mercoledì 31 ottobre 2007

Senza titolo 112




Voglio la nebbia che mi riempie i sensi
                Voglio far ciondolare le gambe da un albero di magnolia
                               Voglio stare con il naso all'insù a vedere le nuvole passare
                                              Voglio camminare a passo spedito sotto le gocce di pioggia

                               Voglio un quarto di nobiltà perché mi diverte il pensiero   
                Voglio ridere con te guardando un film che mi faccia piangere
Voglio sentire freddo di quello che mi fa stringere la sciarpa

                Voglio rimettere su i miei guantini lilla  che non tengono caldo ma son belli
                               Voglio avere il desiderio di averti e permettermi di non vergognarmi a dirlo   
                                              Voglio soffiare su ogni fiore per sentirne il profumo e per riempirmi di polline

                               Voglio che tu mi prenda per mano e mi porti ovunque tu voglia
                Voglio che decida tu per me perché ne ho bisogno davvero
Voglio vederti sorridere mentre dico qualche sublime sciocchezza
                Voglio dormire stanotte perché mi gira la testa
Voglio rimanere sveglia se rimarrai sveglio anche tu

                                              Voglio avere sempre  l'entusiasmo che ho mentre lo vedo andare via
                               Voglio conservare sempre questa leggerezza che mi solleva
                Voglio dare tutti i baci che non do da una vita
Voglio dare e prendere e dare ancora

                              
                                             
                                             
                              

martedì 30 ottobre 2007

Senza titolo 111




E poi ti presenti tu.

Arrivi qui usando l'unico mezzo che puoi per entrare in casa mia, il telefono.

Con voce rotta, quasi sottomessa mi chiedi dove fossi finita, perché non ti avessi più scritto.

Dov'eri sparita? Cosa è successo? Chi ti ha portato via da me?

E il colpo di teatro: Come puoi non sentire che ho bisogno di te?

Ma chi sei, ma cosa vuoi?

E' passato troppo tempo in cui sei stato un fantasma, un pensiero lancinante ma vago, qualcosa che credevo di aver addirittura inventato.
Sai tutto quel tempo in cui ero io a pensare a come facessi a non renderti conto che avevo bisogno di te davvero, di una cazzo di parola di conforto, una carezza seppur virtuale per farmi sentire meno sola seppure in compagnia. Dov'eri, tu?

E ora dimmi, hai sentito profumo di miele?

Ora che io ho risolto da sola, ora che ho capito di poter fare quello che prima mi pareva un miraggio.
Ora che sto organizzando la mia vita a mia immagine e somiglianza senza adattarla a nessun altro, senza limare le mie esigenze a quelle di altri.

Ora arrivi tu e mi dici quello che avrei voluto sentirmi dire tempo fa, molto tempo fa. Un tempo innaturale e non misurabile.

Non ti voglio qui. Non ti voglio con me.

Non sono per te, non sono tua, non ho voglia di te.

Non voglio le tue parole, non voglio che mi dichiari il tuo presunto amore e non voglio darti giustificazioni.

Non sono per te, questo ti basti.


lunedì 29 ottobre 2007

Senza titolo 110







No. Stillo indignazione.

Ci sono delle cose che davvero  non riesco a accettare.


L'obiezione di coscienza del farmacista, ha dunque rimarcato il Papa, è diritto riconosciuto quando si tratti di fornire medicine "che abbiano scopi chiaramente immorali, come per esempio l'aborto e l'eutanasia". E i farmacisti, importanti "intermediari tra i medici e i pazienti", "facciano conoscere le implicazioni etiche di alcuni farmaci".


Trovo assolutamente intollerabile, come essere umano e cittadino di questo Stato, che ci sia una così pressante ingerenza della chiesa nei confronti della vita di tutti, credenti o meno.

Gli esempi sono tanti e questo non è che l'ultimo passo - in ordine di tempo - del blaterare del papa e di tutto il suo entourage.

RU486, ad esempio. Al Sant'Anna avevano iniziato la sperimentazione su donne (visto che pare che fare abortire un topo non sia la stessa cosa...) e la sperimentazione mi risulta pretestuosamente interrotta.
Il referendum andato fallito per mancanza di quorum, e quante opportunità e speranze e soldi sono stati buttati alle ortiche.
Il tentativo di rimettere in discussione le leggi sul divorzio e sull'aborto, ultimi veri baluardi di avanzamento sociale ottenuti da questa terra così stracciata e troppo spesso reazionaria.

Ora ci mancavano i farmacisti.

E siccome
"E' un obbligo per i farmacisti, così come previsto dalla legge, garantire ai cittadini di trovare in farmacia i medicinali prescritti dal medico" spero che mai si riesca a limitare il diritto del cittadino alla cura, alla prevenzione e anche al NON AVERE FIGLI o AD AVERNE IN QUALUNQUE MODO POSSIBILE.

Che fino a prova contraria dev'essere una scelta.



*confusa sì, ma per altro*

domenica 28 ottobre 2007

Senza titolo 109





Dei bambini e Gioventù bruciata

Ho acceso il televisore.

Eh sì, a volte accade. Forse perché l'ho spolverata quindi ho ricordato ci fosse (oggi è giorno di cenerentola in mode on).

Ho visto un filmato girato a Napoli - ma poteva essere Pavia, Milano, addirittura la mia città! - che parlava di bambini. Bambini zingari, costretti ad elemosinare. Bambini obbligati  a stare per strada, accompagnati al mattino e organizzati in turni di lavoro, bambini picchiati se alla fine della giornata non hanno raccolto quanto dovuto, e si parla di una media di centocinquanta euro al giorno, mi spiego?

