e in un attimo io odio
Quel giorno che si è permesso di darmi uno schiaffo l'ho guardato e mi si è allargato un sorriso: è l'ultima volta che ti capiterà di toccarmi. Lui ha cambiato espressione, la rabbia in un attimo gli ha trasfigurato i lineamenti diventando terrore. Sapeva che non erano parole a salve.
Quella fu l'ultima volta che lo vidi; i primi tempi i suoi amici mi chiamavano a casa per dirmi quanto lui stesse male, sai somatizza, ha le allergie, dimagrisce a vista d'occhio, non riesce a lavorare. E io, dall'altra parte del filo, in silenzio fino a che anche le loro parole svanivano nel niente. Dopo qualche mese lui iniziò a chiamare mia mamma per dirle quanto mi amava, e quanto gli mancavo, e quanto era pentito, e non è mai successo e non succederà mai più. Mia mamma rispondeva con le mie stesse parole: è stata quella la tua ultima opportunità di toccarla.
E poi, per dirla tutta, mi offrì l'occasione per lasciarlo senza sensi di colpa. Vaffanculo così, senza neanche fiatare.
E oggi rientro a casa dopo una giornata tutto sommato lieve; a prescindere dall'incontro mattutino con la cimice che faceva la doccia con me -morire al mattino sotto la doccia- ho scambiato parole e sorrisi in pausa pranzo fra un pezzo di sedano e una scaglia di parmigiano.
Rientro, parcheggio, mi passa sopra la testa un telefono cellulare e una coppia cammina a passo sostenuto. Lei si inchina, io mi volto e chiudo la macchina. Attraverso e ho quei due di nuovo davanti, a una decina di metri. Cerco le chiavi di casa e con la coda dell'occhio vedo i capelli di lei che si allargano sulla testa, come Medusa. Non realizzo. Osservo, mentre loro camminano e io vado verso casa.
Un urlo soffocato, lui: chi è? E parte la mano a raggiungere la nuca di lei, che cade per terra.
Mi blocco. Immobile. Attonita. Lei muta. Si volta verso le macchine parcheggiate, lui le dà ancora un colpo e le fa sbattere il viso sull'auto. E lei ancora muta. E io anche. Lui è un armadio vestito con camicia bianca sopra i jeans, lei la conosco, lavora qui intorno.
Mi volto, affretto il passo e vado al comando della Polizia Municipale. Dico quel che succede. Mi volto e lui ancora la sta picchiando. Escono i poliziotti (sei dico sei, di cui tre donne) e mi seguono verso la coppia. Lui, indifferente, si allontana. I poliziotti fanno capannello intorno a lei: occhi neri, il viso tumefatto, piange.
Ci scambiamo uno sguardo, lei ed io. Io la compatisco. Vorrei accarezzarla, anche. Ma la compatisco.
Vado a casa.
Storie di ordinaria follia.
E chissà come mi guarderà, lei, quando sabato andrò nel laboratorio a fare le analisi.
Chissà se sarà in grado di guardarmi.
Io sosterrò te e il tuo sguardo, se vorrai.
Quella fu l'ultima volta che lo vidi; i primi tempi i suoi amici mi chiamavano a casa per dirmi quanto lui stesse male, sai somatizza, ha le allergie, dimagrisce a vista d'occhio, non riesce a lavorare. E io, dall'altra parte del filo, in silenzio fino a che anche le loro parole svanivano nel niente. Dopo qualche mese lui iniziò a chiamare mia mamma per dirle quanto mi amava, e quanto gli mancavo, e quanto era pentito, e non è mai successo e non succederà mai più. Mia mamma rispondeva con le mie stesse parole: è stata quella la tua ultima opportunità di toccarla.
E poi, per dirla tutta, mi offrì l'occasione per lasciarlo senza sensi di colpa. Vaffanculo così, senza neanche fiatare.
E oggi rientro a casa dopo una giornata tutto sommato lieve; a prescindere dall'incontro mattutino con la cimice che faceva la doccia con me -morire al mattino sotto la doccia- ho scambiato parole e sorrisi in pausa pranzo fra un pezzo di sedano e una scaglia di parmigiano.
