lunedì 30 giugno 2008

Senza titolo 239





è ancora estate


Sono insofferente, intollerante, stanca.

Il mio livello di sopportazione sta arrivando ai limiti storici.

Se ci fossi tu -se esistessi tu- vorrei che mi dicessi 'stai lì, non ti muovere' e io starei silenziosa a guardarti fare per me quello che vuoi, quello che voglio.

Non avrei bisogno di chiederti attenzione, non dovrei chiederti di viziarmi: lo faresti per tua scelta.

Ho voglia di movimenti lenti, sincopati; ho voglia di tacere e di non preoccuparmi di niente.

Regalami novembre.
Regalami un giorno di nebbia.
Regalami un mondo parallelo in cui incontrare l'estate a mio piacimento, e allontanarmene quando inizi a darmi noia.






Non riesco ad allontanarmi dal libro che sto leggendo.

Ho visto il film qualche anno fa, l'ho rivisto diverse volte.

Poi ho comprato il libro: Memorie di una Geisha.

Fotogrammi come lampi di conoscenza, Kyoto e acqua e ciliegi in fiore, sale da tè e mizuage .

Amore, quanto amore.








venerdì 27 giugno 2008

Senza titolo 238




Ah, questi uomini!



Tempo fa parlai delle donne, o meglio delle donnine.

Di quelle che piagnucolano, che si straziano, i pulcinetti intinti nell'acqua che gocciolano lacrime ad ogni pie' sospinto.

Troie frigide, vorrei ma non posso, oh come mi duole il cuore! Ossignore come sono incompresa!
Ma vaffanculo.


Be', pareva quasi che solo loro fossero colpevoli. E no. No no.

Il mercato nasce in funzione del rapporto fra domanda e offerta.


Non potrebbero esserci donnine se non ci fossero ometti.

Cuori straziati altalenanti fra la rabbia e l'amore incondizionato, l'insofferenza e la comprensione tout court, la speranza nella redenzione e la certezza che la pazienza verrà ripagata da eterna dedizione.

Domani, un domani.

E intanto -come bisce- strisciano sbavazzando qua e là, ogni tanto si rizzano con fare minaccioso e mostrano fauci sdentate che hanno l'unico scopo di fare compassione.

L'italico maschio si cala le braghe.

Paga anche le marchette, pur rimanendo felicemente insoddisfatto.


Continua a sperare nella remissione dei peccati a favore della tua prossima vita, ometto: intanto fai delle tue lenzuola un sudario e offri le tue sofferenze al signore.





giovedì 26 giugno 2008

Senza titolo 237





il senso del possesso






lentamente lascio oltrepassare la soglia a una parte di mondo che a volte non mi appartiene



lo faccio avvicinare a me con cautela sentendo un sorriso farsi strada sulle labbra



mi lascio abbracciare come se fosse questa l'unica cosa che davvero stessi aspettando



si inchina verso la mia bocca schiusa per lo stupore e un briciolo di emozione



vuotandola di parole e riempiendola di senso












lunedì 23 giugno 2008

Senza titolo 236







Che poi se potessi mi straccerei via la pelle.

Ci si affida all'acqua, ma se fosse pioggia sai che bello?

Qualcuno ha detto che mercoledì Torino si scioglierà sotto il caldo.

Immagino tacchi che affondano nell'asfalto, camicie sudate, spalle madide che iniziano a colorarsi al sole, mani bollenti da rinfrescare con salviette umide al mentolo.

E intanto lascio che il ventilatore faccia il suo, e mi permetta di assopirmi in un vento meccanico che alteri la percezione e i sogni.


|
|
|


E' affare noto che io non ricordi i film che vedo.
A parte alcuni -che infatti riguardo continuamente da anni, forse in loop- devo affidarmi alla mia memoria storica aggiuntiva.
Non ricordo neanche i nomi degli attori, se non quei pochissimi che in qualche modo stimolano in me sensazioni non esattamente caste.

Però, guarda caso, ricordo alcune pubblicità. Ora gongolino pure gli account e i creativi, dai!