Bambini sporchi, spesso affamati, a volte stuprati perché si sa che una scopata d'un quarto d'ora vale almeno trenta euro e allora va bene anche  così, no? Piuttosto che stare per strada a ripetere il solito mantra "buongiorno signora dio ti benedica". E chi cerca un buco c'è sempre.

Bambini che si tenta di non vedere, a volte, sciupati dalla vita non vissuta, sfioriti in ignoranza e vergogna e degrado. Umiliati. Derisi. E allontanati perché pericolosi, e sporchi, e cattivi a volte. Nati e cresciuti per puro spirito utilitaristico. A volte comprati, anzi troppo spesso comprati sfruttando la fame familiare.

Bambini con lo sguardo tenero come quello di tutti i bimbi, ancorché sporchi. Ma respinti. Addestrati a dire bugie e a piagnucolare, a scappare e a non manifestare dolore.


*E in Piazza del Popolo, seduta da Rosati a prendere un aperitivo nel tardo pomeriggio, in un momento in cui il lavoro stava allontanandosi dai miei pensieri e l'unica cosa importante per me ero io, ecco che arriva una bimba; mi chiede una moneta e per principio rispondo no. No e basta. No non basta e le chiedo se vuole mangiare qualcosa. Sposta la sedia, si accomoda, la guardo. Bastano un tramezzino e cinque minuti perchè lei si scopra le braccia e mi faccia vedere un livido a pallini. Mi dice che i suoi parenti la picchiano con lo scolapasta. E io non ho parole. Ho solo voglia di avere una casa a Roma per poterla mettere dentro la vasca da bagno, strofinarla con il guantino che io stessa uso per levarle quella patina di lercio che ha addosso, voglio pettinarla e lavarle i denti, cucinare per lei. Darle qualche ora di fanciullezza*


So: che a chi si macchia del delitto di pedofilia vengono dati tre-dico-tre anni di carcere, quindi o virtuosi chissà quanto spesso vi è semplice trovare un bimbo e offrirgli cartamoneta in cambio di soddisfazione di bisogno. E come spero tu muoia in sofferenza, o virtuoso.

So: che si riesce a togliere la patria potestà a un padre che non versi puntualmente il mantenimento per i figli ma difficilmente ci si impegna a togliere e allontanare questi bambini da coloro che ne sfruttino la giovinezza.

So: che la violenza di qualunque genere nasce da uno scompenso sociale e pretendo che il genitore non sia solo colui che sfama o risolve bisogni ma soprattutto colui che ascolti. Che senta. Che abbracci e scaldi.

So: che una carezza vale mille sorrisi e so anche che un unico sorriso offerto da chi fatichi anche solo a distendere le labbra sia un patrimonio immenso.







sabato 27 ottobre 2007

Senza titolo 108





E poi quell'attimo magico in cui comprendi che gli occhi non stanno dormendo.

Il corpo immobile, solo la mano che scorre sul materasso a cercare il telefono incastrato fra i cuscini.

Spazio, libero di te. Silenzio, carico di te. Respiri lenti di sonno perso, di ore andate, di sospiri trattenuti.

E' l'alba. Apro le finestre e il fiato gelido del mattino mi pervade, oltrepassando il calore conservato fra le piume. Mi sorprende un cielo strinato di piccole nuvole incapaci di piovere, messe lì solo a ricordare quel che han regalato nei giorni passati. Acqua. Tanta.

E.

Di fronte a me luci che nel giorno che nasce si disperdono. E.
La ciminiera che mi fa pensare al tuo stupore. E.
Il mio sguardo scorre alle montagne.

Le labbra si aprono in una vocale tonda, quasi muta.

Bianco. Bianco, capisci? Bianco, lo vedi? Lo senti?

Ho voglia di te.




giovedì 25 ottobre 2007

Senza titolo 107




Ma lo sai che piove?


Da ieri, e non ha mai smesso.

Sento la terra che l'assorbe, gli alberi che la bevono. La sorseggiano lentamente, e si lavano in quelle piccole e costanti gocce che vengono giù come lacrime lievi, morbide.

Sento il profumo dell'erba bagnata, quella che ancora per poco resisterà alla brina.

Sento gli alberi ingiallire mentre la collina acquista i suoi colori d'autunno: il rosso, il giallo, il colore dei rami spogli dalle foglie che ora son posate a terra a far da tappeto ai miei passi.

L'ossequio della natura a chi la ama.

Sento il freddo. L'acqua che si posa e scivola sulla mia pelle lasciando strisce lucide, riflettenti.

Sento le montagne, queste mie, innevate e gelide, so di castagneti ormai bianchi in cui infilare le mani fra i ricci a prendere i frutti. So di vipere che ormai si nascondono e dormono, e non sono più pronte a colpire.

Sento la città assopita risvegliarsi fra le pozzanghere, agitarsi frenetica fra traffico e nuvole. La sento e la voglio sentire e confrontare.

La mia città post-moderna, sempre in bilico fra l'essere altera e il mostrarsi puttana.

Sento la voglia di andare là dove ho lasciato un pezzo di me, per dimostrare a me stessa di potermi riprendere quello che ho dato pur lasciandolo a chi l'ho donato. Sento la voglia di averne percezione.

Sento che ci saranno altre città, e altre montagne, e altri viaggi.

