giovedì 29 novembre 2007

Senza titolo 133




Alla fine poi sbaglio sempre.

Evidentemente è così. Sbaglio io. Sempre.

Se sto zitta, se parlo, se rido, se non faccio niente. In ogni caso riesco a fare qualcosa che non piace, che da noia.

E generalmente me ne strafotterei, ma non con alcune persone.

E certo, evidentemente ne ho urtato la suscettibilità, e ho chiesto perdono. Senza fatica. E so che in qualche modo, prima o poi, tutto andrà a posto. Ma i frammenti, i frammenti quando mai si riprendono?
Quelli si perdono.

E quindi sbaglio e perdo. Ma perdo anche quando non sbaglio. Perdo e basta.

E non mi interessa sorridere né essere di buon umore o pensare che domani andrà meglio.

Sono sottotono, è vero. Lo si percepisce perché non faccio assolutamente niente per nasconderlo, non me ne frega niente di dimostrare allegria o di sputtanare qui i fatti miei.
Qui ci scrivo quel che voglio, è mio. E se domani non vorrò più leggere quello che ho scritto in passato semplicemente lo cancello. Anche se poi non ho mai cancellato niente proprio perché voglio vederli qui tutti i passi del mio malessere.

E se leggendomi sottotono qualcuno gioirà, sappia anche che me ne sbatto. Proprio me ne strafotto. Non mi rappresentate niente, siete il peggio che io abbia conosciuto anche se magari non vi ho mai conosciuto. Vi ignoro. Non esistete. Andate a farvi fottere, se vi va.

Io posso contare solo su me stessa, e ci faccio affidamento. Sono critica - fin troppo - nei miei confronti ma so di avere un gran pregio, e raro: sono limpida.
La convenienza la cerco al supermercato, non nelle persone.
Se avete voglia di qualcuno che sia incline al sorriso, che faccia buon viso a cattivo gioco, be' sappiate che non sono io quella adatta.

Faccio quel che sento, piaccia o non piaccia. Non ho voglia di sorrisi compassionevoli né di parole di conforto. Non ne ho bisogno. Non cerco di stare meglio né peggio: cerco di essere me stessa, sempre. Mi tengo il mio malessere, il mio male inutile, il mio non avere quel che voglio, la mia insoddisfazione.
Mi tengo tutto, comprese le mie parole. Non rinuncio a niente e a nessuno. Voglio tutto e non ho niente.

Intanto leggo. Carver. What we talk about when we talk about Love.

27 commenti:

  1. lame di ghiaccio nella notte.


    le chiamano stelle.


    solo alcuni.



    sr

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  2. sei tu.punto.ti riconosco.vai bene cosi.ecco

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  3. Essere se stessa, consapevolmente, nel bene e nel male è tutto secondo me.

    E tu hai anche il pregio di essere limpida ...

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  4. ottimo.risente del momento.molto pregnante.un po' ansiogeno,ma va bene nelle linee di fondo.Sì, Carver è meglio di Calvino,ma si sapeva.ottima lettura,adatta,giusta

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  5. Spiderridens

    Tutto taglia, in certi momenti.

    Soprattutto il silenzio.


    Mat

    Esattamente questa.

    E non mi adatto neanche a me stessa, a volte.


    Helados

    Così limpida, sì.

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  6. Senza compassione ne conforto.

    Una mano tesa!

    Se hai voglia di stringerla...

    basta che allunghi la tua!

    Un Abbraccio

    Riccardo

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  7. due cose mi han colpita, l'immagine per prima..e poi il fatto che tu possa pensare ci sia qualcuno che "gioisca" di un tuo periodo negativo. intendo dire proprio il fatto che TU lo possa pensare. circa il male inutile, è come convivere con un gran naso, io lo destesto, ma in fondo è mio, fa parte di me (il mio è bellissimo pero':-) ciao cara m.)

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  8. Special K

    L'immagine.

    L'ho fatta l'anno scorso a Reggio Emilia, la notte che l'Italia ha vinto i mondiali. Tutto quel che vedi era attaccato con delle catene ad una macchina.


    Mi ha fatto una gran tristezza.


    E' una rappresentazione di Abbandono.


    Per quanto riguarda l'altra tua considerazione, non stupirti. E' così.

    Prendine atto.


    Unaccountlibero

    E' una delle cose che non so fare: chiedere aiuto, o accettare quello che mi viene offerto.

    Che - dico io a me stessa - ce la faccio da sola.

    E lo so che sbaglio. Ma tant'è.

    Grazie, ancora una volta.