La prima è quella dell'Olio Johnson per motivi di pura opportunità: d'estate non potrei mettere altro sulla mia pelle. Bellina, fermo restando che quel bambino a me sembra finto. E poi è maschio, e a me i bambini maschi non piacciono.

La seconda è quella dell'Aperol Spritz.
Che dico: sarò anche maliziosa ma è difficile che quel gesto possa far pensare a qualcosa da bere.

Ultima e più bella è quella della 3, con la Litti.
Sì certo, ha ragione: certe cose non si possono dire con un sms.
Meglio regalare un telefono.
Se penso che quasi tutti i telefoni che ho avuto mi sono stati regalati mi scappa da ridere.


Io ne ho regalato uno. Dentro non c'era un abbandono ma tanto amore. Tanto.




venerdì 20 giugno 2008

Senza titolo 235





E poi succede di perdere qualcosa, qualcuno.

Perderlo senza averlo mai avuto, forse per scelta o per insicurezza.

Per inquietudine.

Per quel sottile mal di vivere che non permette di trovare soddisfazione neanche quando è lì, a portata di mano.


*io cancello il tuo numero...finirei per avere la tentazione di cercarti...e so che è perfettamente inutile*


E io non voglio ma non so come fare per impedirlo, perché non posso neanche dire hai torto, stai sbagliando; non posso neanche perdere la pazienza e arrabbiarmi; non posso arrogarmi il diritto di tenerlo legato a parole che io stessa non so quando (e se mai) diventeranno realtà.

Sì, gliel'ho detto: non farlo.

Ma non sono stata convincente. Neanche vincente.





Ecco, ho davanti a me quattro giorni tutti miei.
Ieri notte mi sono portata il lavoro a letto: ho sognato quello di Lucca al quale sto facendo le pulci.
Certo, sempre meglio di quando ho sognato che quello di Giarre veniva in ufficio e mi sparava. Cazzo, mi sono svegliata di soprassalto!

E' indicativo: ho bisogno di ferie.
Ché io sono abituata a lasciare il lavoro in ufficio e quando esco da lì non esiste più.
Quando arrivo al punto che i pensieri di lavoro si mischiano con i miei privati significa che non va più bene.

Posso andare in pensione? No, neanche dopo questo compleanno (andando bene me ne mancheranno ancora almeno venti, di compleanni)
Posso dare le dimissioni? No, a meno che non decida di portarmi una sediola in corso Unità d'Italia.
Posso sposarmi. Magari uno ricco, bello, alto, con i capelli, che sappia di buono e abbia una bella voce e una dialettica forbita e interessante.
L'unico problema è che -sposandomi- magari lui pensa di avere una moglie.
E no. Questo è pretendere troppo.




L'ho detto che secondo me arrivata al venti di giugno, e con un caldo improvviso che mi riempie le stanze e il sole che mi abbaglia, forse non sono troppo lucida?



Ecco.





martedì 17 giugno 2008

Senza titolo 234




lo vuoi un bacio al cioccolato?






Metti che una sera io abbia voglia di  altro.

Metti che per una volta non mi basti e che abbia voglia di essere condotta per mano.

Che voglia dare l'opportunità di sorprendermi con effetti speciali.

Metti una er rulé condivisa -ma la tua è diversa, viene da non so dove, la mia viene da qui, qui, vedi?-

Metti anche una cena cruda, un compleanno, tre lingue parlate contemporaneamente, risate non nascoste in caso di pronuncia errata, non un attimo di silenzio.

Metti tutto questo e molto di più.



Lo vuoi un bacio al cioccolato?


lunedì 16 giugno 2008

Senza titolo 233





Scarti desideri come fossero caramelle: srotoli la cartina e già sa di buono.

Puoi farla sciogliere sulla lingua assaporandola lentamente; puoi trascinarla fra i denti e le guance; puoi stringerla fra i denti fino a che non si spezzi in frammenti acuminati.

Puoi scegliere.

Sono gli stessi desideri che tiri fuori dal cilindro et voilà! si presentano davanti agli occhi, sempre gli stessi e molti di più.



E quando ne soddisfi uno, bellina, ecco la sorpresa: lascia dietro spore di altri e tanti altri piccoli desideri.

