sabato 7 luglio 2007

Senza titolo 36




 

C'era preservato
in Lei
il fresco miracolo
della sorpresa
- Jim Morrison -




E' che ancora mi stupisco di tutto. Magari è anche un bene ma non c'è niente che io possa o voglia dare per scontato, niente di ineluttabile o di già scritto. Sono fatta di variabili, di occasioni mancate e di chances  prese al volo, tutto o niente, sangue e carne come diceva uno. Un vulcano vestito di ghiaccio, una troia frigida, come diceva un altro. Il fatto è che sono e appaio, appaio molto ma soprattutto sono. Dunque disturbo, sono la spina nel fianco. Non mi accontento, non mi basta mai.

Io credo di essere dotata di una sana incoscienza, di quel poetico fanciullino che mi fa sgranare gli occhi alla vista di una cosa improvvisa, soprattutto se bella ma comunque interessante.

In un villaggio sperduto in Kenia un nugolo di bambini all'improvviso ha iniziato a girarmi intorno, prima con timidezza poi sempre più vicini; ho osservato il loro modo di fare con un sorriso increspato - che i bimbi, si sa, non è che mi garbino poi tanto - e ho continuato a camminare con la mia autonominata guida, tale Astefano (...). D'un tratto mi sono sentita afferrare le dita da una manina piccola e ho sentito un vuoto all'altezza del plesso solare, l'anticipo dello stupore; ho guardato quel bimbo che per contro guardava la strada come se avesse paura che volessi allontanarlo con lo sguardo e tutti gli altri allora si sono appesi a me, ai vestiti alle braccia alle mani, tutti che volevano farmi strada e sorreggermi in quelle vie disastrate fatte di sassi e polvere. Loro volevano aiutarmi. Io mi sono affidata a piccole mani ovunque, ho sentito che in nessun altro modo avrei potuto sentirmi più serena, in quel preciso stato di sogno.

Gli apprezzamenti. Il tipo per strada che mi piazza gli occhi addosso e io dietro un paio di occhiali scuri che ne seguo lo sguardo per scoprire dove va a cadere.

Le parole. Quelle che mi colgono alla sprovvista, quelle che chiedono 'dove sei' e che mi danno la certezza di essere attesa, le parole che disegnano nell'aria e quelle che si mischiano ad immagini, quelle che non riesco a trovare e quelle che non so filtrare, il vago sospetto di essere leggibile dagli occhi giusti e la meraviglia dell'interpretazione dei silenzi.

I ricordi. I love and kiss the ground on wich you walk. Due ragazzi che si sforzavano di parlare una lingua non loro. Una frase impressa a fuoco nella mia memoria insieme all'espressione attonita che entrambi avevano. Non ricordo neanche come si chiamasse ma ricordo lui e le sue parole. E ancora le sento e sorrido e scuoto la testa e socchiudo gli occhi e me le godo.

Voglio, per sempre, continuare a meravigliarmi, voglio che qualcosa mi lasci sempre a bocca aperta, senza parole, con lo sguardo incredulo e il fiato sospeso. Voglio rimanere senza respiro, voglio sentire il calore sulla nuca e le orecchie rosse, voglio quel brivido che si trasmette dal niente attraversando ogni vertebra della spina dorsale, voglio il fremito.

9 commenti:

  1. Si, ti riconosco, e questa è l'ennesima conferma... nelle tue parole leggo quello che ho sempre saputo. Nella tua unicità sei tremendamente meravigliosa! Mille volte grazie Amica mia

    Ste72

    RispondiElimina
  2. Ste, va' che mi monto la testa, ci metto un attimo lo sai!

    RispondiElimina
  3. ...a pensarci bene preferirei farmi smontare...ma questo è un altro discorso (...)

    RispondiElimina
  4. stupirsi e stupire.il massimo.il lo chiamo entusiasmo adolescenziale.lo adddoro

    RispondiElimina
  5. Mia cara bel post davvero, e mi ci riconosco anche io nella capacità di stupirsi ed essere colpiti...in questa grande ricchezza che ci fa essere vulnerabili agli occhi esterni, ed uniche forse, se a guardarci sono quelli giusti, questo ti auguro

    RispondiElimina
  6. Sono...fumina, mi altero per niente e mi passa in un soffio. Nello stesso modo mi emoziono, sorrido, arrossisco. Grazie Titto, grazie Rouge.

    RispondiElimina