take care of you
se ne è andato anni fa pier, ucciso dall'aids
se n'è andato lasciandomi senza parole, le sue parole o quelle da lui ispirate, come queste:
vorrei le mie ciabatte. vorrei la mia casa. vorrei il mio letto da ragazzo, vorrei addormentarmi nel mio letto da ragazzo, vorrei l'abbraccio largo di mia nonna, vorrei sentire i fianchi di mia madre mentre la stringo bambino sul sellino dietro la sua bicicletta, mentre corriamo sulle strade strette fra i fossi verso la campagna, vorrei sentire il suo cuore pulsare veloce come quello di un gatto tra le mie mani, il vento azzurro del mattino, vorrei un bacio lungo, un ultimo lunghissimo bacio azzurro in cui affogare.
vorrei essere sempre felice, come quando mia madre pedalava.
è andato via senza darmi il tempo di abituarmi a fare senza, lasciandomi senza diritti e con un vuoto dentro faticoso da riempire
e con cosa, poi?
a volte guardo i miei ragazzi, quelli della comunità, e mi chiedo quanti di loro abbiano contratto il virus.
me lo domando senza pregiudizi, non limitando alcun contatto con loro che hanno fatto vita di strada per anni, che hanno creduto di fare una scelta mentre in realtà subivano la pesantezza della loro mancanza di volontà
non so quanti siano ammalati ma vorrei che non mi mancasse mai nessuno di loro
non mi importa dei loro errori, dei danni che hanno fatto, neanche del male che anche indirettamente hanno seminato
voglio solo che nessuno di loro possa lasciare un vuoto dentro me, per nessuna causa
voglio che questa giornata non sia solo una ricorrenza tanto ovvia quanto inutile
voglio che esista la cognizione del dolore che si può evitare con poco
anche con una siringa nuova
anche con un condom
*lo scritto è di filippo betto, dal libro certi giorni sono migliori di altri giorni
se n'è andato lasciandomi senza parole, le sue parole o quelle da lui ispirate, come queste:
vorrei le mie ciabatte. vorrei la mia casa. vorrei il mio letto da ragazzo, vorrei addormentarmi nel mio letto da ragazzo, vorrei l'abbraccio largo di mia nonna, vorrei sentire i fianchi di mia madre mentre la stringo bambino sul sellino dietro la sua bicicletta, mentre corriamo sulle strade strette fra i fossi verso la campagna, vorrei sentire il suo cuore pulsare veloce come quello di un gatto tra le mie mani, il vento azzurro del mattino, vorrei un bacio lungo, un ultimo lunghissimo bacio azzurro in cui affogare.
vorrei essere sempre felice, come quando mia madre pedalava.
è andato via senza darmi il tempo di abituarmi a fare senza, lasciandomi senza diritti e con un vuoto dentro faticoso da riempire
e con cosa, poi?
a volte guardo i miei ragazzi, quelli della comunità, e mi chiedo quanti di loro abbiano contratto il virus.
me lo domando senza pregiudizi, non limitando alcun contatto con loro che hanno fatto vita di strada per anni, che hanno creduto di fare una scelta mentre in realtà subivano la pesantezza della loro mancanza di volontà
non so quanti siano ammalati ma vorrei che non mi mancasse mai nessuno di loro
non mi importa dei loro errori, dei danni che hanno fatto, neanche del male che anche indirettamente hanno seminato
voglio solo che nessuno di loro possa lasciare un vuoto dentro me, per nessuna causa
voglio che questa giornata non sia solo una ricorrenza tanto ovvia quanto inutile
voglio che esista la cognizione del dolore che si può evitare con poco
anche con una siringa nuova
anche con un condom
*lo scritto è di filippo betto, dal libro certi giorni sono migliori di altri giorni
Alla fine, tutto si restringe.
RispondiEliminaRestano solo un paio di ciabatte.
Un giro in bicicletta.
Il profumo della mamma.
Imparare a restringere senza una fine.
Forse dovremmo.
Forse.
mi piacciono sempre tanto i tuoi "voglio",a nche quando non sono propriamente tuoi, ma non fa differenza, li esprimono.
RispondiEliminaun bacio :)
Bibi
fotografia interessante
RispondiEliminaCleptomane è la notte
RispondiEliminadel mio sogno più bello;
ripongo la gabbia di lucciole
accanto al mio pensiero.
Spegnendo le stelle
con un soffio.
BuonaNotte.
forse no, profstanco.
RispondiEliminaché a forza di restringere si diventa sempre più pericolosamente esigenti e io, in fatto di insoddisfazione, credo di essere già a posto.
questo non significa che voglia imparare ad accontentarmi: piuttosto, dovrei smettere di fare le pulci a qualunque cosa mi si pari dinanzi agli occhi.
bibi servono anche i voglio degli altri, quando riescono a vestire i propri.
ti sbaciucchio un po'.
musamalade, le lucciole fanno luce anche in gabbia
solo sono meno allegre
lasciale libere
come sempre, sensoperverso.
Mi si è spezzato il fiato in gola. Certo dolore non dovrebbe esistere.
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