more bitter than sweet
era una bambina difficile.
mangiava poco e dormiva di meno, stare al centro dell'attenzione era inevitabile per lei: bella, bionda come il grano e con gli occhi verde sottobosco. a nove mesi aveva iniziato a camminare con stupore di coloro che la guardavano mettersi ritta sulle gambine aspettando che cadesse; ma lei non cadeva, e se cadeva piangeva un po' e poi ricominciava.
aveva cominciato a parlare molto presto, dopo mamma e papà aveva imparato -a modo suo- a dire vagabondo: era il suo cane biondo, lei lo trattava con rispetto nonostante lo strapazzasse un po'. nel pomeriggio, quando la obbligavano ad andare a riposare, la bimba in genere non dormiva; giocava con vagabondo che di riposare avrebbe avuto voglia ma non opportunità. poi, se prendeva sonno, cadeva dal letto. si risvegliava di soprassalto, piangeva un po' e poi si rialzava.
era una ragazza difficile.
aveva facilità di parola e una fascinazione per la vita difficile da sostenere per chi le stava affianco. era interessata, veramente, a tutto ciò che la circondava soprattutto se questo era reietto, bruttino, magari anche un po' scorretto. per qualche tempo faceva di tutto per nascondere la donna che scopriva essere, infagottandosi in camicie rubate dall'armadio del padre. poi lasciò fare.
aveva conosciuto persone, era scappata da casa, aveva fatto danni. ogni tanto piangeva ancora un po', soprattutto quando faceva piangere gli altri. capitava spesso, suo malgrado. aveva iniziato a fumare, non solo sigarette, e a fare altre cose. anche sesso. era cresciuta, credeva. aveva cambiato casa e città, si era fidanzata e quando lui le chiese di sposarla lei, semplicemente, rise di una risata incredula e divertita. e disse no.
è una donna con un senso di famiglia sui generis.
crede che l'appartenenza non sia una linea di sangue ma un sentimento condiviso, non riesce a dare affetto a comando e si rifiuta di pensare che tutto ciò che non sia ricambiato sia solo sprecato. è innamorata della vita nonostante viverla sia per lei difficile. ha progetti distanti nello spazio ma non nel tempo, gli occhi le si illuminano quando sente la vita scorrere, dimentica la mancanza di fiato quando è necessario correre. sorride mai a caso e piange ancora un po'.
a volte i tratti del viso le si irrigidiscono. la tristezza si mangia i sorrisi e la malinconia le ruba le parole.
ma basta un attimo.
una voce al mattino.
due parole scritte.
buonanotte luce.
era una bambina difficile.
mangiava poco e dormiva di meno, stare al centro dell'attenzione era inevitabile per lei: bella, bionda come il grano e con gli occhi verde sottobosco. a nove mesi aveva iniziato a camminare con stupore di coloro che la guardavano mettersi ritta sulle gambine aspettando che cadesse; ma lei non cadeva, e se cadeva piangeva un po' e poi ricominciava.
aveva cominciato a parlare molto presto, dopo mamma e papà aveva imparato -a modo suo- a dire vagabondo: era il suo cane biondo, lei lo trattava con rispetto nonostante lo strapazzasse un po'. nel pomeriggio, quando la obbligavano ad andare a riposare, la bimba in genere non dormiva; giocava con vagabondo che di riposare avrebbe avuto voglia ma non opportunità. poi, se prendeva sonno, cadeva dal letto. si risvegliava di soprassalto, piangeva un po' e poi si rialzava.
era una ragazza difficile.
aveva facilità di parola e una fascinazione per la vita difficile da sostenere per chi le stava affianco. era interessata, veramente, a tutto ciò che la circondava soprattutto se questo era reietto, bruttino, magari anche un po' scorretto. per qualche tempo faceva di tutto per nascondere la donna che scopriva essere, infagottandosi in camicie rubate dall'armadio del padre. poi lasciò fare.
aveva conosciuto persone, era scappata da casa, aveva fatto danni. ogni tanto piangeva ancora un po', soprattutto quando faceva piangere gli altri. capitava spesso, suo malgrado. aveva iniziato a fumare, non solo sigarette, e a fare altre cose. anche sesso. era cresciuta, credeva. aveva cambiato casa e città, si era fidanzata e quando lui le chiese di sposarla lei, semplicemente, rise di una risata incredula e divertita. e disse no.
è una donna con un senso di famiglia sui generis.
crede che l'appartenenza non sia una linea di sangue ma un sentimento condiviso, non riesce a dare affetto a comando e si rifiuta di pensare che tutto ciò che non sia ricambiato sia solo sprecato. è innamorata della vita nonostante viverla sia per lei difficile. ha progetti distanti nello spazio ma non nel tempo, gli occhi le si illuminano quando sente la vita scorrere, dimentica la mancanza di fiato quando è necessario correre. sorride mai a caso e piange ancora un po'.
a volte i tratti del viso le si irrigidiscono. la tristezza si mangia i sorrisi e la malinconia le ruba le parole.
ma basta un attimo.
una voce al mattino.
due parole scritte.
buonanotte luce.
Tenera e lucidamente analitica.
RispondiEliminaPulsa d'amore per la vita.
non riesce a dare affetto a comando e si rifiuta di pensare che tutto ciò che non sia ricambiato sia solo sprecato...
Questa... sì che è capacità d'amare.
Lo pensa ancora ?
Lo pensava questa notte e lo pensa ancora adesso, Aridela.
RispondiEliminaSulla capacità d'amare, poi, non si discute.
Suo malgrado, a volte.
Un "malgrado" che ti rende consapevole e per questo ancor più coraggiosa.
RispondiEliminaLight... invidio la tua forza.
("invidio" in senso buono ;)...)
...progetti distanti nello spazio, ma non nel tempo...
RispondiElimina...come la sensibilità di fronte ad un progetto che, seppur accolto è sentito come altro da sè, distante...
difficile vivere, per chi possiede una così spiccata sensibilità, ma io non la cambierei mai con una sensibilità anestetizzata.
belle labbra.
RispondiElimina'noote
mario
sai cosa, aridela? che mi sono stancata anche di essere sempre forte.
RispondiEliminama non ho scelta. porcaputtana.
cordachevibra, io a volte mi cambierei. ma solo a volte, e solo per un momento.
poi mi rivoglio così come sono.
vivere è difficilissimo.