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  9. Prima o poi si finisce sempre per urtare la suscettibilita' di qualcuno :) Per questo esiste la comprensione. La tendenza alla perfezione ci deve essere casomai da entrambe le parti. Mi pare che Qualcuno disse "chi e' senza peccato..." ;)


    Comunque, se e' un diritto dire sempre cosa si pensa, dovrebbe essere buona norma, perfino nella divergenza, rispettare il sentire altrui usando almeno tatto nell'esprimersi.

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  10. Quando mi sento sottotono, lo vedo soprattutto dagli occhi delle persone, che sembrano costrette ad una scelta: ignorare il tuo stato ed allora diventano un pò ciniche, o farti coraggio. Io vorrei nessuna delle due. Vorrei essere normalmente rotto di palle e fine.

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  11. Bisogna mettersi in stato di quiete operosa e operosità tranquilla: osservare il malessere, contemplarlo, mai combatterlo.

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  12. Capita di dire le cose che urtano. Capita poi se sei sotto tono, poco attenta, o comunque se non sei contenta.


    Però la libertà è anche dirselo. E dire "sai, mi dispiace che tu abbia detto questo, perché io sto vivendo quest'altro".



    Questo tipo di scambio dovrebbe essere un punto di forza. Non un elemento per accrescere il tuo malessere.


    Un punto di forza.

    Che poi, al di là di 'di cosa si parla quando si parla d'amore', c'è anche "cosa vuoi tuuuuu?" (brucaliffo docet).


    Se vuoi farlo diventare un punto di debolezza, fai pure.

    Tanto lo sai perfettamente che le persone che hai intorno sono troppo intelligenti per non sapere che tu stai così, e che ti stai lasciando sciogliere per un po'.

    E sono troppo intelligenti per giudicarti, per criticarti, o sfotterti.


    Le persone che sono intorno a te sono libere. Di dimostrare amarezza e dolore. Come lo fai tu.


    E questo -te lo ripeto- è un dannatissimo punto di forza.




    Quando poi deciderai di riprendere la strada, deh!, li ritroverai tutti accanto. E probabilmente, non stando più ferma in un punto, ti smetterà di pioverti la pioggia dalle foglie di mangrovia, e i ragni non faranno più le ragnatele fra i tuoi tacchi, e i colibrì la pianteranno di venire a fare il nido sulle tue ciglia.




    ecco.



    .

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  13. Ehmmm...


    "smetterà di pioverti IN TESTA la pioggia dalle foglie di mangrovia,

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  14. A*

    Non voglio far diventare niente un punto di debolezza, niente.

    In fondo detesto le mie debolezze e quando mi si presentano le combatto tanto da stremarmi.

    E vinco.


    Che ci siano è un fatto indubbio - che mi vada bene o meno pare che anche io sia umana - però non voglio farmi surclassare da loro.


    Non se ne parla.


    E chi mi sta intorno - ovvero le poche persone alle quali permetto di stare nella mia orbita, e tu lo sai - sa che io sono anche questa.

    E sono assolutamente liberi di dirmi qualunque cosa, di osservare le mie azioni/reazioni, di ridere.


    Sanno del mio ciclico chiudermi in me stessa e ritornare su all'improvviso, rimanendo ad osservarmi ma non tirandomi per i capelli.


    Che io non voglio ragni fra i tacchi e nidi di colibrì fra le ciglia.


    Pioggia sì, e foglie di mangrovia per coprirmi. Ma mai statica, mai areattiva.


    Ferma, magari, ma in agguato: di me stessa.


    Come una gatta che punta un suricillo.


    Ecco.

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  15. Mai areattivi. E' come quando attentano a te. Scatti dalla quiete, e un secondo dopo il malcapitato aggressore è letteralmente a terra, fulminato non tanto dalla reazione,quanto dalla calma che l'ha preceduta fino a un attimo prima. Osservare le presunte debolezze e le goffe defallainces comportamentali e verbali in cui queste possono farci incappare, non significa passività,ma indisponibilità a lasciarsene sopraffare, per dare successivamente scacco alle stesse. Se le scansiamo, al loro sopraggiungere, non le eviteremmo,ma faremmo sì che esse ci colpiscano alle spalle. In definitiva, non si collide con gli altri,com'è nelle apparenze, se non più spesso con se stessi, quando urge ciò che il momento di down ci sottrae o ci dà in frammenti, l'up più consapevole,invece, proprio perchè tale, rendendoci risarcitoriamente in integrità e totalità.

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  16. Sei formidabile!

    Fossi un uomo, ti lusingherei...

    sbattitene e sii egoista in amore.

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  17. E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?

    Sì. E cos'è che volevi? Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra.


    Carver


    Dai siediti ed ascolta Sei o non sei di Mina


    Girati un pò

    ti voglio guardare

    sei quello a cui io davo del tu

    guarda di là

    hai un profilo speciale

    sei o non sei tu.


