martedì 23 novembre 2010

Senza titolo 412





low light


 



non so tu, ma io della guerra ho una paura fottuta.

ci penso da sempre, ogni volta che ne leggo la storia, ogni volta che ne sento raccontare, tutte le volte che vedo immagini e filmati di esplosioni, colonne di fumo, gente che piange o che scappa disperata.

non riesco a comprendere e neanche ad accettare chi la guerra -venendo da un territorio teoricamente in pace- sceglie di farla mimetizzandola non solo con abbigliamenti o trucchi ma con la parola pace.
tanto meno comprendo chi abbia bisogno di reiterarla con la fantasia, e mi riferisco a quei coglioni che addirittura pagano per partecipare alla cosiddetta guerra simulata.
lo chiamano sport. come la caccia: sport.
sparatevi più spesso, o sportivi.

le notizie attuali certo non mi consolano: la Corea del nord attacca la Corea del sud. paesi che affamano il popolo -e non è una figura retorica, hanno fame davvero- che hanno eserciti fatti da centinaia di migliaia di persone armate di tutto punto, che marciano come burattini dinanzi al governo supremo tronfio e soddisfatto dallo spettacolo.

c'è la Palestina, o meglio c'era. adesso  c'è un popolo costretto a rifugiarsi nelle montagne dal cemento che avanza, dal filo spinato e da un esercito che d'imperio stabilisce confini sempre troppo mobili per essere veri.

ci sono tutte le altre guerre alle quali questo Stato che abito partecipa mettendosi in tasca l'articolo della Costituzione che dice di ripudiarla, la guerra.

ci sono le fabbriche di armi, fra le poche che ancora tirano.
ci sono le fabbriche di soldati, le scuole per i soldati, l'onore ai soldati.

c'è lo scontento, lo squilibrio, l'insoddisfazione.


ecco, di queste cose ho paura.

non su tu, ma io ne ho paura.



 

sabato 13 novembre 2010

Senza titolo 411




pǝǝu ǝɥʇ ƃuılǝǝɟ



 



poche cose, quasi niente.
la mia vita, il lavoro, la fatica di vivere e lavorare,
due o tre grandi amori infelici,
quanta vanità e quanta tristezza nei bilanci, ora.
...
il vuoto forse, il vuoto più vuoto più vuoto,
quella vertigine filosofica che non sono mai riuscito a comprendere fino in fondo.




questo è Filippo Betto in Certi Giorni sono Migliori di Altri Giorni.
interposta persona.
poi è morto anche lui, l'anno scorso.

ci sono voci che mi gridano dentro, soprattutto quando ciò che sento intorno e dentro e in fondo è malinconia.
quella che mi fa dire che non voglio niente, non mi manca niente, non amo nessuno.
e in effetti sento solo il bisogno di non avere bisogni.
non ho voglia di uscire né di vedere gente,
non voglio mischiarmi né donarmi e, forse ancora peggio, non ho voglia di avere niente da nessuno.

non voglio essere amata, desiderata.
non voglio che nessuno senta la mia mancanza.

voglio, adesso, il vuoto pneumatico.
non so per quanto e neanche so perché.
magari domani non sarà già più così ma oggi, e oggi è l'importante, non ho niente da dare.

il mio instabile equilibrio
la mia emotività dirompente
il silenzio fatto di parole mute

solo questo, adesso.

 

domenica 7 novembre 2010

Senza titolo 410



just in time




 



presuntuosa egoista del cazzo.

così, tanto per prendere atto del fatto che ho sbagliato.

c'è che a forza di girarmi intorno a volte perdo il senso di ciò che c'è oltre, le vertigini mi fanno mancare quell'equilibrio già precario che mi appartiene, la nausea si tacita e s'affoga.

mi allontano.

così coinvolta in me stessa da non accorgermi di te.
così infastidita dal tuo silenzio da non domandarmi affatto se anche tu avessi qualche pensiero.
se avessi bisogno di parlarmi, di avermi affianco, di sentirmi.

e ieri si è aperto un mondo
le tue parole così morbide e affilate
i tuoi occhi lucidi e quello sguardo che conosco perfettamente
la fragilità, il bisogno
e quell'abbraccio che aveva dentro tutto il non detto

io ci sono.
a presto, B*
 

lunedì 1 novembre 2010

Senza titolo 409




come quando fuori piove


 



così, senza fretta, passa il tempo nei giorni in cui nessun impegno esterno a me è presente.

fuori si fa silenzio rotto dal pigolio incessante di questa pioggia che accompagna ogni ora e da qualche macchina che, sfidando l'indolenza, porta la gente lagnosa in giro.

è giorno di cimiteri, oggi.
giorno di fango e di culto dei morti.
giorno in cui ogni lapide è imbellettata e vestita a nuovo.
finalmente festa anche per chi ha dovuto morire per essere festeggiato.

 



°
°
°

 



io, intanto, ti penso.