Ho voglia di cose dolci.
C'è chi le chiama coccole, e io faccio difficoltà ad usare il termine.
Che mi pare di ledere me stessa, di cedere ad una debolezza che non mi riconosco e che magari - ma anche no - fa parte di me.
Tenera e malleabile, burro conservato fuori dal frigo, zucchero filato che messo in bocca si scioglie.
Voglio pensare che è quasi natale come se fosse una cosa normale.
Per una volta senza riandare con il pensiero a quella vigilia di tanti anni fa in cui le feste, tutte le feste, si conclusero con una tavola imbandita sulla quale lui riversava il capo, improvvisamente, portandosi per terra tovaglia e stoviglie.
Tutto è finito lì.
L'ansia buona, il timore di non aver tempo, il bagno di folla per acquistare i regali; le file nei negozi, le idee che non mancavano mai, andare di corsa, libri e libri insieme a cose inutili ma belle per gli occhi. L'albero di natale, che mia mamma faceva ogni anno diverso e passate le feste si andava a piantarlo da qualche parte. E poi aspettare come bambini la mezzanotte, e le ore che si dilatavano fra una portata e l'altra e niente, non passavano. E i baci, e gli auguri. E l'unico momento in cui rivedevo qualche cugino.
Tutto è finito lì.
Voglio pensare che questo sarà un natale diverso. Uno in cui ritroverò almeno un poco di volontà d'accettare quel che ai miei occhi è troppo spesso ipocrisia. Accettare gli auguri dando a questi un valore positivo. Farmi baciare da chi lo vuole fare senza porgere la mano per mantenere la distanza.
Lasciarmi un po' andare, e non pensare che tutto sia finito lì.
Voglio che la sensazione d'essere fuori luogo e inopportuna mentre tutti sorridono mi abbandoni e per una volta lasciarmi andare a quella sensazione di lieve allegria che in fondo desidero.
Evitando l'ostentazione della felicità - apparente, troppo spesso - ma accettando e ricambiando il sorriso e le parole degli altri.
Che so di non essere sola, io lo so. Ma mi sento sola troppo spesso.
E allora voglio tentare di aprire cassetti e scrigni, casseforti e diari segreti, cose che ho nascosto da qualche parte dentro di me e tirare fuori lucine colorate, stelle filanti, fiocchi d'argento.
Voglio stendere la glassa di zucchero sopra le piccole tristezze, rivestire di cioccolato fuso la malinconia, caramellare quelle due lacrime che ogni tanto accompagnano le ore in cui dormo, e mi risveglio con il viso sul cuscino bagnato.
La promessa a me stessa è che da domani non mi irrigidirò in un abbraccio, non mi tirerò indietro ad una carezza. Lascerò fare.
Non so per quanto.
E mi prometto anche che dirò almeno una cosa di quelle che mi si rivoltano addosso troppo spesso. Con un sorriso. Una carezza.
C'è chi le chiama coccole, e io faccio difficoltà ad usare il termine.
Che mi pare di ledere me stessa, di cedere ad una debolezza che non mi riconosco e che magari - ma anche no - fa parte di me.
Tenera e malleabile, burro conservato fuori dal frigo, zucchero filato che messo in bocca si scioglie.
Voglio pensare che è quasi natale come se fosse una cosa normale.
Per una volta senza riandare con il pensiero a quella vigilia di tanti anni fa in cui le feste, tutte le feste, si conclusero con una tavola imbandita sulla quale lui riversava il capo, improvvisamente, portandosi per terra tovaglia e stoviglie.
Tutto è finito lì.
L'ansia buona, il timore di non aver tempo, il bagno di folla per acquistare i regali; le file nei negozi, le idee che non mancavano mai, andare di corsa, libri e libri insieme a cose inutili ma belle per gli occhi. L'albero di natale, che mia mamma faceva ogni anno diverso e passate le feste si andava a piantarlo da qualche parte. E poi aspettare come bambini la mezzanotte, e le ore che si dilatavano fra una portata e l'altra e niente, non passavano. E i baci, e gli auguri. E l'unico momento in cui rivedevo qualche cugino.
Tutto è finito lì.
Voglio pensare che questo sarà un natale diverso. Uno in cui ritroverò almeno un poco di volontà d'accettare quel che ai miei occhi è troppo spesso ipocrisia. Accettare gli auguri dando a questi un valore positivo. Farmi baciare da chi lo vuole fare senza porgere la mano per mantenere la distanza.
Lasciarmi un po' andare, e non pensare che tutto sia finito lì.
Voglio che la sensazione d'essere fuori luogo e inopportuna mentre tutti sorridono mi abbandoni e per una volta lasciarmi andare a quella sensazione di lieve allegria che in fondo desidero.
Evitando l'ostentazione della felicità - apparente, troppo spesso - ma accettando e ricambiando il sorriso e le parole degli altri.
Che so di non essere sola, io lo so. Ma mi sento sola troppo spesso.
E allora voglio tentare di aprire cassetti e scrigni, casseforti e diari segreti, cose che ho nascosto da qualche parte dentro di me e tirare fuori lucine colorate, stelle filanti, fiocchi d'argento.
Voglio stendere la glassa di zucchero sopra le piccole tristezze, rivestire di cioccolato fuso la malinconia, caramellare quelle due lacrime che ogni tanto accompagnano le ore in cui dormo, e mi risveglio con il viso sul cuscino bagnato.
