venerdì 1 maggio 2009

Senza titolo 337






il risveglio è stato dolce
erano le cinque la prima volta che ho aperto gli occhi, ma l'unico collegamento con la vita è stato quello della vista alla sveglia. senza accorgermene mi sono persa di nuovo in un sonno chimico di cui non avevo conoscenza.

ho sognato che la mia piccola smart all'occorrenza diventava una bicicletta: c'era un pulsante che la rendeva leggera e maneggevole, così maneggevole che uscendo da un negozio semplicemente non l'ho più trovata.

e allora ho iniziato a camminare a piedi in una città che assomigliava un po' alla mia e un po' alla tua; una città in cui le strade erano strette strette e in salita e da un lato c'era il precipizio. chiudevo gli occhi mentre, strisciando contro le macchine parcheggiate non so come, mettevo un piede davanti all'altro con una paura fottuta di perdere l'equilibrio, di cadere ancora una volta.

erano mesi che non sognavo più di avere paura di cadere. eccolo qui, il mio terrore ricorrente.

guardavo verso il basso mentre scendevo da una scala di pietra sistemata nel niente, alla fine di una strada. precipizio a destra e a sinistra. no choice. tieni botta o ti spezzi. non mi sono mai fatta male nei miei sogni, nonostante cadessi. mai una ferita, mai sangue. solo un profondo e dolorosissimo male dentro. ogni volta che mi manca l'equilibrio mi si apre un varco da qualche parte. si spezza il respiro, i brividi condensano il sangue, la pelle intirizzita, i tendini tesi allo spasimo. e poi il niente.


è maggio. ho una marea di impegni condensati in questo mese, così tanti da dovere fare una cosa che mi è sempre sembrata ridicola: segnarli nell'agenda. alcuni sono lavorativi, altri sono di lavoro volontario, altri ancora sono buttati dentro per scelta mia o altrui. mi serve non avere tempo per poter  tenere i pensieri imbrigliati a me, stretti stretti, ché se scappano rischia di scapparmi anche da piangere e allora no. finito il tempo e la pazienza di sopportarmi un po' lagnosa. sì la distanza -in tutti i sensi- sì l'illusorio bisogno di te, sì i sensi e i controsensi necessari. sì tutto. sì ma è necessario sfibrare questo senso di solitudine, sfilacciandolo in mille sottilissimi frammenti di me, di te, di quel che vorrei ma non posso e di ciò che avrei ma non voglio.

mi sporco le mani di fragole e panna.
*su questa credo si siano mosse le nostre dinamiche, ché abbiamo sempre argomentato di vita. e, aldilà del parlarne, l'abbiamo vissuta questa sporca vita, e continuiamo a viverla*


4 commenti:

  1. che invenzione l'agenda.

    quello che mi piace fare è cancellare le cose fatte.

    l'ultima è stata basta agenda.

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  2. io no, libraia.

    io ho sempre preferito non dormire e lo preferisco a tutt'oggi.

    a parte rarissime occasioni.


    lidraulico

    quando mi hanno regalato l'agenda, a febbraio, l'ho guardata come una cosa inutile.

    in realtà me l'ha regalata proprio chi mi riempie di lavoro.

    un motivo c'è sempre, no?

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  3. La paura di cadere...

    Meno male che era un sogno, Light.

    Buona domenica...

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