domenica 25 aprile 2010

Senza titolo 391




qualcosa di rosso

 



quella platea sicuramente era piena di gente.
il desiderio era vedere scorrere il sangue, nient'altro.
una bestia grande, immensa rispetto ad un uomo esile ma armato.
armato di lame da conficcare fra le scapole di quell'essere chiamato toro, già sfiancato da lance infilate qui e lì da altri uomini, già sanguinante e sofferente.

ma.

ma questa volta, con mia profonda gioia, il sangue scorre anche dall'altra parte.
l'immondo e inumano uomo armato non è riuscito a tirar giù la bestia nonostante le lame.
il toro gli ha trafitto l'inguine con l'unica sua arma possibile.
l'ha sollevato come un fuscello stracciandogli la vena safena e spero anche altro, non riuscendo ad ammazzarlo -a rendergli la pariglia, per stare in argomento- ma sicuramente rendendolo sofferente, sfiancato, sanguinante.

certo, il toro comunque sarà ucciso.
ma mi scappano dalla bocca parole come dieci, cento, mille jose tomas.

e che Navegante, il toro, sia l'ultimo in arena.

olè.




giovedì 15 aprile 2010

Senza titolo 390






ma te lo immagini...


 




oh, oggi non sono morta.
secondo me la primavera ha un sacco di colpe, fra le quali farmi dormire ancora meno.
di notte quindi sto sveglia e in piedi, presente a me stessa e anche a tutte le cazzate.
però, guarda caso, sono anche di buon umore.

guardo questa foto di un anno fa e lì dentro, in quegli occhi, vedo un male profondo. me lo ricordo.
è difficile prendere atto di aver fatto parte di un gioco senza mai essermi accorta di essere giocattolo.

poi oggi è successa una cosa che ha dell'incredibile.
all'ora del cazzeggio in ufficio -ora variabile che si presenta spontanea fra la risoluzione di un puttanaio e l'altro- facevo un po' d'ordine nella mia casella di posta ufficiale, anticipando il monito del cyber patrol.
guardo le cartelle, ci metto dentro un po' di letterine, e noto una roba mai vista prima: unfiled.
mah, unfiled...qu'est-ce que c'est?
la apro, tanto è mia.
e mi si spalanca un mondo.
un mondo che credevo di aver cancellato -anzi sono assolutamente certa di aver cancellato, son passati cinque anni!- che conteneva tutte le lettere che mi aveva mandato.
uh ma quanti amore mio si sprecavano, e quanti ti amo!
e paragoni e sillogismi e rimandi.
e vaffanculo, anche.
insomma ho chiamato la mia collega e ci ho riso su, lei che diceva *ma che tenero, ma quanto ti amava, e quanto sei stata cattiva tuuuu* e io che la guardavo inorridita, sul limite di rivelarle che l'amore a parole è carta straccia, è fuffa se non accompagnato da fatti o se -peggio ancora- lo si sbandiera quando ci si accorge della fine imminente.

embé quel ciaparat non l'ho più sentito e rileggere i suoi vaneggiamenti mi ha fatto capire che forse c'è una sorta di tara geografica.
mi dispiace per gli altri onorevoli abitanti di quella terra che amo ma ne ho conosciuti due che blateravano di trasferimenti e di figli e mi manchi e quanto ti voglio e penso solo a te e non ti scordar di me.
e vaffanculo, ancora, va'.
così, tanto per gradire.

la cosa che mi piace di più è che me ne fotto.
non mi fa male niente, adesso.
e sono di buon umore e sorrido, pensa tu.




 



domenica 11 aprile 2010

Senza titolo 389





it happens


 




che poi, dico io, c'è questo mare di cose qui dentro che a metterle fuori tutte sarebbe un puttanaio tale da rischiare di essere accusata di disastro colposo, se non preterintenzionale.
una fattispecie delittuosa, direbbe il giudicante.
ma poi, dico io, dovrei rischiare di affogare da sola, o no?
se c'è un mondo che chiede di sapere dove vadano a finire le onde e io apro le mani e lascio fluire, potrei essere considerata colpevole?
ma, soprattutto, dovrebbe strafottermene qualcosa?

 






 



ero lì a considerare se effettivamente ne avessi voglia.
tipo: ora dormo, se mi sveglio in tempo mi preparo, e bon.
ma, tanto per dire, avevo anche puntato la sveglia.
doccia -ma tanto mi sarei lavata comunque, ché l'aria d'ufficio al venerdì pomeriggio è da sciacquare via-
trucco -cristo, la cosa più brutta del trucco arriva alla sera, quando devi levarlo via. la prassi della salviettalattetonicoidratante alla mia tenera età ancora continua a darmi noia-
truccata e con il pigiamino addosso. va' che mi vesto -hai ancora cinque minuti per chiamarlo e dirgli una cosa qualsiasi, tipo il gattino ha la cistite e non posso uscire no no no-
nel frattempo apro il cassetto delle sorprese e saltano fuori slip e reggiseno.
mi vesto, vado a fare un giro.
i cinque minuti sono passati.
.
effettivamente ne avevo voglia
.

 






spara juri spara.
guarda quante piume ci sono qui.
hanno il sapore di cuscini sprimacciati.
hanno il profumo di lenzuola stese a terra.
e parole strascicate in respiri tesi e bisogno di conferme senza parole.
e luccicanza, ma quanta.
così, per caso.







e anche se unisci i puntini non riesci a trovarne il senso compiuto
perché a me oggi piace così



 

sabato 3 aprile 2010

Senza titolo 388




 



a meno che

 




quel giorno che mi sono persa nei suoi occhi ho avuto la sensazione palpabile che non mi sarei mai più realmente ritrovata senza.

era lì, era lì per me, era lì con me.
eravamo insieme.
eravamo noi.

e a niente sono valsi i giorni confusi e persi in un soffio perché non ci si può perdere davvero se non lì dentro.
me li porto addosso tutti quei momenti, così invadenti e invasivi da non riuscire a non parlarne con chiunque possa in qualche modo vincere almeno un po' la mia reticenza.

anche se non bastano le parole per spiegarlo.

 






 



ci sono domande alle quali non riesco a resistere.
perché, se fra un sorriso che scopre tutti i dentini e un rimprovero che sembra una carezza mi chiedi e tu come stai io no, io non so resistere.
e allora rimango immobile e in silenzio e, quando riprendo fiato, inizio a girare intorno alla domanda in parole concentriche fino a che non mi ripeti sì ma tu come stai e allora non posso fare altro che dirti che secondo me sono tutti morti. che vado in giro, faccio cose, vedo gente. ma sono tutti morti. scrivo e faccio foto e mi occupo e mi preoccupo e lavoro quanto lavoro ma comunque, alla fine, rimango il mio unico interesse perché non trovo niente che mi colpisca. perché sono tutti morti.
che i miei occhi si muovono veloci sulle cose ma difficilmente si incantano.

ma quando succede allora sì, allora mi sento di nuovo persa.