Sento il bisogno di affidarmi, di lasciarmi stare, di coccolarmi.


mercoledì 24 ottobre 2007

Senza titolo 106




Trascorre un'altra notte vuota di sonno e piena di voglia di aver voglia di qualunque cosa.


E dovrebbe svuotarmi, dovrei essere piena di immensa stanchezza, fisica e mentale.

E' da tanto che mi sento dire che prima o poi crollerò, che non è umanamente possibile dormire tre ore per notte - quando va bene - frammentate per giunta, e non pagarne il prezzo. E continuo a non crollare, ad essere presente a me stessa e agli altri.

Notti insonni a sentire il suono del buio rotto appena dalla lucina degli angeli - come tutti i bimbi anche io ho bisogno di una piccola luce, pur muovendomi nella notte - ad avvertire il profumo della terra che si bagna e la pioggia fine, acuta, limpida, che riesce a nettare tutto.

E arriva il mattino, anticipato non dalle luci ma da rumori che non appartengono alla notte che anche se lontani mi raggiungono

Eppure il mattino riserva sorprese: le luci soffuse, azzurre, appena riescono a far splendere i granelli di ghiaccio che come piccoli aghi si spandono nell'aria e volano via insieme ai pensieri, i suoni attutiti, i passi sull'erba brinata, quel filo di freddo che si insinua nella camicia sottile e sotto la gonna.

Mi stringo in questo cappotto di pelle nera che contrasta con il bianco delle mie mani, fumo sigarette e vapore acqueo e mi piace non sapere quando l'uno finisca e l'altro inizi.

Sorrido ad un caffe caldo e ben fatto.

Accarezzo il cane a passeggio, saluto il signore che lo accompagna.

Mando un bacio lontano.

Oggi.








martedì 23 ottobre 2007

Senza titolo 105




Agli occhi degli *altri*, a volte.


Ritrovarmi in una descrizione in un modo talmente pregnante da decidere di appropriarmene.
Soprattutto dal momento in cui mi è stato detto che parla proprio di me.

Non so come ho fatto né tanto meno come abbia fatto, lei, ad avere di me una fotografia così assolutamente mia,  che avrebbe previsto più conoscenza, più dialogo, più tutto.

Ho chiesto il permesso di riportare qui il post di di PolverosaMente



E mi domando: con quali occhi mi ha vista?

Eccolo.





E sono folate queste, pervase da una violenza tale da scardinare e spostare.
Così possenti ed inattese che scompensano gli equilibri.
Che sballano e sconquassano.
Rimescolano e girano, girano. Miscelano carne e pensieri.
Avvolgono e riempiono.
Triturano in un soffio tutta la solidità di cui ti eri appropriata.
E trattieni il fiato mentre accogli sul viso e tra i capelli questo sbattere di vento autunnale.
Potresti provarne fastidio e spontaneamente voltarti, per posizionarti controvento e lasciarti lambire.
Tu no, tu ti metti a suo favore e ci cammini dentro.










lunedì 22 ottobre 2007

Senza titolo 104




e ogni volta mi pare di sprofondare
in tutta quella luce
perdo i sensi in quel bagno di Anima
in quella fame e in quella sete
in girotondo perpetuo
mai fermo
culla dondola ninna
mi prende mi circonda mi stringe
e mi lascia cadere
e mi lascio cadere
scivolare
lenta
giù
e
su

domenica 21 ottobre 2007

Senza titolo 103




~Il Mio Viola~



Giro in tondo nella mia stanza viola, la osservo con attenzione a scoprirne eventuali imperfezioni, me ne approprio e mi riempio gli occhi di questo vuoto, di questo vuoto pieno di me.

Ripenso a un letto blu notte che mi ha accompagnata per dieci anni con un brivido di malinconia; in fondo un po' ne sento la mancanza perché era mio  e separarmi dalle mie cose mi da un senso di  vertigine.

Ma è stata una scelta. E mi piace scegliere. Ho lasciato andare ciò che non era più e ora ne abbandono anche gli oggetti, le forme, le impronte.

Rimodello la mia casa nella forma che adesso sento più mia, nei colori esasperati e aggressivi, nella cupezza che io stessa illumino.

Ogni piccolo cambiamento la fa più bella perché più mia. Arriverà anche la mia camera (o)scura, metterò le tende di un viola più carico, le foto goccioleranno dal soffitto, le pareti si riempiranno di me.


°EgocentricA°


Cambierò anche la disposizione degli elementi. Di fronte al letto ci sarà l'armadio a specchio, a lato ci sarà lo specchio che mi accompagna in ogni riflessione. Non avrò modo di non specchiarmi, ovunque mi volterò. Rivedrò in ogni parete l'immagine di me stessa e mi sarò di monito. E di conforto.

Dove prima c'era lo studio  e tutte le cose tecnologiche ora ci sarà l'estensione della camera da letto. Attigua, contigua, non c'è porta divisoria. Ci sarà un divano, un cassettone perché da qualche parte devo pur mettere tutto quello che ho; ci saranno libri e lampade posate a terra ma di luce fioca, 'ché non è quella artificiale la luce vera. Ci saranno ancora fotografie e immagini,  sarà pieno di me. Anche quello.


°AffinitA'°


Immersa nel Mio Viola guardo fuori dalla finestra. Lascio andare lo sguardo lento. I tetti sono ghiacciati, per la prima volta in quest'anno vedo  il bianco ghiaccio e ho un sorriso. Fuori c'è freddo, penso. Poi lieve  continuo  a spaziare fino ad arrivare alle montagne e al Monviso. C'è la neve, lassù.

