Secretary
Un film di Steven Shainberg. Con Jeremy Davies, Maggie Gyllenhaal, James Spader. Genere Commedia, colore, 104 minuti. Produzione USA 2002.
Andiamo al cinema.
[Io non vado più a rinchiudermi in quel posto, non riesco a sopportare due ore di inattività, immobile su una poltroncina spesso scomoda, le ginocchia che battono contro il legno, quello davanti con una cofana di capelli che neanche moiraorfei, la gente che mastica infila la mano nella busta delle patatine odore di fritto odore pungente popcorn i fidanzati mi ami dimmi quanto i suoni che mi sbattono addosso il soffitto si avvicina la luce della maschera il posto prenotato e non muoverti da lì e ancora mastica quello affianco porta una mano alla bocca a togliere una buccia di mais incastrata fra i denti quello affianco posa il suo braccio sul bracciolo condiviso ti sei appena leccato le dita che schifo mastica ancora infila le dita unte fra i capelli io ti odio schifoso vicino di poltrona in questo schifoso cinema seduto in queste schifose poltroncine rosse io ti odio non sai nemmeno quanto]
Secretary mi era stato consigliato da Gabriele [lui, L'Unico]. L'ho visto a casa, seduta sul mio divano nel mio soggiorno, comoda; il telecomando permette di decidere i tempi, posso fare quel che voglio nel frattempo. Io scelgo.
On. Load. Secretary.
Lei è bruttina, sciatta, insulsa addirittura.
Lui è patetico, fuori tempo, isterico.
Pause. Vado a fare la pipì.
On.
Lei si aggrappa a se stessa, alla sua carne, al dolore fisico per avere la certezza di essere viva.
Lui non ha neanche questa possibilità, umilia chiunque capiti al suo cospetto per debolezza, e la sua debolezza è modulata e moltiplicata dai rifiuti.
Non sanno ciò che vogliono, non sanno ciò che sono. Non sanno.
Il resto vorrei che lo vedeste. Perchè dal momento in cui loro si incontrano nascono le sensazioni, il fastidio si amplifica e si mischia e tutto diventa soggettivo. L'accettazione, il rifiuto, la constatazione del dato di fatto.
[Io non vado più a rinchiudermi in quel posto, non riesco a sopportare due ore di inattività, immobile su una poltroncina spesso scomoda, le ginocchia che battono contro il legno, quello davanti con una cofana di capelli che neanche moiraorfei, la gente che mastica infila la mano nella busta delle patatine odore di fritto odore pungente popcorn i fidanzati mi ami dimmi quanto i suoni che mi sbattono addosso il soffitto si avvicina la luce della maschera il posto prenotato e non muoverti da lì e ancora mastica quello affianco porta una mano alla bocca a togliere una buccia di mais incastrata fra i denti quello affianco posa il suo braccio sul bracciolo condiviso ti sei appena leccato le dita che schifo mastica ancora infila le dita unte fra i capelli io ti odio schifoso vicino di poltrona in questo schifoso cinema seduto in queste schifose poltroncine rosse io ti odio non sai nemmeno quanto]
Secretary mi era stato consigliato da Gabriele [lui, L'Unico]. L'ho visto a casa, seduta sul mio divano nel mio soggiorno, comoda; il telecomando permette di decidere i tempi, posso fare quel che voglio nel frattempo. Io scelgo.
On. Load. Secretary.
Lei è bruttina, sciatta, insulsa addirittura.
Lui è patetico, fuori tempo, isterico.
Pause. Vado a fare la pipì.
On.
Lei si aggrappa a se stessa, alla sua carne, al dolore fisico per avere la certezza di essere viva.
Lui non ha neanche questa possibilità, umilia chiunque capiti al suo cospetto per debolezza, e la sua debolezza è modulata e moltiplicata dai rifiuti.
Non sanno ciò che vogliono, non sanno ciò che sono. Non sanno.
Il resto vorrei che lo vedeste. Perchè dal momento in cui loro si incontrano nascono le sensazioni, il fastidio si amplifica e si mischia e tutto diventa soggettivo. L'accettazione, il rifiuto, la constatazione del dato di fatto.