domenica 27 dicembre 2009

Senza titolo 377


 


dedicated to [.]



a chi mi ha regalato centesimi di vita e abbracci preziosi
a chi mi è stato vicino non ostante me stessa saltando fra una spina e l'altra  vincendo i miei no
a chi mi ha lasciato sola quando lo richiedevo rimanendo comunque ad uno sputo di distanza
a chi mi ha guardato chiudermi in me stessa rubando il doppione della chiave d'ingresso
a chi è riuscito ad entrare e a chi è rimasto fuori
a chi ha capito che non essere facile non significa necessariamente essere difficile
a chi ha accompagnato le mie risate
a chi è stato vittima della mia apprensione
a chi ha saccheggiato i miei pensieri
a chi ha lasciato graffi sulla mia pelle avendo cura  di spargerci il sale sopra
a chi mi ha strappato sospiri accompagnati da occhi lucidi
a chi ha nutrito il mio amor proprio
a chi da me ha avuto tutto lasciando macerie e vesti stracciate
a chi ha succhiato il nettare continuando a volarmi intorno
a chi mi ha fatto crescere senza farmi diventare saggia
a chi ho baciato con amore


 

domenica 20 dicembre 2009

Senza titolo 376


 



luv u
 



è casa

una casa grande che contiene tutti i miei frammenti, i ricordi e i pensieri, il male dentro e quello fuori, i sottili dispiaceri e le parole taglienti
l'accento di bambina torinese chiamata madamin fin da piccola, con quei capelli biondo grano e gli occhi pieni di stupore ogni volta che tirava fuori la mano dal balcone e un fiocco di neve si posava
quando correva nel ballatoio del palazzo in pieno centro e quando di corsa faceva i cinque piani lasciando la nonna così indietro che le toccava sedersi sui gradini ad aspettarla
quando cadeva e si sbucciava le ginocchia e piangeva e poi con una sottile cattiveria staccava le croste di sangue dalla pelle sottile per il piacere di vederlo ancora scorrere, il sangue
e quando si perdeva nella neve, lei col suo cappottino bianco e gli stivaletti di gomma rossi, quando aveva la parola pronta a spuntare dalle labbra a cuore, quando ballava sul letto e quando lasciava dondolare le gambe fuori dalla ringhiera lasciando passare il tempo, quando lanciava il pane bagnato dal balcone aspettando il volo dei colombi

è ancora casa e quella bambina è diventata grande

e ancora ha quell'accento confuso dalla er rulé e ancora si affaccia al balcone con gli occhi sgranati guardando la città di ghiaccio


è così deliziosamente freddo che stamattina l'acqua non veniva fuori dai rubinetti; semplicemente si erano gelati i tubi della caldaia posta in balcone e le bottiglie di lurisia erano congelate, normale con tredici gradi sotto lo zero
così ho aspettato girandomi intorno, ripensandomi
guardando questa casa che ho riempito di me per undici anni e che sto per lasciare
mi rimarrà dentro anche questa
ma avrò una nuova casa da riempire
senza storia ma colma di oggi e di domani e di parole
e sospiri

 

sabato 12 dicembre 2009

Senza titolo 375


 


she want everything




è inverno

c'è quel freddino che ogni mattina mi fa ricordare che dovrei aprire il cassetto dei guanti per indossarne un paio abbinato all'abbigliamento -magari nero, ma anche no- e che mi fa stringere nel cappotto brividi e sospiri

il cielo oggi sa di neve e ho pensieri che mi sciolgono un pochino il cuore
piccole cose dal sapore buono e frizzante, alcune che mi colpiscono direttamente altre che invece solo mi sfiorano, hanno il potere di farmi sentire meno pressante questo natale

 





sto pensando che forse quest'anno sono riuscita davvero a detestare qualcuno
a detestare te per il tuo comportamento vigliacco e per il tuo essere inutile, forse anche per avermi fatto pensare di amarti; in effetti posso dirti che no, non ti ho amato: l'amore è nobile sofferenza, quella nei tuoi riguardi è stata sterile rappresaglia dei sensi

me ne sono accorta quando ho provato livore nei tuoi confronti, quel tantino di ribrezzo rileggendo le parole che  ti sgorgano dalla penna come una pozza settica, quel cliché che evidentemente ti fa da raccordo fra la bocca e le mani estromettendo il cervello

sai cosa? per estremo paradosso mi spiace per te
hai un carico di pochezza ben accessoriata da orpelli scintillanti che effettivamente colpiscono lo sguardo e anche i sensi e di questo non ti si può non rendere merito; ma appena ti discosti un pochino è avvertibile il vuoto che ti colma, mon cher

sei costruito su un niente che rende imbarazzante il solo fatto di aver provato interesse per te

te lo dico oggi, dopo aver avuto un anno per studiarti da diversi punti di vista

te lo dico non perché mi interessi provocare una tua reazione -non averne, è meglio per tutti- quanto piuttosto per dare un senso alla mia temporanea mancanza di senso critico
 




 

ho anche una piccola novità in tasca 
chissà se la settimana prossima assumerà maggiore compattezza
in fondo devo solo decidere e crederci

martedì 1 dicembre 2009

Senza titolo 374


 



take care of you




se ne è andato anni fa pier, ucciso dall'aids 
se n'è andato lasciandomi senza parole, le sue parole o quelle da lui ispirate, come queste:

vorrei le mie ciabatte. vorrei la mia casa. vorrei il mio letto da ragazzo, vorrei addormentarmi nel mio letto da ragazzo, vorrei l'abbraccio largo di mia nonna, vorrei sentire i fianchi di mia madre mentre la stringo bambino sul sellino dietro la sua bicicletta, mentre corriamo sulle strade strette fra i fossi verso la campagna, vorrei sentire il suo cuore pulsare veloce come quello di un gatto tra le mie mani, il vento azzurro del mattino, vorrei un bacio lungo, un ultimo lunghissimo bacio azzurro in cui affogare.
vorrei essere sempre felice, come quando mia madre pedalava.


è andato via senza darmi il tempo di abituarmi a fare senza, lasciandomi senza diritti e con un vuoto dentro faticoso da riempire
e con cosa, poi?

a volte guardo i miei ragazzi, quelli della comunità, e mi chiedo quanti di loro abbiano contratto il virus.
me lo domando senza pregiudizi, non limitando alcun contatto con loro che hanno fatto vita di strada per anni, che hanno creduto di fare una scelta mentre in realtà subivano la pesantezza della loro mancanza di volontà
non so quanti siano ammalati ma vorrei che non mi mancasse mai nessuno di loro
non mi importa dei loro errori, dei danni che hanno fatto, neanche del male che anche indirettamente hanno seminato
voglio solo che nessuno di loro possa lasciare un vuoto dentro me, per nessuna causa

voglio che questa giornata non sia solo una ricorrenza tanto ovvia quanto inutile
voglio che esista la cognizione del dolore che si può evitare con poco
anche con una siringa nuova
anche con un condom



*lo scritto è di filippo betto, dal libro certi giorni sono migliori di altri giorni