Mi aspetto dei grandi regali da questo inverno. Il freddo vero, la neve, la nebbia sottile. Il fiume agitato dall'acqua nervosa. I termosifoni bollenti e la coperta calda quando leggerò sul divano. Nuovo.

La ciminiera restaurata e conservata - archeologia industriale, arte contemporanea - fuma vapore acqueo e richiama un pensiero. Me lo ripasso in bocca e gli sorrido, così affine e inconsueto. Un tepore nuovo, per questi giorni che mi vedono dondolare fra amore e rabbia. Una carezza.

Tutto il resto, ne sono certa, aspetta me.





sabato 20 ottobre 2007

Senza titolo 102




E sarà che sono stanca.

E anche che sono triste. Capita.

E malinconica, ma questa fa parte di me.

Solo che a volte la sento di più e mi stringe troppo forte, mi fa mancare il respiro.


E sarà che oggi è il venti, che è passato un mese e un mese fa ero altrove; malinconicamente felice e assolutamente piena, lo guardavo come se non avessi mai visto prima una creatura del genere - e non l'avevo mai vista prima! - e mischiavamo ogni scintilla di noi lì dentro.

Una sera senza musica, perché la musica era lui ed ero io.

E c'è una marea di cose che vorrei dirgli, che non gli ho detto ancora, che forse non gli dirò mai. In fondo non sono necessarie, non al presente stato dei fatti. Quando tutto questo passerà - se passerà - probabilmente  riuscirò anche a dirgli tutto.

*quando mi passerà magari ti sfotterò anche un po' e ci rideremo su*

Non sempre è utile e piacevole una sensibilità così accentuata come la mia. Conosco le dinamiche e le vedo rivolte altrove. Vorrei avere il diritto di provare rabbia. E invece sembro *impassibile*.





la mia camera ora è viola.  quando arriverà la tempesta i fulmini si sentiranno richiamati e scoppieranno lì dentro. sono stanca ma, per quello che ho fatto, soddisfatta.







venerdì 19 ottobre 2007

Senza titolo 101




Rosso.

E' così che ti vedo ora, Amore Mio: Rosso.

Rosso come l'acqua che riempie la fontana di Trevi: che la realtà non è *solo* quella che si vede con gli occhi ma quella che si sente nell'Anima. Come uno strappo alla quotidianità, a quel che si è imparato a riconoscere come normale.

La norma non è rosso.

Rosso. Come il sangue che scorre a fiotti dentro e fuori di me, dentro e fuori di te, come le ferite che sappiamo infliggerci senza accusare dolore apparente. Come fosse normale sanguinare, perdersi per non ritrovarsi mai completamente, e cercare con rabbia chi ci completi.

La rabbia è rosso.

Rosso. Come un racconto esposto al singolare perché l'unicità fa meno male di un *noi* impalpabile, perché è più facile accettare la non esistenza di *noi* piuttosto che la fine, o il non inizio.

L'inizio è rosso.

Rosso. Come parole che si stagliano in un cielo nero, rosso rubino splendente, rosso come questo filo che all'alba di una ricorrenza ancora non voglio strappare. Rosso perché pieno di ogni mia sensazione più profonda. E il mio profondo è rosso.

Il filo è rosso.

Rosso. Come la traccia lasciata su lenzuola candide. Madide di parole e spalle fredde, di abbracci e mani strette, di parole e inquietudini, di desideri impellenti e soddisfazioni rapide. Macchie rosso sangue  di mancanza di abitudine, di consuetudini dimenticate, di corpi provati, di me.

Io sono rosso.
Io sono nero.
Io sono viola.
Io sono piena.
Tu, semplicemente, sei.
Tu.


giovedì 18 ottobre 2007

Senza titolo 100




No ordinary Love



*con quale aspetto Amore verrà a me, in quale corpo si mostrerà di nuovo?
l'Amore è assoluto, non si può comandare, accelerare, evitare, guidare.
l'Amore è totalità e pienezza*

[Pier Vittorio Tondelli - Camere Separate]



Così tanto, così tutto. Sento addosso queste parole che quasi aggiungerne altre sarebbe superfluo.

Ma.

Io ho le mie parole che ora mi sorridono, sulla punta della lingua, dicendomi: pensavi di poter decidere, vero? di essere talmente abile a scansare almeno apparentemente le emozioni da riuscire a stabilire  come e quando e chi, vero? E ridono. Ridono, quelle!

E alla fine rido anche io.

L'amore è *non ostante tutto*.

E' anche *chi se ne frega se non mi ami tu, io TI AMO* detto così, con buona dose di violenza perché costa fatica e qualche groppo in gola dire quel *chi se ne frega se*,  ma va detto così.

Con violenza.

Diretta. IO TI AMO.



mercoledì 17 ottobre 2007

Senza titolo 99




E all'improvviso i sensi si acuiscono.

Un rumore che non riesco a razionalizzare, un respiro, un movimento attutito lì fuori.

Passi. Passi silenziosi.

Mi irrigidisco e guardo i gatti. Loro dormono, loro.

Metto giù dal divano i piedi nudi sul marmo freddo e il brivido che ancora non trovava modo si schianta sulla mia pelle.

Silenziosa, trattengo il fiato. Guardo fuori. Niente.

Accenno un sorriso e ritorno al mio libro. Eccolo. Di nuovo.

Mi sento messa all'angolo. Impotente. Ho paura.

E così ho passato la notte.

