddo e basta.
così mio.
quello che non si controlla accade tutto troppo di fretta. per quanto si corra, non si è mai abbastanza veloci.
RispondiEliminashit happens, così parlò forrest... io aggiungo che -per fortuna- non solo quella, capita anche altro... ad esempio un inverno di quelli che piacciono;
RispondiEliminariguardo ai no bisogna dire solo quelli da cui trarre un qualche giovamento, mai farsi male da soli;
a.. (non loggata)
Ma a volte bisogna dire sì, perchè sarebbe davvero un peccato.
RispondiEliminaBellissimi stivali.
Riesco a definirlo "un bel no"molto spesso ultimamente, anche se non mi son mai piaciuti tantissimo i "no".
RispondiEliminaSarà quella sana voglia di iniziare a volersi davvero bene, a risparmiarsi letali voli da un "troppo in alto"che altro non è che un tanto in basso...
Penso che la neve che aspetto sempre come un regalo, sia mandata da chi mi ha amato, e nonostante me,gli sorrido.
Ho scritto qualcosa se fai una pausa caffè,t'aspetto.
J.D.
a volte mi sembra di capire,
RispondiEliminama forse mi sono immaginata tutto.
Oltranzista
RispondiEliminaIo non voglio stargli dietro.
Mi basterebbe che mi evitasse, "quello che capita".
a..
A dire il vero io non penso mai, a priori, alla possibilità di trarre giovamento dalle mie azioni.
Non faccio in tempo: agisco prima di fare un calcolo.
Hellstrom
Infatti in genere dico sì.
Se ha un senso, per me, dico sì.
Epifrasi
Ma sai, io credo che non sia necessario evitare i no come la peste.
Non fare è comunque una scelta.
E, nella fattispecie, solo un'ipotesi.
Chota
Io non so cosa tu capisca.
Non so di conseguenza se tu sbagli o meno.
Libera interpretazione:)
mi accorgo che spesso associo, io ma un po' lo fanno tutti, il no al freddo.
RispondiEliminaperò i tuoi, anche se ami il freddo mi paiono no caldi.
oggi va così.
e magari mi sbaglio.
[IMMAGINE]
RispondiEliminaGlitterfy.com - Glitter Graphics
Come stiamo?
RispondiEliminaD.