Che crescono affamati.

E procurare loro nutrimento sarà la tua meravigliosa condanna.







venerdì 13 giugno 2008

Senza titolo 232


 


 


June, 13th





here, now, in this way

mercoledì 11 giugno 2008

Senza titolo 231




≈lightness≈



Non c'è più tempo per ulteriori esitazioni.


Domani si parte.


In valigia ci saranno sorrisi, luccicanza, emotività e una scorta di buonumore, da usare all'occorrenza. E anche qualche pensiero, ma solo se bello.




Sfrondo  le ombre dalle spalle, strofino e sbianco, illumino di mio tutto quel che posso, tutto quel che tocco.

Lavoro di fino: in punta di dita seguo piccole crepe e le riempio di malta bianca, soffice e compatta.

Seguo i contorni e risolvo le asperità con lievi colpi di lima.

Affino lo sguardo ad evitare le imperizie, mie e soprattutto altrui, che non lascino segni.






Prendo fiato, respiri profondi e intensi, vedo il circolo dell'aria nella mia trasparenza innata.


Lascio danzare molecole e pensieri ovunque, lascio che siano senza peso, lascio che siano.


Lascio che sia come voglio.






 




lunedì 9 giugno 2008

Senza titolo 230




•surprise•




Libero di stupirsi, signore, come io stessa ho fatto quando ho visto un sorriso sconosciuto sul mio telefono.

Immagino di averla spiazzata con il mio dire: sì ma chi sei? Anzi le chiedo perdono se mi sono trovata nella condizione di perderle di rispetto.

Faccio ammenda, signore.

Ora attendiamo il finimondo o qualcosa di molto simile: pestilenze e carestie in terra di Cina, acqua santa evaporante in sbuffi, possessioni demoniache.

David LaChapelle che decide di riportare le sue opere in Italia solo per permetterci di ammirarle con sguardi congiunti, i muratori che consegnano in perfetto tempo, la neve in montagna ad agosto, Milano che va a letto presto.

Perché le sorprese vanno celebrate.

Perché le cose improvvise e inaspettate a volte riescono a riempire una giornata, a dare sorrisi insperati.

Quindi, signore, la ringrazio e le confermo di non aver fatto alcun passo indietro.

Neanche nonostante la pioggia che -improvvisa e violenta- mi si è riversata addosso mentre andavo a prendere un caffé accompagnata dalle sue parole che ripassavo fra le labbra.

Nessun passo indietro.

Voglia gradire i miei più cordiali saluti,


y. M*










 

domenica 8 giugno 2008

Senza titolo 229





per belli apparire bisogna...?


Cose da femmine, insomma.

Sto riempiendo ogni istante di questi giorni che precedono la partenza, ottimizzando i tempi fra il non voglio e il devo; così quelli che mi sembravano tempi infiniti stanno filando via veloci e sto per partire senza neanche aver ancora cercato l'abbigliamento giusto.

Qualcosa cercherò, qualcosa comprerò, qualcosa dimenticherò. Come al solito.


Mi piace aver ritrovato La Cura.

L'avevo nascosta qui da qualche parte in queste ultime settimane che non mi sono piaciute.

Non mi sono piaciuta.

E se non mi piaccio non ci sono madonne: si smonta e si seziona ogni istante, si mischia e si morde il freno quel tanto che basta a non sputare veleno -che mi serve- e si ricomincia da capo.


Insomma, La Cura.

Solo ed unicamente per me stessa.
Edonismo allo stato puro.

Stillo ego e percezione di interiorità bella e lo tramuto in immagine.

Valore non inutile, apparire.
Intanto ai miei occhi, che sono i più importanti, quelli che sostanziano e non perdonano.
Lo sguardo critico mi scivola addosso a trovare miriadi di se e ma e però e sospensioni esitanti.

Ma.

Volo impaziente su questo corpo che mi accompagna da una vita, percependo mutazioni sottili e non sempre soddisfacenti che comunque insieme sono ogni giorno l'essenza percettiva esterna di quel che sono, che ho, che sento.