Un poco di sollievo da parole che contano, perché sì, ti ho sentito vicino. Perché la contemporaneità e il tuo sentire il mio disagio mi ha tranquillizzata. Almeno un po'.

Ma ho provato paura. Irrazionale, immotivata. Paura non per me, o meglio non solo per me. Paura per *loro* e per il male, per la cattiveria, per la bestialità.


L'ho fatto, sai: sono andata a comprare quelle cose di metallo che bloccano le tapparelle, quanto prima verrà qualcuno in casa per l'antifurto (che pare si chiami perimetrale, quante cose insegna la paura!).

Dici che non devo respingerla né ritenermi sciocca per questo. Non lo so. Ci provo.

Intanto mi amo e mi sorrido, anche quando sulla mia faccia è dipinta la paura *come se mi dovessero fare l'iniezione*.

Mi sorrido compiaciuta, che con me sto bene.

Accetto anche di essere così fragile, così inguaribilmente comica quando mi guardo intorno a cercare l'oggetto delle mie paure.

Mi sorrido, e mi amo. E.

martedì 16 ottobre 2007

Senza titolo 98







Voglio un mondo comico voglio un mondo che faccia ridere
un cielo comodo e qualcuno s' affaccia a rispondere
Voglio svegliarmi quando voglio da tutti i miei sogni
Voglio trovarti sempre qui ogni volta che io ne ho bisogno
Voglio volere tutto cosi voglio riuscire a non crescere
Voglio portarti in un posto che tu proprio non puoi conoscere
Voglio tenere qualcosa per me qualcosa che sia per me per me
Voglio il tempo libero si ma libero proprio ogni attimo
e alzare il minimo con la vita che mi fa solletico
Voglio restare sempre sveglio con tutti i miei sogni
Voglio tornare vergine ogni volta che io ce ne ho voglia

Voglio volere tutto cosi voglio riuscire a non crescere
Voglio portarti in un posto che tu proprio non puoi conoscere
Voglio tenere qualcosa per me qualcosa che sia per me per me

Voglio volere io voglio un mondo all’altezza dei sogni che ho
Voglio volere Voglio deciderlo io se mi basta o se no
Voglio volere Voglio godermela tutta fin quando si può si può

Voglio un mondo comico che se ne frega se sembra ridicolo
Un mondo facile e paga lui e vuol fare lo splendido
Voglio non dire mai è tardi oppure peccato
Voglio che ogni attimo sia sempre meglio di quello passato

Voglio volere tutto così voglio riuscire a non crescere
Voglio portarti in un posto che tu proprio non puoi conoscere
Voglio tenere qualcosa per me qualcosa che sia per me per me
Voglio volere io voglio un mondo all’altezza dei sogni che ho
Voglio volere Voglio deciderlo io se mi basta o se no
Voglio volere Voglio godermela tutta fin quando si può si può

[Luciano Ligabue - Voglio Volere]


E non c'è cosa fra quelle che io non voglia.
E non c'è immagine fra quelle che io non senta.
Che non senta precisamente in quell'ordine: calore, impronta, distorsione, Amore.

lunedì 15 ottobre 2007

Senza titolo 97




E rifletto.

Su atti e fatti, su incroci casuali e realtà oggettive.

Sui punti fermi e sull'accettazione di quel che non vorrei accettare.

E sul voglio e sul non voglio, anche.

Si parlava d'amore. Mi si chiedeva se avessi  netta la distinzione esistente fra Amore e infatuazione.

Io sì, lo so.

Sono grande, ho risposto.

Però mi faccio aiutare da Roland Barthes, oggi, che mi ha offerto le parole:

*Amare ed essere innamorato hanno fra loro un rapporto difficile: poiché, se essere innamorato non assomiglia a niente altro (una goccia di essere-innamorato diluita in una vaga relazione amichevole la colora vivacemente, la rende incomparabile: io so subito che nel mio rapporto con..., per quanto prudentemente mi trattenga, c'è dell'essere-innamorato), è anche vero che, nell'essere innamorato, c'è dell'amare: Io voglio prendere, ferocemente, ma so anche dare, attivamente.
Chi, dunque, può centrare questa dialettica?
Chi, se non la Donna, colei che non si dirige verso nessun oggetto, solamente verso Il Dono?*



Ci sono cose che si sentono subito.

A volte si fa in tempo a scappare, altre proprio non si ha l'intenzione di resistere, altre ancora ci si sente talmente *forti* da poter affrontare qualunque cosa e cadere in piedi.

A volte si fanno errori di valutazione.

Io so cosa significhi essere innamorata. E so cosa sia amare. E so che una sola goccia di essere-innamorata colora vivacemente qualsiasi cosa e la rende incomparabile.

So anche che passerà, un giorno. Forse. E so distinguere quello che passa e non lascia traccia e quello che invece imprime un marchio a vita. Anche se passa. Forse.


A dispetto di tutto, mi spiego?

sabato 13 ottobre 2007

Senza titolo 96




Let me see you stripped down to the bones








E più di così davvero non posso.

Un nudo integrale, direi.

E' per dire che queste mani non sanno solo scrivere.

Oggi lavori di bassa manovalanza. In compagnia dell'ex uomodicasa - che gentilmente si è "offerto" dietro pressante richiesta di aiutarmi - ho smontato un armadio. Insomma, lo so fare. E' che i pezzi erano grossi e da sola non avrei potuto portarli giù ma avresti dovuto vedere queste mani armeggiare con pinze, cacciaviti e martelli. Per non dire dei sei piani scesi a piedi con i pezzi che nell'ascensore dei puffi non potevano starci neanche a morire: quante volte li ho fatti?