    Girati un pò

    mi potrei anche sbagliare

    quel neo così

    non lo vedo più

    guarda di là

    anzi prova a tirare

    il mento in su.

    ....


    Io ti voglio esplorare

    gli assomigli un pò

    fammi un favore

    sei o non sei tu

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  18. Mi interessa la poesia che parla di grandi questioni,

    questioni di vita e di morte, sì, e la questione di come stare al mondo.


    Raymond Carver



    assalto di limpidezza

    vuol esser ora il ruggito dell'anima tua,

    è certo uno squarcio nell'aria,

    uno iato ghermito,

    perchè il senso non sfugga

    d' un lontano richiamo.

    Non importa

    nè torto o ragione,nè giusto o sbagliato,nè che siano

    parole d'abuso,chè puoi farne

    perfino sopruso,se per te è ingiusto affanno

    a chiudere un anno.

    Continua a volere,tra il miele ed il fiele,a volare, a sognare,ed anche a sperare,anima strana,ed unica e pura e vergine ancora.

    Chissà chi o che cosa mi portò qui,

    a rubare parole al chiasso,al ciarlare o al silenzio,

    carpirne un singulto,

    al destino un insulto,e a

    a fermare sere

    di giorni di lotte ed arene,

    e ritorni di notte,ossidiane, sirene.






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  19. Why can't you be just more like me,

    Or me like you.

    And why can't one and one

    Just add up to two.

    But

    We can't live together

    But, we can't stay apart.



    A te, che sai di essere esattamente tu, qui.



    Concretezza

    Sono questa qui.

    Se fossi un uomo ti circuirei.

    Insegnami l'egoismo.


    Ragno

    Sempre tenero, tu.

    Io non riesco ad accontentarmi di essere stata amata.


    Amoergosum

    Se quelle parole sono per me mi piacciono ancora di più.



    E tu impara a mettere una firma.

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  20. e tu stai davvero andando in pezzi.

    :(

    Bibi

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  21. per te, sicuramente! come stai?

    fammelo sapere,che ci tengo,e lo sai.

    ti abbraccio forte.

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  22. Bibi

    E' uno stato d'animo altalenante, un po' su un po' giù.

    Ma l'importante è che io ci sia, e sia presente e vigile, e m'accorga di questa frammentarie variazioni e le raccolga, tutte.

    Ti abbraccio.


    Amoergosum

    Sto con me stessa, quindi dalla mia parte.

    Mi sciolgo un po' e poi mi riprendo.

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  23. Hai ragione...A volte sembra che non si abbia il diritto di stare male. Ma insomma, se voglio stare male, saranno cazzi miei?

    Oddio...Poi magari non ho capito ciò che volevi dire realmente, ma io l'ho interpretato così e ti dico solo...Brava. Chissene frega dell'immagine che gli altri hanno di noi...

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  24. Condivido appieno. Tutto lecito, tutto giusto, tutto dolorosamente intimo, parte della solitudine esistenziale. Non se ne può fare a meno, ci costringe a tornare a noi stessi.


    Saluti.


    franco


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  25. non credo che sia giusto dire che sbagli tutto, ne credere che vai sempre bene, penso invece cha la vita è fatta di mille attimi e che debba essere vissuta senza (come dici tu) rinunciare a niente e nessuno, pur se a conti fatti, a le mani ci resta ben poco ... quel poco però, è per sempre. LU

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  26. Emmelan

    Non vado alla ricerca del malanimo e preferirei non stare male.

    Ma capita. E non per caso.


    E certo quando succede non sono le pacche sulle spalle quelle che mi tirano su; piuttosto mi indispettiscono.


    Che solo il sentito affetto, seppur distante, riesce a ricomporre i frammenti, a dar loro forma, a respirarci sopra nuovo respiro.


    E così...


    Alchimia

    Intimo e essenziale. Fra l'altro irrinunciabile, anche volendo lasciar perdere me stessa la cosa mi è impossibile.

    Da me riparto, sempre e intimamente.


    Tuacyrano

    Non faccio a priori il conto di quel che perdo e quel che ottengo.

    Non lo faccio neppure a posteriori: mi guardo le mani, lecco le ferite, sposto la polvere e apro gli occhi.


    L'anima è lavata.

    Piena di graffi, ma netta.

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  27. Capita a volte che qualunque cosa si faccia si urti la sensibilità di qualcuno, perché non si può piacere a tutti. E' un dato di fatto ed io sto cominciando ora a farmene una ragione, per quanto difficile sia.

    Ma una cosa l'ho sempre saputa... Chi sbaglia e ammette di aver sbagliato, non perde mai Light...

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