Al mio amico hanno rubato i sogni.
Mi chiamava per raccontarmi di porte e finestre, di muri e balconi, di soffitti con le travi a vista e della sua mansarda. Il suo nido.
Stavamo al telefono fino alla zona d'ombra della bassa padana, e gli lasciavo raccontare storie di muratori e di mutui, di casa piccola in cui ormai in tre non potevano più stare; tirava giù improperi quando si parlava di contratti di gas e acqua e luce, di mutuo e lavori fatti nel fine settimana per coprire le spese.
Mi mandava foto di quella che ai miei occhi era un cantiere e per lui era già 'casa'.
E un paio di mesi fa è riuscito a possederla, la casa: lì dentro tutto trasudava fatica e amore, sapeva di vita vincolata ai mutui ma finalmente poteva dire 'è mia'. Il bimbo aveva la sua stanza, lui e la sua compagna organizzavano gli anni a venire, la mansarda...quante risate quando gli dicevo che tempo dieci anni il piccolo l'avrebbe sfrattato e addio ai suoi sogni tecnologici, lassù.
E poi arriva sabato. Un sabato qualunque, di quelli in cui si va a fare la spesa.
E poi si torna a casa, magari hai qualcosa da fare in giardino, o forse vuoi riposarti un po'.
La finestra blindata scardinata dal muro. Entra in casa con il bimbo in braccio e la prima cosa che colpisce gli occhi è il giocattolo preferito dal bambino, schiacciato per terra, distrutto.
E non è l'assenza di alcuni oggetti quel che fa più male. Ti immagino attonito mentre giri in casa guardando tutte le finestre sfondate, le pareti imbrattate con lo spray, i mobili distrutti a martellate, i letti usati come cessi. Le macerie sporche di sangue di chi speri che di quella ferita sia morto dissanguato.
La cucina a pezzi, le porte sfondate, i giocattoli rotti, il lezzo di urina e feci ovunque.
Le due bottiglie di vino che avevi portato da Parigi, sparite.
E chi se ne frega della tv, del videoregistratore.
La cosa che ti fa più male è che non hai più una foto del bimbo: tutte sparite, insieme al portatile.
E senti di non avere più niente.
Lì dentro non ci entrerete più.
Venderai al miglior offerente quella fonte di amore che si è trasformata in poche ore in un cumulo di dolore insormontabile. La mansarda e il tuo sogno non esiste più.
Per quel poco che posso - una goccia nel mare - considerami custode dello stato di avanzamento dei tuoi sogni. Mi ricordo ogni piccolo passo di quel che mi hai raccontato; ti ascoltavo e sorridevo, a volte mi annoiavo che dei muratori non me ne fregava niente ma ti lasciavo parlare.
Hai imparato a bestemmiare e a chiedermi scusa subito dopo. Hai imparato ad odiare.
Io sono con te, con voi. Per quel poco che posso, vorrei darti sollievo.
Conservo in me il tuo sogno.
Mi chiamava per raccontarmi di porte e finestre, di muri e balconi, di soffitti con le travi a vista e della sua mansarda. Il suo nido.
Stavamo al telefono fino alla zona d'ombra della bassa padana, e gli lasciavo raccontare storie di muratori e di mutui, di casa piccola in cui ormai in tre non potevano più stare; tirava giù improperi quando si parlava di contratti di gas e acqua e luce, di mutuo e lavori fatti nel fine settimana per coprire le spese.
Mi mandava foto di quella che ai miei occhi era un cantiere e per lui era già 'casa'.
E un paio di mesi fa è riuscito a possederla, la casa: lì dentro tutto trasudava fatica e amore, sapeva di vita vincolata ai mutui ma finalmente poteva dire 'è mia'. Il bimbo aveva la sua stanza, lui e la sua compagna organizzavano gli anni a venire, la mansarda...quante risate quando gli dicevo che tempo dieci anni il piccolo l'avrebbe sfrattato e addio ai suoi sogni tecnologici, lassù.
E poi arriva sabato. Un sabato qualunque, di quelli in cui si va a fare la spesa.
E poi si torna a casa, magari hai qualcosa da fare in giardino, o forse vuoi riposarti un po'.