Ora sono *sfranta*. Ma anche di più.

E quindi mi serve un premio. Una cosa piccola.

Oggi è giorno di miracolo: la pizza sarà mia. Tutta tutta. Eh lo so, pare cosa da poco. Ma la pizza ha per me un fascino al quale fatico a resistere - ma resisto -

A pensarci oggi mi potrebbe anche essere chiaro il motivo, vista l'origine. Ma.

Rimane il fatto *certo* che queste mani, per quanto abbiano dimostrato di saper fare praticamente ogni cosa - va be' tranne cucire, che non ce la posso proprio fare a tenere un ago in mano - siano nate per altro.



Accarezzare.
Scrivere.
Fotografare.
Toccare.
Stringere.



E cucinare, consolare, asciugare lacrime, nascondere, dare piacere.



*no, non mi sono dimenticata di te neanche oggi. non è possibile. sono piena delle parole che tu sai*

venerdì 12 ottobre 2007

Senza titolo 95





¥légami¥



Credo che sia magia.

Non esiste spiegazione logica alla netta sensazione di sentirmi infinitamente legata a una persona che è passata *per caso* nella mia vita e che immediatamente mi ha fatto sentire condivisa.

Ho iniziato a legare pensieri a parole senza neanche rendermene conto e continuo a scandire gli attimi che passano in assenza.

E ogni giovedi è un giorno da ricordare. Non un filo che si spezza ma un filo che si annoda ad un passato così presente da essere a volte lancinante.

Ho con me una marea di sorrisi da tirar fuori all'occorrenza - i tuoi sorrisi -  e quando ne prendo uno lo metto in bocca come fosse una caramellina al latte, di quelle che si mangiavano da bambini, che si attaccavano ai denti e impastavano la bocca.

Un sapore tenero che sa di carezze e abbracci lunghi una notte, di risveglio delicato, di tentazioni e di te.

mercoledì 10 ottobre 2007

Senza titolo 94




E' una vertigine, un capogiro.

E' una sensazione che mi fa girare intorno alle cose e intorno a me stessa, mi confonde e mi strema.

Mi riempie di note e ad ogni suono un feedback , ad ogni parola un flash.

E continua da non so più quanto, minuti ore giorni da cui non intendo separarmi perché ora sto bene così, a crogiolarmi in questo tormento, in una frustrazione dolce, in un sapore aspro che sa di assenza e abbandono incolpevole.

E allora ci giro intorno, una Luce ferma ma mai statica che aspetta di vedere un altro graffio affiorare sulla pelle candida, straccia ancora qualcosa ti prego, qui è ancora puro, puoi toccarmi.

E puntualmente mi accontenta, non esiste un solo centimetro di quel che posseggo che non senta fortemente mio e astrattamente tuo, tuo per qualche ora ma strisciato per sempre.

E mi piace così e non voglio allontanarmi e neanche provare a dimenticare, a cambiare, a snaturarmi. Sento tutto, tutto qui sul plesso solare, la fatica di un respiro inutile perché in realtà non voluto, perché mi piacerebbe trattenere tutto il fiato che ho e che avrò per urlare a te e al resto quello che ho dentro, 'ché non ho più voglia di sussurrare e neanche di smettere di sentire.

E per sempre non esiste. Esiste. Sempre.

E anche infinito. E Infinità.





Vieni qui, vicino a me e fatti piccola
ti sogno avvolta e tenera in calde cavità

La mia emozione è un brivido e non lo sperderò
ma prenditi un mio battito e mischialo coi tuoi

La cosa più speciale che mi potessi offrire:
un lampo di infinità.
Che non mi fa dormire e non mi fa vegliare:
ora è per sempre ora

Vieni a farti vela in me e portami con te
c'è un soffio di vertigine che ci sospingerà

La cosa più speciale che mi potessi offrire:
un lampo di infinità.
Che non mi fa dormire e non mi fa vegliare:
ora è per sempre ora

Rimani così nel sogno in cui sei
e lasciati sussurrare:
"Rimani così nel sogno che sei
e lasciati accarezzare"

Rimani così nel sogno in cui sei
e lasciati mormorare:
"Rimani così nei sogni che fai
non ti vorrò ridestare"



[Marlene Kuntz - Infinità]

martedì 9 ottobre 2007

Senza titolo 93










E voglio mani piene e mani calde.
          Le mie mani e le tue mani.
                Voglio mani che sappiano parlare.
                      Che sappiano farmi sospirare.

E voglio mani che sappiano farmi tacere.
          Placare. Rilassare. Esaltare. Giocare.
                Voglio mani a cui insegnare e mani dalle quali imparare.
                      Le voglio così. Le voglio per me.





                     

lunedì 8 ottobre 2007

Senza titolo 92




Wait darl', be quiet and wait .


Attendere, attendere sempre, placare l'impazienza posandoci su dei pesi come facevo da bambina con le foglie da seccare.

Il tempo si dilata, i giorni gocciolano, parole e parole e desideri e voglia e bisogni e necessità.

Tutto.

Ecco: tutto.

Per poi avere  la sensazione di *sentire*, qui e ora, che quello che voglio esiste e deve essere mio.

Quel vago senso di possesso - hai presente? - che fa girare la testa, una sensazione di vertigine incontenibile e i brividi che salgono lungo la schiena e le guance arrossate nel rendermi conto che le parole, le mani, i respiri, i sospiri sono miei.

