domenica 26 luglio 2009

Senza titolo 354






once upon a time



tu non devi lavare i piatti
tu non dovrai mai lavare i piatti
li laverò io per te
ti comprerò da mangiare
cucinerò per te
ti nutrirò
ti vestirò la mattina
e ti spoglierò la sera
ti farò il bagno
mi prenderò cura di te



a volte il giorno che passa lascia un gusto strano in bocca
il caso fa sì che io abbia ricordi dal passato che ritornano su così, per motivi che non mi spiego
e allora mi sono ricordata, oggi, di quando mi innamorai di Rourke in Nine and a half weeks

avevo ventidue anni, Matilde qualcuno in meno
per dodici-dico-dodici volte andammo al cinema a vedere il film, imparammo i passaggi a memoria
senza stanchezza, con quella strana forma di amore in mano che fa pensare che no, non sarei andata  via

io non sarei andata via



mercoledì 22 luglio 2009

Senza titolo 353





periodo di poche parole.

ho idea che non ce ne siano per nessuno, che si siano coalizzate contro la lingua e i denti e stiano lì giù, da qualche parte, a fomentare rivolte e a intessere trabocchetti verbali.

oppure fan festa.
a casa, fra amici, si preparano una cenetta di cose buone rivoltate in padella, soffritte con sapori deliziosi; intorno ad una tavola imbandita celebrano un banchetto in favore del silenzio, soffiandosi addosso e mischiando amarezza ed agrodolce, brindando al non detto e al non voluto dire.

anche quelle più impulsive se ne stanno lì, stravaccate sul plesso solare, a riposarsi non facendo assolutamente niente. piacevolmente assopite non scattano neanche quando il pensiero imporrebbe loro di saltare via sull'attenti e di correre a sollecitare le corde vocali.

no, vedi? come in sciopero.
come in vacanza.
come se niente, al momento, possa far sì che si risveglino dal torpore.

come dire che non ho niente da dire, ma non sarebbe vero.
quindi come dire che non ho voglia di dire quasi niente.

questo è vero.

si custodisca attentamente il vaso di pandora.

lunedì 13 luglio 2009

Senza titolo 352





tired, but...




è che mi prende la stanchezza e arrivata  a questo periodo dell'anno faccio davvero fatica a fare qualunque cosa

eppure, guarda caso, ho impegni di lavoro straordinari e impegni di famiglia che neanche potevo immaginare

e non posso dire di no, non me ne occupo
non posso neanche dire 'pensaci tu', no
ci devo pensare io, a volte coadiuvata da altri ma in sostanza da me ci si aspetta che abbia idee, iniziative, forza, voglia
 
ci si affida
che novità

che poi quando sono tanto stanca succede qualunque cosa: si cambiano uffici, strutture, attività
si lavora per rinnovare contratti e per fare accordi, si tira fuori la grinta nascosta in qualche anfratto fra la pelle e il cuore

e nel cuore ho soprattutto una piccola donna che sta passando giorni infelici e pieni di ansia, con la certezza di aver fatto la scelta giusta, il rimpianto per i sogni scoppiati come bolle di sapone e la paura di non farcela

tutto il resto è in frammenti: una sottile malinconia che sistemo ogni giorno sotto i tacchi, una linea di tristezza che ogni tanto mi attraversa gli occhi, un silenzio coperto da uno spessore di parole a volte inutili, altre desiderate e necessarie, altre ancora sottaciute nonostante tutto

e così aspetto che finisca questo mese e inizino i giorni solo per me

e la malinconia, la tristezza e il silenzio, chissà se anche loro andranno in vacanza


martedì 7 luglio 2009

Senza titolo 351





va' ciapà i rat



dunque oggi squilla il telefono. oggi è poco fa, ma per meglio spiegare ecco come si divide la giornata a torino: la mattina va fino alla mezza, poi inizia oggi. oggi finisce alla sera, quando viene buio. volendo si può dire anche "di oggi". e la mezza non è mezzogiorno ma mezzogiorno e mezza. la mezza, appunto.

dunque dicevo: oggi squilla il telefono. poco fa.

numero non disponibile. e va be', mi dico, chi è lo sfigato che è ancora in ufficio e mi chiama?
-ciao, come stai?
- bene. chi sei?
- sono michele...
- eh...
- forse non ti ricordi di me, ti rinfresco la memoria.
- eh...
- sono quello che un anno fa aveva sbagliato numero nell'inviare un messaggio, ricordi?
- ah sì.

{per inciso, ricevetti un messaggio che, più o meno, diceva: dai francesca, sei incazzata? purtroppo speravo di riuscire a liberarmi ma non ce l'ho fatta...fammi sapere se domani tuo marito non è in casa così ti raggiungo...in caso contrario faccio prendere un permesso in pausa pranzo ai dipendenti e ti scopo come non ti immagini nemmeno}
{per inciso, risposi: sarà contenta francesca che tu la scopi come neanche si può immaginare. per farglielo sapere, però, è meglio che tu mandi il messaggio a lei piuttosto che a me}

insomma il tipo aveva sbagliato numero...pirla, decisamente.
iniziò quindi a mandarmi messaggi dicendomi che poteva scopare anche me come neanche mi sarei immaginata (...) e che gli andava di conoscermi.
dopo aver riso per strada, da sola, stupendo i passanti e anche me stessa, gli risposi di accontentarsi di sua moglie e di francesca.

va be', oggi squilla il telefono.

- ti ho chiamato perché a me andrebbe di conoscerti.
- eh, capisco. ancora non ti basta tua moglie e francesca?
- no ma che c'entra...mi hai incuriosito e allora mi piacerebbe conoscerti. sempre che tu voglia.
- capisco. io invece penso di non averne voglia.  non ti conosco e va bene così.
- ah...ma posso chiamarti, caso mai tu cambi idea?
- ciao.

che vita avventurosa, la mia!












sabato 4 luglio 2009

Senza titolo 350





momenti di corde tese a gocciolare musica e stille di me
corde bagnate da questo caldo angosciante che fa dell'estate un tormento insopportabile
ma
lo sopporto
ché c'è altro a cui pensare
o non pensare

sotto passano gli ashram e mi è impossibile non lasciare fuggire parti di me altrove, lontano e in altri tempi
sicuramente indimenticabili
segni di niente che si fa certezza
magia e fili che si dipanano da me ad un tempo parallelo
altra vita

così te ne vai
seguito da una bava di stizza, cercando magari senza rendertene  conto di instillarmi il germe del senso di colpa per averti fatto provare sensi di colpa
tu non lo accetti, io non lo accetto
scegli

la bellezza e la vita sporca di cui spesso noi si è parlato sono fatte anche di questo fastidio
ma non possiamo lasciare il passo alle recriminazioni
io non so cosa siano
mi urta anche solo pensare che mi si possa fraintendere
che si possa presupporre un mio desiderio di vendetta, in qualche modo manifesta

se questo è ciò che hai di me
se fra i milioni di parole scritte e dette e sputate in bocca e morsicate e stracciate con le mani e mischiate a carne e sangue e deliziosamente desiderate e avute
se fra desiderio e capogiro è rimasta solo questa amarezza scarna
se

allora sarò io a scegliere