mercoledì 12 gennaio 2011

Senza titolo 416




on the road



 



c'è che, nonostante il silenzio che ultimamente è la mia cifra principale, io vedo, guardo e sento.

la mia attenzione è attratta dalla gente, da quella che incontro per strada e da chi invece per strada ci vive e non certo per scelta.

guardo la mia città divisa in due dalla paura.

i lavoratori della fiat e dell'indotto -che sono decisamente molti, molti più dei dipendenti di mirafiori- sono terrorizzati dal cappio che pende sopra la loro testa, pronto a tendersi e a strozzarli.

sono per strada e parlano, urlano, piangono; oppure ostentano tranquillità, fiducia, sopraffatti da una sorta di sindrome di stendhal verso un uomo che vorrebbe portare una ventata di modernità che accompagni con cura i lavoratori verso il passato, quello in cui esisteva il padrone.

che termine desueto, né? il padrone. eppure.

c'è chi in strada muore. bambini, barboni, tossici.
ché oggi si muore di fame, di stenti, di freddo.
si muore di indifferenza.

si muore anche sotto un treno.
paolo ha scelto di fare così: dicono le telecamere della stazione che, prima di fare il salto contro il treno merci di passaggio, abbia fatto due telefonate che dai gesti parevano concitate.
poi ha rimesso il telefono in tasca, ha tirato su il cappuccio del giubbotto, si è girato e via.
non ne è rimasto niente.
solo il video.
intorno disperazione, dentro tutti, dentro ciascuno di noi che lo conoscevamo ma anche dentro ogni persona che sappia cosa sia il tormento.


la notizia di paolo mi è stata data mentre passeggiavo incantata fra le vie di praga.
così, scendendo dal castello verso via neruda, paolo si è disperso in me.
e io mi sono persa per praga, con il pensiero di lui dentro e gli occhi pieni di bellezza e disperazione.


praga, la bellezza.
il contrasto.
l'occupazione.
il regime.
la polizia segreta.
la censura.
la rivoluzione.
la liberazione.
e ancora la bellezza.





 

6 commenti:

  1. dopo essermi smarrito nella lettura... rispettosamente: paolo ora può accompagnare e sostenere quelli che sono restati qui... a scelto di elevarsi per darci insegnamento e proteggerci
    è vero muoriamo di indifferenza

    un abbraccio

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  2. vedi, io credo che dopo la morte ci sia il niente.
    c'è chi diventa vermi e chi cenere ma insomma non credo che la morte elevi: semplicemente termina una vita.
    rimane però il fatto che la scelta di paolo -pur avendo creato scompensi in altre persone- è stata una scelta.
    forse malata, forse viziata, ma comunque una scelta.
    dolorosa almeno quanto l'indifferenza.


    se hai voglia di saperne di più, di sapere altro, ti invito a visitare il blog dei miei ragazzi (lì capirai di cosa parlo): http://thebadcompany.wordpress.com

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  3. Le correnti di pensiero su quanto c'è dopo la morte sono molteplici, alcune simili, altre completamente divere ed in alcuni casi irragionevoli; io non so cosa c'è dopo... non volevo alludere a nulla, ho scritto di getto ma confermo il concetto... volendo al posto di elevarsi potevo scrivere "si è trasformato", troppi ragazzi ho perso durante il mio cammino.

    interessante il link che hai lasciato

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  4. sembra tutto bello dentro le tue parole. anche la desolazione, la paura, la sofferenza.

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  5. io credo che dopo la morte ci sia un'altra vita, e un'altra e altre......
    non ha alcun senso presenziare senza scopo su questo pianetucolo per 80 , 100 anni, quando e se va bene.
    e allora credo nel karma e credo nella natura in evoluzione.
    e un bacio a Paolo :)
    B.

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  6. PM, in realtà è tutto bello. o tutto brutto.
    è questione di percezione.

    bibi, perché dovrebbe esserci uno scopo?
    vivere è già di suo importante, non vedo per quale motivo dovrebbe essere prevista anche una "ricompensa".

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