Quel modo di aggiungere l'aggettivo *mio* a qualunque pensiero che lo contenga - tutti - fino a riaprire gli occhi al mondo e rendermi conto che di mio non c'è altro che quello che posso toccare tutti i giorni: me stessa.

Ma.

Io voglio. E quando voglio immagino, e sogno e ricordo e desidero e mi sfinisco. E vaneggio, viaggio con i miei pensieri, lascio mischiare sorrisi e sospiri e pelle. Pelle.

Tutto.




Pelle: è la tua proprio quella che mi manca
in certi momenti e in questo momento
è la tua pelle ciò che sento nuotando nell'aria.
Odori dell'amore nella mente dolente, tremante, ardente:
il cuore domanda cos'è che manca
perchè si sente male, molto male, amando, amando, amandoti ancora.

Nel letto, aspetto ogni giorno un pezzo di te
un grammo di gioia del tuo sorriso e non mi basta
nuotare nell'aria per immaginarti: se tu sapessi che pena.
Intanto l'aria intorno è più nebbia che altro
l'aria è più nebbia che altro

E' certo un brivido averti qui con me
in volo libero sugli anni andati ormai
e non è facile, dovresti credermi,
sentirti qui con me perchè tu non ci sei.
Mi piacerebbe sai, sentirti piangere,
anche una lacrima, per pochi attimi.
Mi piacerebbe sai...

[Marlene Kuntz - Nuotando nell'Aria]

sabato 6 ottobre 2007

Senza titolo 91




E' che oggi è una bella giornata, è che sto bene e sono contenta.

Perchè insomma, ci ho pensato su.

E dico: ma se mi è successa una cosa bella per quale motivo devo pestarmi e pensare a quando inizia e quando finisce e se se se se...se niente! E' bella e basta.

Ho bruciato dieci anni e non ho uno straccio di ricordo. Lo so, è strano. Ma non c'è niente che mi ricordi, che mi faccia arrabbiare o che mi strappi un sorriso. Niente. E in fondo mi spiace perché sono stati dieci anni miei di cui evidentemente pur non volendolo mi sono spossessata.

Sono uscita da questi non-anni un po' strisciando fino allo scatto di reni finale. Ho detto basta. Nel frattempo ho perso energia, voglia, desideri, soprattutto ho confuso l'idea di me stessa in tutta quella pochezza. E poi?

E poi mi sono ritrovata così, magari non con dieci anni in meno - eh be'... - però all'improvviso innamorata, sorridente, ansiosa, maliziosa, presa da mille cose. E allora ci sono, sono sempre io! E sì! E in tutta questa bellezza che piango a fare? Ci sta ogni tanto, ma soprattutto rido e sorrido. E sono felice di quello che sento dentro, di questo spazio tutto occupato, di quello che ho e che ho avuto e che avrò, che ne so.

Stamattina poi mi sono risvegliata che ancora mi girava la testa e avevo una sete che mi sarei attaccata alla canna ma con una voglia di fare tutto ma proprio tutto. Doccia, un briciolo di colore in viso, jeans camicia e via.

Se sorrido la gente sorride. Una signora mi ha abbracciata, anche! Che mi ha chiesto *come stai* e io ho solo sorriso, e lei mi ha stretta forte forte e mi ha detto *non hai bisogno di parole, lo vedo che stai bene e  tu lo sai che se hai bisogno di una mamma in più sto due piani sotto casa tua, vieni quando vuoi*. E a me non serve niente, mi piace solo sapere che c'è chi pensa a me. Così, per farlo. Perché se la sente.

Ho girato al mercato - e quanto mi piace! - ho comprato i fiori e ho la casa piena di rose e girasoli che mi riempiono gli occhi e i pensieri e il cuore. E i sensi, che amo il profumo dei fiori. Ho spedito un pacco. Ma quanta ansia deliziosa in quel pacco! Che mi da i brividi il pensiero di quando verrà recapitato e aperto e quando i colori esploderanno e io me la immagino, l'espressione. E ho anche un pochino di imbarazzo, che le lettere di carta sono un'arma, una bellissima arma.

E' che gira così. E tutto il resto è altro.

giovedì 4 ottobre 2007

Senza titolo 90




Dubliners



Nelle brevi giornate invernali veniva buio prima che avessimo terminato di cenare e, quando ci ritrovavamo nella strada, le case erano già in ombra.

Lo squarcio di cielo sopra di noi era di un colore violetto cangiante, e verso di esso i lampioni alzavano le loro deboli lanterne.

L'aria fredda ci pungeva, pure  continuavamo a giocare finchè ci sentivamo tutto il corpo in fiamme.


Così James Joyce nei primi anni del secolo scorso.




Così Dublino oggi.

Di un cielo sempre schermato dal grigio delle nuvole, che squarciano il cuore quando esplodono stracciandosi in un azzurro strisciato di bianco.

Di pioggia sempre pronta a venir giù in gocce piene, cariche e furenti, di quelle che fanno pensare alla fine di tutto, alla fine del giorno, alla fine della fine quando all'improvviso smettono di esserci.

Di un sole che all'improvviso si permette di asciugare le strade, di spogliare la gente mentre ancora a bocca aperta dallo stupore si domanda dove sia finito tutto quel che c'era un attimo prima.

Di donne dai capelli rossi, di uomini dai capelli biondi, di uomini che sanno di uomini e uomini che sanno di maschi.

Di un accento rauco e una parlata veloce, di una danza tradizionale e di un ballo fatto a piedi nudi, a scansare i cocci per strada.