Rientro, parcheggio, mi passa sopra la testa un telefono cellulare e una coppia cammina a passo sostenuto. Lei si inchina, io mi volto e chiudo la macchina. Attraverso e ho quei due di nuovo davanti, a una decina di metri. Cerco le chiavi di casa e con la coda dell'occhio vedo i capelli di lei che si allargano sulla testa, come Medusa. Non realizzo. Osservo, mentre loro camminano e io vado verso casa.
Un urlo soffocato, lui: chi è? E parte la mano a raggiungere la nuca di lei, che cade per terra.
Mi blocco. Immobile. Attonita. Lei muta. Si volta verso le macchine parcheggiate, lui le dà ancora un colpo e le fa sbattere il viso sull'auto. E lei ancora muta. E io anche. Lui è un armadio vestito con camicia bianca sopra i jeans, lei la conosco, lavora qui intorno.
Mi volto, affretto il passo e vado al comando della Polizia Municipale. Dico quel che succede. Mi volto e lui ancora la sta picchiando. Escono i poliziotti (sei dico sei, di cui tre donne) e mi seguono verso la coppia. Lui, indifferente, si allontana. I poliziotti fanno capannello intorno a lei: occhi neri, il viso tumefatto, piange.
Ci scambiamo uno sguardo, lei ed io. Io la compatisco. Vorrei accarezzarla, anche. Ma la compatisco.
Vado a casa.
Storie di ordinaria follia.
E chissà come mi guarderà, lei, quando sabato andrò nel laboratorio a fare le analisi.
Chissà se sarà in grado di guardarmi.
Io sosterrò te e il tuo sguardo, se vorrai.
Io ho rischiato una denuncia per non aver chiamato i carabinieri e aver dato -invece- un'ombrellata sul coppino di un omuncolo che con una sola mano teneva la gola serrata alla sua dolce metà.
RispondiEliminaIn quei casi vedo rosso.
Perchè rivedo troppe cose.
Brava tu ad aver mantenuto il self control.
Certo che la sosterrai...tu sì
RispondiEliminaE si apre ancora una volta uno spiraglio sul rapporto che purtroppo tutti abbiamo in modi diversi sperimentato con una violenza vicina, inaspettata e traditrice.
posso dire con orgoglio di non aver mai alzato una mano su una donna..
RispondiElimina..così posso ancora guardarmi allo specchio.
cyb
C'è che adesso sto male.
RispondiEliminaMi sento come se avessi qualcosa dentro e mi sento annegare.
C'è che vorrei qualcosa che non ho, fosse anche per poco.
Fosse anche un poco.
Cyb tu lo sai, te l'ho detto.
E sai anche che certe sensazioni e le espressioni di queste a me sono estranee. Comunque faticose.
Ma.
Io alla violenza reagisco ma mi muore un pezzo. Ogni volta, mi muore un pezzo.
un attimo è l'unico tempo per scatenare un odio del genere, se la reazione non è immediata difficilmente ci sarà in seguito... ma devi avere gli anticorpi -congeniti o da vaccino- per innescarla, altrimenti sei spacciatA;
RispondiEliminaio -per fortuna- non ho mai subito ne' visto questo tipo di violenze;
a..
Assurdo.
RispondiEliminala violenza sui più deboli è qualcosa di odioso e raccapricciante...
RispondiEliminaalmeno tu hai saputo mettergli fine, per un po' almeno...
Ricordi la prima volta che lasciato un commento qui? Ricordi anche in quale post? Sì? Allora non occorre che io aggiunga altro in merito.
RispondiEliminap.s. l'unico dato certo è che lui l'ha fatta franca e la cimice è annegata. Assassina - te possino -.
a..
RispondiEliminaIo sarei stata meglio se non avessi visto. L'odio è stato immediato e la reazione conseguente, anche se in una manciata di secondi mi sono girate in testa mille idee possibili -anche quella di avvicinarmi e "parlargli", ma pensa tu...- Credo comunque di aver fatto la scelta migliore. Solo che niente cancellerà quegli occhi.
