custodiva dall'altra parte del cuore una marea di segreti che avrebbe preferito non conoscere
non perché volesse essere cieca o piuttosto volesse ignorare: semplicemente perché non avrebbe voluto che la di lui meschinità fosse così profonda
tollerava a malapena quel silenzio imposto e colpevole colmo di finte verità e mezze bugie; avrebbe voluto avere una parola netta e definitiva anziché un vuoto sterile, avrebbe voluto riderci su con lui mentre stille di amarezza le percorrevano il volto e le mani di nuovo si bagnavano
non voleva sentire ancora una volta scusa per comportamenti che credeva non avessero niente di colpevole fino a che, per un caso che la vita senza coscienza né intuito le proponeva, aveva dovuto rendersi conto di quanto lui fosse seriale
conosceva senza saperlo molte più cose di quante in realtà fosse disposta ad ammettere, per via della incredibile e inspiegabile sua necessità di proteggere il carnefice tentando di dargli la parvenza dell'innocenza, negando allo stesso la capacità di fare del male scientemente
lui, che aveva parlato di sogni e bisogni, di carne e sangue
lui, che graffiava ogni respiro togliendo il fiato a lei che di altro non necessitava se non di custodia pregnante ed aggressiva
lui, che aveva sfogliato le pagine del libro delle parole segrete avendo cura di non sgualcirle
lui, che fra il timore di essere scoperto ignobile ma uomo e la volontà di apparire nobile tentando di nascondere l'inquietante suo vuoto interno, sceglieva la seconda ipotesi
lui, dall'altra parte del cuore, custodito in una culla di rovi
lei, con il cuore in mano, ancora toglie spine lasciando piccole cicatrici