martedì 24 luglio 2007

Senza titolo 44


Del dolore e altre eresie


"L'anestesista Mario Riccio che interruppe la ventilazione meccanica aiutando Piergiorgio Welby a morire è stato prosciolto dall'accusa di 'omicidio del consenziente'. La decisione è del gup di Roma Zaira Secchi. Non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato. E' la formula utilizzata dal gup Secchi per sentenziare il proscioglimento di Mario Riccio. In pratica, il giudice ha stabilito che Piergiorgio Welby aveva il diritto di chiedere di interrompere il trattamento medico cui era sottoposto, e l'anestesista che interruppe la ventilazione artificiale aveva il dovere di assecondare questo diritto. Piergiorgio Welby, affetto da una grave forma di distrofia muscolare, morì a Roma nel dicembre scorso" (Ansa)




A cosa serve sopravvivere? Il caso in oggetto è Piergiorgio Welby, costretto a letto da una malattia che comunque lo avrebbe portato alla morte - per niente dolce - ma che prima avrebbe continuato goccia a goccia a togliergli anche quel poco, quell'inezia di autonomia che ancora aveva: muovere gli occhi. Ogni funzione vitale in lui era diventata automatizzata, perfino respirare non era più un movimento naturale.

Ha supplicato di interrompere quella sofferenza che solo un idiota cieco ed egoista poteva considerare vita e finalmente ha incontrato chi ha avuto il coraggio di aiutarlo; io mi sento di ringraziarla, Dottor Mario Riccio, come persona e come essere umano che dalla sofferenza fisica non vorrebbe essere sopraffatta.

Ma Welby è stato un caso, lo specchio che riflette milioni di altri casi simili, l'esempio di tutte quelle persone che si svegliano da un sonno artificiale per ricadere in una giornata sedata da morfina e oppiacei, che vedono il disfacimento fisico in loro stessi totalmente impossibilitati a porci rimedio, che piangono senza lacrime attendendo una fine che arriverà, sì, ma che prima si farà annunciare da altra sofferenza, che toglierà ancora un briciolo di dignità, accompagnata da un sospiro disumano e dalla speranza che domani, forse, non esisterà.








7 commenti:

  1. L'amore per la vita ha tutto il mio rispetto. Sono cattolica, ma vivo questa contraddizione. Sono per l'eutanasia per i malati terminali. E non capisco, davvero... non riesco a comprendere quale Dio potrebbe mai desiderare la nostra sofferenza in nome di un rispetto per la vita che vita non è più. Se io ti donassi qualcosa che invece che renderti felice può ormai solo danneggiarti e tu mi chiedessi di riprenderla indietro, sarei ben lieta di farlo. E io non sono Dio, non ho la sua capacità d'amore né la sua comprensione o sensibilità. Scusa per questo lungo commento, ma volevo far capire che l'eutanasia non è patrimonio degli atei, ma di tutti, cattolici e non. Bisognerebbe avere il coraggio che ancora non c'è... di parlarne di più.

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  2. Sono una sostenitrice del diritto di morte di chi in realtà non vive per se stesso, ma per la vigliaccheria di una società ipocrita. Il caso Welby è esemplare, è vero, e credo che il termine DIGNITA' sia la chiave


    Baci Luce


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  3. Io parlo di vita, di morte e di dignità di vita e morte senza alcuna matrice cattolica o religiosa in genere.

    Sono agnostica, profondamente anticlericale, provo disprezzo verso chi si erge a giudice dall'alto di un pulpito "benedetto" ma tutto ciò prescinde dalla mia considerazione sul rispetto della dignità umana.

    Che futuro può avere una persona alla quale manchi ormai qualsiasi autosufficienza? Come si può parlare d'amore lasciando che la sofferenza strappi a piccoli pezzi un corpo fatto di carne e sangue e soprattutto cervello e sensazioni?

    No, non è amore.

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  4. Sono perfettamente d'accordo, nessuno può ergersi a giudice su questa terra. Non sono credente ma se esistesse Dio non giudicherebbe le differenze che Lui stesso ha creato.Cuor d'altri non è simile al tuo ma devi rispettarlo.

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  5. uh...argomento assai difficile.

    rispetto assoluto per il credo di ognuno, e soprattutto per chi, in assoluta buona fede (ASSOLUTA BUONA FEDE PER MILIONI DI CATTOLICI PRATICANTI), ritiene che soltanto Dio possa dare e togliere la vita.

    la libertà è altra questione...e concordo che le decisioni di uno stato vanno prese in modo laico, ma rispettando i valori ed i principi della nazione e dei suoi componenti (anche in misura democraticamente maggioritaria).

    preciso che ho perso la mamma due anni e mezzo fa per una malattia identica a quella di Coscione e Welby ed ho pregato e pregato (cosa che peraltro faccio assai di rado) affinché Lui venisse a prenderla e la sofferenza terminasse

    sgombrando il campo dall'ipocrisia, però, ritengo giusto segnalare che secondo me l'eutanasia è praticata quotidianamente ed in silenzio un po' ovunque dove i riflettori non sono accesi e le persone vengono serenamente accompagnate con terapie del dolore a dosi crescenti....

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  6. Peccato che in italia ancora la terapia del dolore sia relativa, che i medici abbiano una sorta di "budget" da rispettare e quindi tendano a "risparmiare" gioco forza sulle spalle degli ammalati.

    Qui in questo post non è in gioco "dio", perchè se lo fosse apriremmo delle danze senza termine: l'argomento è la dignità della vita.

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  7. sai che è una delle mie paure più grandi?...


    io vorrei veder loro al posto di queste persone!


    zoe*


    p.s. Grazie per il tuo commento, sai?...

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