domenica 27 marzo 2011

Senza titolo 424




il male dentro
 





sono donne e uomini che non hanno niente se non ciò che hanno addosso

guardo le immagini che scorrono sullo schermo e vedo visi con la medesima espressione di dolore profondo misto a stanchezza e speranza

piccoli bambini avvolti nelle coperte che hanno patito -pur senza avere parole- la stessa sofferenza di un viaggio che non riesco neanche ad immaginare, nel freddo di quelle notti passate in acqua con il solo sollievo di una carezza umida

guardale quelle persone

le vedrai uguali a qualunque altra che ti passa accanto ogni giorno, forse con la pelle un po' più chiara, sì, ma con la stessa angoscia di vita

guardale e pensa che se hanno deciso di affrontare un viaggio tragico per giungere chissà dove è perché la scelta era morire affamati, sparati, straziati e stuprati o morire affogati

e allora hanno scelto la probabilità di sopravvivere lontano da tutto, dalle loro famiglie e dalla loro cultura, di fare il sacrificio di elemosinare qualcosa piuttosto che non avere niente

stanno arrivando qui carichi di speranza rischiando di essere fottuti dalla stessa

clandestini, rifugiati, migranti, pezzenti, delinquenti, negher, chiamali come cazzo vuoi

ma non dimenticare che sono persone

con gli stessi tuoi diritti e con i tuoi sogni

uguali identici

e pensare di risarcire i sogni e i diritti con due soldi

pensare di incartare tutte le speranze in una manciata di euro

chiudere gli occhi davanti a quegli occhi

fa di te un assassino

giovedì 24 marzo 2011

Senza titolo 423









ça vas sans dire


 


e sì, ci sono delle cose che mi danno noia.

sono intollerante.

cose minime che si sommano le une alle altre senza riuscire a diventare una cosa grande né importante, no. ma che, nel loro piccolo, sono fastidiose come unghie graffiate al muro. robe che, se mi dovesse girare male, meriterebbero due ceffoni ben dati. così, per fare.

per esempio mi infastidisce molto collegare Antony Hegarty a quel povero, meschino e lurido topo -niente a che vedere con i topi dell'amico del vostro presidente del consiglio, sia chiaro-
la voce chiama immagini.
fotografie, suoni, parole, case disordinate, vento, mani nell'acqua e capelli bagnati -a proposito: hai fatto sparire feminae dalla rete. hai fatto bene-

vorrei che sentire Antony mi riportasse al concerto in una notte d'agosto alla Reggia della Venaria Reale
agli scritti di un ragazzo che conosco poco ma quel poco che ho visto mi è piaciuto
al silenzio di ore andate bene

e invece no.

ci sono i maneggi sottobanco, che in fondo sono così ingenuamente cretini da farmi ridere.

c'è questa stanchezza che mi porto dietro, ogni giorno di più; stanchezza che sa di stress, che riesco a dimenticare solo caricandola di altre cose da fare, altri impegni, altri pensieri per non pensarci.

e c'è anche una sottile linea di insoddisfazione -ma va'!- che dovrei iniziare ad edulcorare dandomi magari un po' di pace, lasciandomi un po' perdere.

e poi c'è dell'altro, che mi tengo stretto stretto.

lunedì 7 marzo 2011

Senza titolo 422





rewind


 



non c'ero, ero fuori, ero via.

passi che calcavano altri passi e pensavo a niente di divertente, e invece.

lui: signorina (!) vuole polpi vivi?

signorina: no grazie (espressione di terrore mista a pena per l'animale)

lui: e va bene, se vuole glieli uccido!

signorina: disgraziato (e ride)






ché poi davvero allontanarmi da casa per me è sempre un sacrificio, mi sento strappata e.

ma basta partire che le cose cambiano, o forse semplicemente mi rassereno pensando che tutto ciò che lascio temporaneamente rimane lì, immutato, così come l'ho lasciato.

rimane in attesa di me.

mi aspetta.

e quindi rido e giro e parlo e mi scappa anche la voglia di fare foto. a me. di me.



 



per sempre non esiste
esiste sempre
esiste soprattutto mai


-breve dialogo fra un uomo e una donna in una notte di mezza estate-