La finestra blindata scardinata dal muro. Entra in casa con il bimbo in braccio e la prima cosa che colpisce gli occhi è il giocattolo preferito dal bambino, schiacciato per terra, distrutto.
E non è l'assenza di alcuni oggetti quel che fa più male. Ti immagino attonito mentre giri in casa guardando tutte le finestre sfondate, le pareti imbrattate con lo spray, i mobili distrutti a martellate, i letti usati come cessi. Le macerie sporche di sangue di chi speri che di quella ferita sia morto dissanguato.
La cucina a pezzi, le porte sfondate, i giocattoli rotti, il lezzo di urina e feci ovunque.
Le due bottiglie di vino che avevi portato da Parigi, sparite.
E chi se ne frega della tv, del videoregistratore.
La cosa che ti fa più male è che non hai più una foto del bimbo: tutte sparite, insieme al portatile.
E senti di non avere più niente.
Lì dentro non ci entrerete più.
Venderai al miglior offerente quella fonte di amore che si è trasformata in poche ore in un cumulo di dolore insormontabile. La mansarda e il tuo sogno non esiste più.
Per quel poco che posso - una goccia nel mare - considerami custode dello stato di avanzamento dei tuoi sogni. Mi ricordo ogni piccolo passo di quel che mi hai raccontato; ti ascoltavo e sorridevo, a volte mi annoiavo che dei muratori non me ne fregava niente ma ti lasciavo parlare.
Hai imparato a bestemmiare e a chiedermi scusa subito dopo. Hai imparato ad odiare.
Io sono con te, con voi. Per quel poco che posso, vorrei darti sollievo.
Conservo in me il tuo sogno.
Ho sperato che questo fosse solo un racconto, un triste narrare di un episodio squallido.
RispondiEliminaInvece no.
E queste immagini trafiggono il cuore, lasciano l’amaro in bocca e quel dolore allo stamco che ti blocca il respiro. Di fronte a questi episodi la rabbia assume una strana forma, genera un desiderio di vendetta.
Non conosco gli sfortunati protagonisti di questo episodio, ma immagino il dolore e la ferita generata. Gli occhi sbarrati di quel bambino, la tristezza dei suoi genitori di fronte a quella scena.
Il castello di sabbia che erano i loro sogni che si abbatte, granello dopo granello.
No, è intollerabile quello che è stato fatto loro.
Spero si riescano a rialzare in fretta, e ricostruire un castello più solido. E ci riusciranno. Per loro. Per il loro bambino.
E non ti dico cosa invece auguro a quegli individui artefici di quello scempio. Che le parole, da sole, non basterebbero.
che storia brutta!! Sai, anni fa ho subito anch'io una cosa del genere....e non è stata la mancanza delle cose che mi ha fatto più male...è stato quel senso di....violazione...quel sentirmi violentato nell'intimo...l'intrusione ed il saccheggio....la distruzione inutile...lo sfregio!!
RispondiEliminaE la giustizia...si sa...non è di questo mondo!!
La cosa che temo di più, che gli altri dimentichino com'ero..che io stessa un giorno mi dimentichi di me, di quella che non sono più, e che pure è l'unica identità in cui mi riconosco. E' un conforto quando qualcuno custodisce la tua storia, la archivia perchè mai venga dimenticata.
RispondiEliminaIn genere non rispondo agli utenti anonimi - non ne capisco il senso - ma per te farò un'eccezione: sapere che qualcuno custodisca parte della nostra intimità è importante.
RispondiEliminaDipende però da cosa tu sei riuscita a lasciare negli altri.
Non la tua identità: quella ce l'hai tu, tienitela stretta.
E la prossima volta, magari, metti anche una firma.
Ppneumos
Vedi, i ladri fanno di 'mestiere' i ladri. Se avessero vuotato casa, ovvero tolte le porte, i mobili, le cose; se avessero portato via tutto la cosa sarebbe stata meno violenta.
Ma no: hanno distrutto.
Han portato via sciocchezze.
E il resto lo hanno sfracellato a colpi di mazza.
Io so che fatica sia stata e sarà per il mio amico, che peraltro tutto quello che aveva lo dovrà ancora pagare per anni, pur non possedendolo più.
E non posso perdonare.