Di pub pieni di varia umanità, di case abbandonate e fabbriche di birra, di strade immense e mercati del pesce, di persone pronte al sorriso e a scrivere su un pezzo di carta quel che non riescono a spiegare a parole.

Di Liffey che si perde verso il mare portando anche gli sguardi e le parole, di acqua cupa e mai quieta, piena di rabbia e nervosa quasi avesse sdegno a mischiare il dolce con il salato.

Di chiacchiere perse seduti sulla sponda del fiume, di luci che si confondono e di tatm in grà leàt.



Di una dimensione che voglio sia la mia, e la tua quando vuoi. Se vuoi.



mercoledì 3 ottobre 2007

Senza titolo 89






♦Once upon a time♦




Quando tutto sembra sospeso, leggero, senza confini.

La dimensione del sogno è così.

Sognare di essere circondata dalle farfalle, alcune piccole altre grandissime, vederle volteggiare intorno e cercare di osservarle meglio. Studiare i cerchi di colore nelle ali, sfumature e linee nette.

Cercare inutilmente di controllarne il movimento con una sottile striscia di timore, perché anche le farfalle hanno un lato malvagio. E lasciare, infine, che una si posi sulla mano.

Raccoglie le ali e poi le spiega, in movimento morbidissimo. Lento. La mano distesa si ricopre di una polvere argentata.

Un sorriso  rompe il silenzio mentre avvicino a te la mano in cui la farfalla è posata; con lentezza esasperante lei  si scuote e cammina verso te, che ti avvicini. E sento il tuo esserci.

Rassicurarti con un sospiro che invita a non aver paura.



E la prendi tu, quella farfalla. La mia.



E io sorrido, e sorrido con gli occhi lucidi.




martedì 2 ottobre 2007

Senza titolo 88

In nome del popolo che non amo



Imputato si alzi.
Lei e' condannato
ai lavori forzati.
Per aver mercificato la sua fiducia.
Per averla resa accessibile
a chiunque
in nome della paura della solitudine.
Per paura dell'esilio.
Per eccesso di riscatto.
Per questo ed altro
la dichiaro
colpevole.(*)







E' necessario che questa Corte si pronunci in assoluzione o condanna, Vostro Onore?

Non può, almeno per questa volta, evitare di essere così settario e lasciare il giudizio sospeso?

Non può solo guardare con ammonizione o consenso e non giudicare?

Io esigo, Vostro Onore, d'essere lasciata libera di sbagliare.

Di continuare ad avere fiducia nonostante i calci in faccia che il volgo di tanto in tanto mi impartisce.

Esigo di non smettere d'essere me stessa nonostante tutto.

Esigo altresì di continuare a lasciarmi ferire perché se sanguino so di essere viva e vitale, e non un sacco di carne e fluidi che si trascina per le vie.

Io voglio continuare a donare pezzi di me a prescindere dal merito.

Pretendo di disporre di tutti i miei sentimenti e delle emozioni a mio piacimento, a prescindere dal fatto che tutto ciò sia ricambiato.


E' per questo, Vostro Onore, che Vi chiedo:

- di ritrovare in Voi quel che di mortale ancora da qualche parte esiste.

- di mettere di fronte ai Vostri occhi innanzi tutto il respiro, di sentire il battito e di lasciarmi libera di sbagliare, se di errore si vuol parlare.

In alternativa, o Giudice, condannatemi alla pena capitale.

Perché io, sia chiaro, di questo mio essere non mi pentirò mai.(**)



* per gentile concessione di iltitto.splinder.com

**light, me stessa, me myself and I, io. Condannata, forse, ma mai pentita. Mai signore, mai.









 

lunedì 1 ottobre 2007

Senza titolo 87




Ho freddo.


Niente di particolarmente climatico, credo. Il freddo fuori mi piace, è di un delizioso azzurro e in fondo per vincerlo mi basterebbe coprirmi un po' di più [il freddo alle spalle, un altro sentire in comune]

Ieri notte ho rincorso le ore inseguendo l'eco di voce e parole che mi mancavano, le ho contate mentre scorrevano piano, minuto dopo minuto, rilasciando l'attenzione alle piccole cose e accarezzando il mantello morbido dei miei gatti.

E mi sfuggiva il sorriso, che è sempre pronto a lasciarsi andare sulle labbra appena sembra che un soffio ci si possa posare. Un soffio, altre labbra, respiro  caldo.

Stamattina poi Torino mi ha regalato la prima nebbia, le prime nuvolette di vapore acqueo dalla bocca. E camminavo, andando verso il parco, e mi sentivo lieve e sollevata - ma mi basta davvero così poco? -


Ho freddo. Dentro.


Vorrei legare l'affetto d'amicizia pura a lui, che per me ha sempre un pensiero, una preoccupazione nascosta, un interesse tenero. A lui che reputo un amico vero nonostante la distanza e le scarse occasioni di incontro - ma anche in questo caso la distanza non conta, e lo sappiamo bene noi - che oggi ha perso un riferimento importante.

Io, @m@s, ti vorrei tenere stretto, vorrei essere seduta al tuo fianco come venerdi scorso a guardarti giocare e mangiare, tu così magro. Vorrei vedere anche oggi la tua espressione scherzosa mentre mi mostri la funzione slide, con quegli occhi che sembravano prendermi in giro.

Perchè so quale sia la capacità implosiva della sofferenza quando non si è abituati a manifestarla.

Per questo vorrei abbracciarti e dirti con le parole tutto il bene che ti voglio.