Simonedejenet
Assurdo ma molto più comunque di quel che si pensi.
Grilloz
Io non riesco nemmeno a vedere i film pseudo-comici in cui si danno cazzotti, figurati vedere tutto questo davanti a me, davvero.
Che brutto, che schifo.
Stratidanimo
Correndo il rischio di doverti chiedere perdono un'altra volta ti dico che no, non ricordo il tuo primo commento qui.
Confidi troppo nella mia memoria...
Comunque la cimice è annegata -spero- e lui...e lui vorrei sparisse nello stesso modo.
a stento finisco di leggere il post.
RispondiEliminami sono già innervosito a metà della prima riga.
buono e sano odio.
a volte.
sempre, nel caso specifico.
Troppe se ne sentono oggi.
RispondiEliminaIo sono una persona aggressiva. Nei modi, nei toni. Con chi lo merita. Ma MAI, neanche nei momenti di rabbia più nera, ho alzato, o pensato di alzare, le mie mani su qualcuno. Credo che la cosa più stupida che io abbia fatto sia stata dare un pugno al vetro di una porta e mandarlo in frantumi. Ma, ripeto, quella è stupidità ed auto lesionismo (ed anche immaturità. A quel tempo.).
Spesso mi domando che tipo di uomo sarei, con tutto questo bagaglio di impetuosità, a volte negativa, repressa. Ma poi penso alla mia matrice. Alla mia radice. E mi dico che sarei, a prescindere dal sesso, la stessa PERSONA. Quella che usa le PAROLE per farsi rispettare. Anche a costo di essere cattiva. Quando serve.
Troppo concentrata su me stessa, dimenticavo di dirti che hai fatto la cosa giusta. Non immagini (o forse sì) quanti, al tuo posto, avrebbero tirato dritto, fingendo di non vedere.
RispondiEliminaci sono rarissimi casi in cui penso che una sberla sia "consentita", ma da parte di entrambi
RispondiEliminae non una sberla da uomo, ad una donna, ma una sberla, che sia una sberla, come se ne prendono da ragazzini, che a volte fa bene. diciamo.
il resto è incapacità.
non sto giustificando.
ho anche vissuto cindizioni in cui venivano proprio chieste. ma solo per dire di casi specifici ( e non parlo di sesso, ovviamente )
non ci sono scuse. nemmeno per lei, che sta lì a prenderle e non dice nulla.
vittima per tre quarti. anche della paura, forse.
un saluto.
senza ceffoni.
Mi vergogno io per quell'animale.
RispondiEliminaSono uomini deboli, frustrati, miseri.
Non so cosa altro dire.
Davvero non so.
Daniele
Lidraulico
RispondiEliminaOdio che è nato spontaneo.
E di tutto quello -e dell'odio- ancora oggi ne risento.
RazzaCorta
Dopo aver chiamato la polizia, mentre tornavo verso il portone del mio palazzo, ho notato della gente affacciata.
A godersi lo spettacolo, si intende.
Comunque credo che la violenza fisica prescinda dal sesso:è bagaglio cromosomico, culturale, sociale.
Io non la so neanche concepire.
Per il resto adotto anche io, a volte, comportamenti aggressivi. Mi limito alle parole ovviamente. Ma l'aggressività -e non la violenza- fa parte dell'uomo.
Ramificazioni
Ecco ma quello che ho visto io è stato ben altro.
Posso essere d'accordo sulla tua valutazione di lei: la sua colpa però non giustifica la violenza.
Ancora spero che abbia la forza di non accettare la situazione.
Daniele
Mi sono vergognata anche io, perché esseri umani come quelli ce ne sono a milioni.
Donne che subiscono, uomini che si impongono con la forza; circoli viziosi che non si spezzano per mancanza di forza, coraggio, opportunità.
Accettazione passiva.
Violenze fisiche ...violenze mentali...aborro a tutto questo...son fonte solo di mali gratuiti...
RispondiEliminaserena domenica Mia
Brividi duri.
RispondiEliminaDi vergogna per la razza, ecco.