La promessa a me stessa è che da domani non mi irrigidirò in un abbraccio, non mi tirerò indietro ad una carezza. Lascerò fare.
Non so per quanto.
E mi prometto anche che dirò almeno una cosa di quelle che mi si rivoltano addosso troppo spesso. Con un sorriso. Una carezza.
... sì, domani lascia fare, son anche quelle cose dolci.
RispondiEliminaUn abbraccio tesoro...
Bellissimo post!
RispondiEliminaTi senti un po meglio?
Approfitto del momento che spero diventi eterno per abbracciarti!
Se ti serve un appoggio, se vuoi, io sono qui!
Riccardo
uh si... questo mi piace -invece dei soliti banali buoni propositi verso il prossimo- augurarsi che sia il natale ad essere un po' più buono con noi;
RispondiEliminaciao a..
ed ogni volta che respiro quelle lettere che così ti dipingono, così come sei, mi sorrido, rinnovando la promessa fatta, donandoti quell'anello panciuto apparentemente osceno o canzonatorio, lo ripongo nuovamente nelle tue mani, perchè ho scelto e tu hai scelto, e nella consapevolezza di ogni dettaglio di ogni anfratto di scelta e conoscenza accorcio sempre più le distanze, fisiche, da te.
RispondiEliminache forse sei sola troppo spesso. sola dentro di te.
RispondiEliminabacio
Bibi
Saranno anche i miei propositi, tanto i colpi bassi rimpalleranno sui muri di gomma, eretti ad arte pur senza la convinzione d'averlo voluto fare.
RispondiEliminaT abbraccio.
allora, Auguri. Accettali anche se non sai da chi vengono o forse lo sai, che importa. Auguri
RispondiEliminaè inutile l'ipocrisia, anzi dannosa! penso e ritengo che i veri muri siano e restino quelli del fariseismo e dell'utilitarismo!! una persona libera se ne frega altamente, se punta all'essenziale,questo è il punto,ma se è l'utile che ne orienta nell'hic et nunc l'agire, deve pur scendere a inevitabili compromessi. Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca! bisogna scegliere e non sempre la scelta è quella giusta! ma chissenefrega del giusto o sbagliato! l'importante è che la faccia chi ne è l'interessato,assumendosi l'onere di tutte le relative conseguenze,fuori di un kinderheim davvero indisponente,a questo punto, o di un calvario che non intende proprio percorrere!:e parlo delle conseguenze tangibilmente positive e di quelle,specie a medio e lungo termine, eventualmente negative e non di poco peso! auguri per i piccoli passi, se questo è ciò che appaga veramente! non saprei cosa aggiungere altro! di parole se ne son buttate fin troppe,no?, a proposito e a sproposito! di fatti, promessi e annunciati, perfino con trionfalismo, non se n'è visto neanche uno!!! peraltro, mi sembrerebbe sbagliato metterla sulla partita doppia del dare e dell'avere, contrattualisticamente inteso,nei sentimenti e nella vita affettiva! Se non c'è spontaneità e sincerità,neanche all'inizio,o il necessario coraggio, di cosa si sta a parlare o di cosa si è stati a parlare e con chi? In questo campo gli sbagli purtroppo si fanno, e si pagano e le recidivanti tranvate ancora di più; queste sono,anzi, quasi sempre senza ritorno., trattandosi delle prove d'appello, dopo gli sperimentalismi superficialmente pionieristici del primo grado!! ma è l'alea che grava sempre sulle alternative che si schiudono dinanzi ad ogni persona!
RispondiEliminao forse c'è stato un intenzionale scambio di identità, del quale sono stato artatamente fatto segno?
RispondiEliminaS*
RispondiEliminaLascio fare, sto lasciando fare.
E mi sento *leggera*.
Unaccountlibero
Mi sento bene, credo di sì. E grazie:)
a..
Solo dopo averlo scritto e pubblicato ho riletto di aver scritto solo cose *per me*. Piccole richieste, piccoli sogni in fondo esaudibili.
B*ella
Non siamo mai state distanti.
Neanche quando non ci si sente per giorni riusciamo ad essere davvero altrove l'una per l'altra.
E sì, non è semplice che mi mostri *svestita* ma a volte succede, e tu cogli l'attimo. Un bacio.
Concretezza
Eterea, ecco come sei.
Armiamoci di propositi e svestiamoci da corazze.
Forse non è complicato. Forse.
Eppure mi spiace non sapere chi sia tu, che ti preoccupi di augurarmi non so cosa.
Ma pazienza.
Vivo anche senza.
a che gusto era il chupachupa?
RispondiEliminaNon è detto che accettare sia arrendersi. Prendere le cose così come vengono, sorridendo, rende tutto più sopportabile.
RispondiEliminabella foto. splendida bocca.
RispondiEliminaMaallinen
RispondiEliminaPer carattere non accetto passivamente niente.
E non mi arrendo, almeno finché ho solo una briciola di speranza di vincere o almeno pareggiare.
Quando lascio fare è perché so che in fondo è quello che voglio e non per mera sopportazione.
E sai, è stato bello lasciar fare in questo fine settimana appena passato.
Ho sorriso, ho lasciato fare, ho lasciato che fosse.