Un insieme di voglio e posso.

Un presente di desidero e devo.

Un futuro di voglio e posso.



{e poi}






venerdì 6 giugno 2008

Senza titolo 228




Cose belle e impossibili. Ma anche no.




Dev'essere il tempo: piove e a me piace farmi piovere addosso.

O forse è la voglia di cambiamento, di cose nuove; tempo giusto per fare cose che in genere non faccio per noia o per distrazione.


Un paio di scarpe con tacco 9. Belle e (im)Possibili.

Un inizio qualunque eppure non poco importante.
Che sai, l'altezza è una carta da visita. Non la mia, visto che mio malgrado rientro nella normalità e in fondo non mi spiace.
No no, l'altezza altrui è importante.


Cambio profumo. Buono e Possibile.

E' ora di fragranza di lime, acida e fresca. Il profumo d'estate -quella che verrà la settimana prossima, quando sarò altrove- che si mischierà al profumo di me.


E poi ho voglia di persone nuove.

Ché inizio ad annoiarmi di fare la crocerossina della altrui psiche.

Sono stanca di chi non sa decidere.
Di chi giochicchia senza -forse- rendersene conto con l'emotività e con il coinvolgimento.
Di chi ha parole splendide e le spreca.


E mi piace che si organizzi per me.

Oggi va così: hanno deciso per me i miei giorni a Roma, poi a Milano, ad Amsterdam, a Dublino.
Poi chissà cosa sarà reale e cosa no.
I presupposti ci sono tutti, e sono tutti miei.




{ti chiedi se ti voglio bene? certo che te ne voglio. è per questo che devi sapere cosa non mi va}


mercoledì 4 giugno 2008

Senza titolo 227





♦handle with care♦



E ricomincio a prendermi cura di me.

Partendo dall'esterno, da quello che vedo e a primo impatto mi colpisce gli occhi.

Quindi attenzione ai dettagli: capelli, viso, un accenno di trucco.
Ricercare abbigliamento un po' più leggero, maglie sottili, qualche dettaglio colorato -fra i pochi colori possibili, per me-

Mi lascio andare poco per volta, distendendo i nervi ancora scoperti, cercando di placare la tempesta che ogni tanto sento ancora montare.

Movimenti sottili.
Delicatezze che solo io so avere per me.
Piccoli pensieri da poco, essenziali.


E piano mi ritrovo.


E piano mi preparo a cambiare aria. Pare che altrove faccia caldo, andrò a fare un bagno d'estate.

Incastrerò i tacchi nei sampietrini, girerò in piazze conosciute ma sempre nuove, conoscerò persone da vedere una volta e basta, forse.
Verranno di nuovo fuori parole, sorrisi, magari cose inaspettate. Chissà.

Oh, dovrò anche decidere quanti anni compiere, quest'anno.

E mi scappa un sorriso. Ecco.





lunedì 2 giugno 2008

Senza titolo 226





Provaci.

Provaci tu ad avere una vita in salita.

A fare costantemente le scale a piedi fino a che l'acido lattico sembra bloccarti i muscoli delle gambe.

A mischiare le risate con le parole grevi. A gonfiare l'insano egoismo altrui con la risposta 'sto bene'.

Provaci e poi sappimi dire come ti senti.

Quanto hai voglia di perdonare, di passarci sopra, di andare oltre.

Prova tu, che vorresti farmi credere di essere stressato e stanco perché hai fatto mezz'ora di macchina per arrivare in ufficio.
Che torni a casa e trovi magari un po' di malumore ma trovi qualcuno.
Che in fondo puoi anche sentirti solo ma non sei da solo.
Che puoi scegliere di annoiarti a passare la domenica a pranzo dai tuoi.

Prova -cazzo, prova!- a cercare per vent'anni di elaborare un lutto e trovarti per anni ad abituarti ad un altro futuro, che poi ti trova comunque totalmente impreparato.

A vedere una vita costellata di piccole assenze che in confronto sembrerebbero niente, e poi trovarti invece a riaprire la medesima ferita ad ogni piccolo, ignobile dolore.

Provaci, no?

Poi ne riparliamo.