Rebowsky
Avrei voluto fosse un racconto, sì.
Ma mentre lui mi raccontava gli sentivo la voce spezzata e gli occhi gonfi, e speravo che fosse una cazzata.
E chiedevo.
E lui mi ripeteva: capisci Moni? Avevo F. in braccio e la prima cosa che abbiamo visto entrando in casa è stata la sua macchinina preferita schiacciata e lui ha fatto uh.
E questa immagine nessuno, nessuno mai gliela toglierà dalla mente.
E io odio, con lui.
Spero che ce la facciano.
Altrove, con altri sacrifici e con altro amore.
Ma quella sarà una ferita e ci sarà sempre.
La rabbia.
RispondiEliminaTanta rabbia, ancor più della tristezza, che ti assale. Perchè sei stato violato nella tua intimità, nei tuoi ricordi, nel tuo rifugio più sicuro.
Sono però certa che tu saprai accudire benissimo i suoi sogni, ammaccati.
ma perchè questo accanimento?
RispondiEliminagià il sentirsi violati nell'intimità dei propri spazi è devastante. ma l'accanimento è ingiustificabile.
non riesco ad immaginare cos'è che porta a fare ciò e non riesco a immaginare se possa esserci una soddisfazione nell'averlo fatto;
RispondiEliminariesco a immaginare -ma non so se fino in fondo- cosa voglia dire subirlo e quanto debba essere difficile e duro reagire, verso il mondo, nel modo giusto;
a..
è così terribile vedere la propria intimità violata...
RispondiEliminaper cosa poi...
agghiacciante.
RispondiEliminanon riesco nemmeno [e onestamente non voglio] immaginare.
ma la rabbia sale. e l'odio sale.
Bibi
Che queste persone facciano parte di una qualche feccia e' cosa ovvia. Che in onore alla modernita' e alla civilta' si debba recuperarle(magari a nostre spese) una volta beccate mi lascia perplesso..questo e' quello che dicono pero' quelli che la sanno, le persone civili..e io che non sono civile e non la so, spero che soffrano a lungo, lacerati dentro e fuori fino a desiderare la morte, per il resto dei loro giorni. sono cattivo M.? e chissenefrega...e io macchinine per F. ne ho tante e vanno veloci veloci..diglielo, che te le porto..
RispondiEliminaCrIs
RispondiEliminaIo custodirò i suoi sogni ma sarò ben poca cosa.
Il ritratto di lui, ieri, mi rimarrà comunque impresso. L'ho sentito...di vetro.
RossoFrancesca
Me lo domando, il perché.
L'ho chiesto anche a lui, gli facevo domande ripetitive perché non capivo.
Io so quanto gli è costato tutto quello, in sudore e impegno.
Aggiungo che hanno picchiato anche la sua gatta...che al momento non si fa toccare neanche da lui e scappa zoppicando.
a..
io so cosa voglia dire, avendo subìto l'invasione dei ladri con tanto di scempio.
Ma in questa storia c'è il valore aggiunto di suo figlio, e di quel che ha visto.
Grilloz
Perché sono immondi.
Non ho altre parole.
Bibi
Odio? Ancora poco.
Io vivo col terrore, e questo basta a dichiarare che vorrei morissero.
Ontheriverbank
Io non riesco a capire la cattiveria, non so neanche esserlo davvero.
Però credo che in un caso del genere, in virtù del male immenso che hanno fatto, tutto è permesso.
E il perdono lo lascio ai buoni.
Mi piacerebbe fare qualcosa di pratico, e la tua proposta di macchinine è un bel gesto. Grazie.
Ma tu sai che ho una figlia con gli zebedei..quindi macchinine pistole e gormiti abbondano..un bacio al piccolo F.(che dimentichera' prima del suo papa', stanne certa..)
RispondiEliminaanche la gatta?
RispondiEliminaallucinante!
veramente il mondo è malato..
Io lo conosco piuttosto bene questo ragazzo e pur sapendo della sua forza ho l'amara certezza che una parte dei suoi sogni si è infranta per sempre! Da quando ho saputo non faccio altro che pensare a lui e al piccolo F.! E l'odio e la rabbia si stanno radicando in me.
RispondiEliminaTi abbraccio come un fratello
Ste72